L’Unione europea potrebbe presto provare a colpire, di nuovo, l’Ungheria di Viktor Orbán. Questa volta puntando sulle relazioni in campo energetico, dato che Budapest ha di recente stipulato un accordo per un nuovo oleodotto. Secondo il verbale della riunione del collegio dei commissari europei, tenutasi lo scorso 17 giugno a Strasburgo e che Adnkronos ha potuto visionare, l’idea di Bruxelles è quella di adottare non meglio precisate “misure” nei confronti di quegli Stati membri o candidati all’adesione che continuano a “rendere più profondi” i propri legami con la Russia in campo energetico.Il riferimento, seppur non esplicito, sembra essere proprio al paese governato da ormai 15 anni da Fidesz. Anche perché di recente Budapest ha pure annunciato la costruzione di un nuovo oleodotto, insieme alla Serbia, Paese candidato all’adesione già nel 2025, destinato a importare petrolio dalla Russia, come annunciato pubblicamente dal ministro degli Esteri Peter Szijjarto. Durante la discussione tra i commissari che è seguita alla presentazione del piano del commissario all’Energia, Dan Jorgensen, per mettere fine alle importazioni di gas dalla Russia entro la fine del 2027, è emerso tra l’altro “l’invito a prendere in considerazione misure nei confronti degli Stati membri o dei Paesi candidati che continuassero ad approfondire i loro legami energetici con la Russia, poiché tali misure comprometterebbero la coerenza della risposta europea collettiva”.L’Ungheria non ha mai nascosto la sua contrarietà alle sanzioni Ue che impedissero l’importazione di gas e petrolio dalla federazione. La posizione di Orbán, ribadita nel corso dei numerosi Consigli europei sul tema, è sempre stata la stessa: il premier deve prima di tutto fare l’interesse del proprio Paese e la forte dipendenza ungherese dalla Russia in campo energetico trasformerebbe lo stop improvviso agli approvvigionamenti in una catastrofe da un punto di vista economico. Non è un caso che, nei vari pacchetti di sanzioni approvati, l’Ungheria abbia più volte ottenuto condizioni eccezionali che le permettessero di non interrompere il canale di approvvigionamento e di portare avanti il progetto della centrale nucleare Paks II finanziata proprio da Mosca.I commissari hanno anche ridimensionato gli allarmi giunti dalla Slovacchia, preoccupata per le ripercussioni che il bando avrebbe sulla sua economia tanto da spingere il premier, Robert Fico, a mettere il veto al diciottesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per la guerra in Ucraina, mantenuto fino alla settimana scorsa. Nel dibattito tra i commissari sono stati riconosciuti i “significativi progressi compiuti nella riduzione della dipendenza energetica dalla Russia, come illustrato in particolare dal caso della Repubblica Ceca, che ha recentemente eliminato completamente tali forniture, dimostrando così la fattibilità di questo obiettivo a livello Ue”. E, con un trasparente riferimento a Bratislava, è arrivato anche un “richiamo al fatto che alcune delle preoccupazioni espresse dagli Stati membri riguardavano principalmente considerazioni economiche legate alla perdita di entrate derivanti dal transito” del gas russo che prima della guerra scatenata dalla Russia in Ucraina costituiva una fonte significativa di entrate per l’erario nazionale. Nel complesso, tra i commissari è emerso un “ampio sostegno al graduale divieto delle importazioni di gas e petrolio russi, considerato un passo prevedibile ed essenziale per porre fine a qualsiasi finanziamento indiretto della guerra russa contro l’Ucraina, con un certo rammarico per il fatto che la tempistica non sia più ambiziosa”.L'articolo Orbán di nuovo nel mirino dell’Ue: “Misure contro i Paesi che hanno legami con la Russia in campo energetico” proviene da Il Fatto Quotidiano.