di Giuseppe Gagliano –In un momento cruciale della guerra contro la Russia e mentre Kiev continua a chiedere con forza l’ingresso nell’Unione Europea, Volodymyr Zelensky ha firmato una legge che potrebbe cambiare radicalmente gli equilibri democratici interni. Il provvedimento, approvato a larga maggioranza dal Parlamento (da cui sono state escluse le opposizioni), subordina il NABU (Bureau Nazionale Anticorruzione) e il SAPO (Procura Specializzata Anticorruzione) al procuratore generale, figura direttamente legata all’esecutivo.La nuova normativa cancella di fatto l’indipendenza delle due principali agenzie impegnate nella lotta alla corruzione, elemento che l’Europa aveva sempre considerato fondamentale per il percorso di adesione dell’Ucraina all’UE. La tempistica non sembra casuale: la riforma arriva pochi giorni dopo l’arresto spettacolare di un dirigente del NABU accusato di spionaggio per conto di Mosca. Un caso che molti osservatori ritengono strumentalizzato per giustificare un giro di vite contro le istituzioni di controllo.L’annuncio ha scatenato manifestazioni in diverse città ucraine, le prime di ampia portata dall’inizio dell’invasione russa. Centinaia di cittadini, in prevalenza giovani, hanno riempito le strade denunciando quella che percepiscono come una deriva autoritaria. Anche figure di spicco della società civile, veterani di guerra e il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, hanno chiesto al presidente di opporre il veto. Appelli rimasti inascoltati.Zelensky ha provato a rassicurare l’opinione pubblica dichiarando che “l’infrastruttura anticorruzione continuerà a funzionare”, ma “senza influenze russe”. Parole considerate vaghe da ONG e partner occidentali, che vedono in questa mossa un tentativo di concentrare più potere nelle mani del presidente.Le reazioni internazionali non si sono fatte attendere. Transparency International, la Commissione europea e i diplomatici del G7 hanno criticato duramente la legge definendola un passo indietro nella lotta alla corruzione. A Bruxelles cresce la preoccupazione che la decisione possa rallentare, se non bloccare, il processo di adesione all’UE. Il sostegno finanziario occidentale a Kiev è infatti strettamente legato a criteri di trasparenza e buona governance.La scelta di Zelensky potrebbe rivelarsi un boomerang politico. Se da un lato il presidente vuole rafforzare la sua presa sul Paese in tempo di guerra, dall’altro rischia di alimentare le accuse di autoritarismo proprio mentre l’Ucraina gioca a presentarsi come bastione della democrazia di fronte all’aggressione russa.In tema di autoritarismo e di democrazia va anche notato (e questo è uno degli ostacoli posti dal Cremlino al dialogo) che il mandato di Volodymyr Zelensky è scaduto da parecchi mesi, come quello del Parlamento da cui sono stati esclusi fin dal 2022 gli 11 partiti di opposizione. Per molti la legge adottata da Zelensky rappresenta un ritorno alle pratiche del regime di Viktor Yanukovych, deposto durante la Rivoluzione di Maidan del 2014.L’indebolimento delle agenzie anticorruzione segna un momento di svolta per l’Ucraina. Mentre il Paese combatte per la sua sopravvivenza territoriale, rischia di perdere credibilità sul piano democratico. La sfida per Zelensky è mantenere la fiducia di una popolazione stremata e dei partner occidentali, evitando che la concentrazione del potere a Kiev trasformi la guerra per la libertà in un pretesto per soffocare i contro-poteri interni.