Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara Poggi e indagato per l’omicidio della 26enne avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, ha provato a chiarire ancora una volta due aspetti finora rimasti opachi nelle indagini. A Quarto Grado su Rete4, il commesso ha risposto alle domande di Gianluigi Nuzzi innanzitutto sullo scontrino del parcheggio a Vigevano. Conservato per anni, ha rappresentato finora il suo alibi visto che lo collocherebbe lontano dal luogo del delitto quello stesso giorno. Ma i dubbi sono rimasti sui tempi di consegna di quel tagliando. E poi c’è la vicenda dell’intervento di un’ambulanza, durante uno dei primi interrogatori. Una vicenda mai messa a verbale. E mentre la procura di Pavia si riserva di rilasciare dichiarazioni solo alla fine delle analisi ancora in corso sui reperti, la criminologa Roberta Bruzzone si dice convinta che contro Sempio non sia emerso praticamente nulla. E che l’unico colpevole è già stato condannato, cioè Alberto Stasi.La cronologia dello scontrino: due interrogatori distintiSempio ha ricostruito la dinamica che portò alla consegna dello scontrino del parcheggio, documento datato proprio il giorno del delitto e che sarebbe il suo unico sostanziale alibi. «Per quanto riguarda lo scontrino quello non è stato portato durante una pausa del verbale», ha precisato provando a smentire altre ricostruzioni. La sequenza degli eventi si sarebbe articolata in due momenti separati. Nel primo interrogatorio presso i carabinieri di Vigevano, gli investigatori non posero domande specifiche sulla giornata dell’omicidio. «Sono tornato indietro e quello è stato il momento in cui era presente il Mattia», ha spiegato Sempio, riferendosi all’amico Mattia Capra, anche lui sentito dagli inquirenti nell’ambito dell’inchiesta sul gruppo di conoscenti.Lo scontrino del parcheggio e il secondo interrogatorioDurante il secondo interrogatorio emerse la richiesta dello scontrino, sostiene Sempio. «Mi fanno ritornare a Vigevano e a quel punto mi fanno le domande sulla giornata e tocchiamo il tema dello scontrino». A quel punto dichiarò di avere ancora il documento e contattò telefonicamente la madre dalla caserma per verificarne la presenza. «Lei mi dice sì che era in tal cassetto». La procedura, assicura il commesso, seguì il protocollo: «Abbiamo concluso tutto il verbale, dicendo che dopo aver finito sarei andato a prenderlo». Sempio tornò a casa, recuperò lo scontrino e fece ritorno dai militari per la fotocopiatura e la verbalizzazione. Questo spiega la durata prolungata del suo interrogatorio: «Nel giro dei miei amici quando poi parlavamo io ero l’unico che al posto di averci messo un’ora, un’ora e mezza, ci ho messo tipo quattro ore di interrogatorio ma perché mi hanno mandato su e giù due volte praticamente».L’ambulanza e il malore durante l’interrogatorioRiguardo al secondo punto controverso, Sempio ha chiarito le circostanze che portarono alla chiamata dell’ambulanza, intervento che non risultò poi verbalizzato. «Non mi ricordo di preciso se è stato quella volta o se era stata la volta precedente», ha premesso, specificando le proprie condizioni fisiche: «Io mi ero presentato all’interrogatorio che però era già qualche giorno che avevo la febbre, quindi già non stavo benissimo». L’intervento dei sanitari non fu dovuto a un malore grave: «Non è che sono svenuto, loro hanno visto che ero un po’ ovattato e che andavo un po’ giù, mi perdevo un po’ e allora hanno deciso di chiamare l’ambulanza». Sempio ha escluso situazioni drammatiche: «Non è che sono crollato lì per terra in mezzo alla caserma, anche perché se no se lo sarebbero ricordati, cioè se fosse successo qualcosa di grave». Il controllo medico si risolse senza conseguenze: «Hanno visto che non stavo bene, che andavo un po’ giù, li hanno chiamati, anche loro hanno visto che non era niente ed è finita lì», ha concluso Sempio. L’assenza di verbalizzazione dell’episodio si spiegherebbe quindi con la natura routinaria dell’intervento e l’esito negativo del controllo sanitario.Bruzzone: «Contro Sempio il nulla»La criminologa Roberta Bruzzone non ha dubbi su chi sia stato l’assassino di Chiara Poggi. Al Corriere della Sera, si dice «convinta che chi ha commesso l’omicidio sia chi è stato condannato in via definitiva: Alberto Stasi. La nuova inchiesta è destinata al nulla. Non è stato trovato niente contro Sempio e quello che è emerso ha favorito la prima inchiesta: è stata analizzata la spazzatura nell’ipotesi che Chiara avesse fatto colazione con l’assassino e sono stati trovati i Dna della vittima e di Stasi. Poi non si è più parlato di spazzatura, è cambiata la suggestione. Finora non sono emersi elementi solidi». E poi commenta i vari attacchi e «illazioni» che la famiglia Poggi avrebbe subito in quest’ultimo periodo: «I genitori di Chiara hanno subìto un intollerabile attacco, illazioni e farneticazioni di ogni genere. La peggiore è stato metterli alla berlina come soggetti che coprirebbero il figlio Marco che sarebbe stato sulla scena del crimine. Succede spesso che un imbecille qualsiasi non digerisca la peperonata la sera prima e dica qualunque cosa. Questa è stata l’evoluzione più grave. Mi auguro che reagiscano con gli strumenti giuridici per avviare parecchi procedimenti per diffamazione aggravata e anche peggio».L'articolo Andrea Sempio e le ombre sullo scontrino e il malore in caserma, l’ultimo chiarimento sul suo alibi. Bruzzone: «Il colpevole c’è già. I Poggi querelino» proviene da Open.