Nonostante il lavoro fatto e finito non sono ancora stati pagati e hanno deciso di scendere in piazza. Si tratta dei lavoratori impegnati per tre mesi in quattro “cantieri di lavoro per disoccupati” a Catania, quelli finanziati da fondi destinati all’occupazione e all’inclusione sociale. Sessanta tra disoccupati, persone in povertà assoluta, ex percettori di Reddito di cittadinanza, arruolati per ristrutturare chiese e parrocchie, come denunciato a maggio dal Fatto. La paga? 38,93 euro al giorno: appena 5,57 euro l’ora per lavorare dal lunedì a sabato, dalle 7 alle 14. I cantieri si sono chiusi a giungo, ma di quella già misera paga i lavoratori non hanno visto che le briciole. Un problema dovuto allo slittamento dei lavori, secondo la Regione Sicilia, che imputa i ritardi agli enti di culto destinatari dei fondi. Ai primi di maggio, l’assessora regionale a Famiglia, Politiche sociali e Lavoro Nuccia Albano aveva spiegato che “le risorse erano state regolarmente impegnate nel 2024, ma non pagate per via del ritardo di inizio da parte degli enti di culto, l’erogazione della prima tranche potrà avvenire a brevissimo nel 2025 dopo il riaccertamento dei residui extraregionali, ormai imminente”. Da quelle parole sono passati tre mesi, ma i lavoratori non hanno visto che il 10 per cento di quanto gli spetta.Così, il 18 luglio in piazza Stesicoro, alcuni di loro hanno manifestato e organizzato una conferenza stampa insieme all’USB di Catania. “Abbiamo usato le pale per scavare la pietra lavica, fatto le gettate del cemento nelle armature preparate da noi tagliando i ferri col flex, usato martelletti e betoniere, tutte cose che non sono nelle nostre competenze e per le quali non abbiamo ricevuto formazione”, racconta Antonella Di Marco, una delle lavoratrici scese in piazza. Lavoro per il quale avrebbero dovuto essere pagati e invece, solo il 12 luglio scorso, hanno ricevuto appena il 10 per cento. Peggio: “Alcuni di noi sono stati costretti a ritirarsi perché non avevano i soldi e i mezzi per arrivare al lavoro. E altri, pur di continuare, si sono dovuti rivolgere agli strozzini che si sono presentati anche nei cantieri a riscuotere somme e interessi”, hanno spiegato altri al quotidiano La Stampa. I fondi del Piano di Azione e Coesione 2014-2020 sono stati ripartiti a febbraio 2024 e destinati ai 65 enti di culti ammessi al finanziamento, per favorire l’inserimento lavorativo ma anche per ridurre povertà ed esclusione sociale. “Il 10 per cento versato ai lavoratori attiene ai fondi del 2025, mentre quelli del 2024 sono bloccati”, ha spiegato Dafne Anastasi, responsabile provinciale dell’Usb, che nella mattinata ha incontrato i vertici del Dipartimento Lavoro della Regione siciliana.“Nessun cortocircuito burocratico può essere scaricato sulla pelle delle lavoratrici e i lavoratori”, ha ribadito Anastasi durante l’incontro, ricordando che si tratta di persone selezionate con bandi pubblici “che si sono fidate di chi avrebbe dovuto dare loro un’occasione di dignità lavorativa e un minimo di respiro economico” e parlando di paghe che “offensive e ampiamente sotto la soglia della dignità lavorativa, che sanciscono lo sfruttamento istituzionale ma che comunque sono ossigeno per chi non ha altre occasioni”. Toni e tenacia che hanno incassato l’impegno della Regione a sbloccare presto i fondi tramite la delibera di riaccertamento dei residui degli anni pregressi, di competenza dell’assessorato al Bilancio. Lo stesso riaccertamento che, secondo l’assessora Albano, era imminente a maggio e invece non c’è stato. Proprio per questo, è stato scritto in un comunicato, “l’USB vigilerà, insieme ai rappresentanti del Movimento 5 stelle che sin dal primo momento sono stati accanto a noi per accendere i riflettori su questa vicenda vergognosa, arrivando a presentare un’interrogazione parlamentare ad hoc, affinché quanto promesso avvenga senza indugio”. E si avverte: “In assenza di quanto promesso e garantito a stretto giro di boa, USB è pronta ad avviare contenziosi a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori” e a continuare la protesta, anche davanti al centro per l’impiego che, intanto, sta preparando nuove graduatorie per l’avvio di altri cantieri.L'articolo Poveri e disoccupati impiegati a 5 euro l’ora nei cantieri della Regione Sicilia. Che ancora non li paga proviene da Il Fatto Quotidiano.