Le democrazie liberali si fondano sul pluralismo, sulla coesistenza di molteplici gruppi sociali portatori di visioni, interessi e valori differenti. Questa pluralità alimenta il dibattito politico, offre alternative di policy e rafforza la capacità dei sistemi democratici di risolvere i conflitti in modo pacifico. La libertà di espressione, il pluralismo dei media e i diritti individuali sono pilastri di questo equilibrio. Tuttavia, avvisa uno studio dello European Centre of Excellence for Countering Hybrid Threats “Social identities and democratic vulnerabilities: Learning from examples of targeted disinformation”, proprio la natura aperta e inclusiva delle democrazie può essere sfruttata da attori ostili per diffondere disinformazione, manipolare le percezioni collettive e indebolire la fiducia nelle istituzioni. In tale contesto, le identità sociali diventano una leva strategica per destabilizzare le società aperte.La teoria dell’identità sociale spiega che gli individui tendono a categorizzarsi in ingroup e outgroup, rafforzando sentimenti di appartenenza e, parallelamente, sospetto verso l’alterità. In tempi di crisi economica, emergenze sanitarie o turbolenze politiche, queste dinamiche si intensificano, aumentando la distanza sociale e alimentando percezioni di minaccia. Tale terreno diventa fertile per le minacce ibride, esercitate da attori statali e non statali mediante una combinazione di strumenti convenzionali e non convenzionali: campagne di disinformazione, operazioni cibernetiche, coercizione economica e manipolazione mediatica. L’obiettivo non è necessariamente orientare il consenso verso una specifica ideologia, bensì accentuare fratture interne, amplificare narrazioni polarizzanti e rendere più difficile il compromesso politico.I meccanismi psicologici e comunicativi delle campagne ibrideLe operazioni ibride sfruttano bias cognitivi e dinamiche emotive profondamente radicate. Mentre i confirmation biases spingono gli individui a cercare informazioni coerenti con le proprie convinzioni pregresse, rendendo più difficile contrastare narrazioni polarizzanti, i negativity biases amplificano l’attenzione verso contenuti allarmistici o emotivamente carichi, favorendo la viralità di messaggi divisivi. Inoltre, la ripetizione costante di falsità, l’effetto illusorio di verità, aumenta la percezione di attendibilità, soprattutto in ambienti informativi frammentati, alterando così il modus cogitandi individuale e collettivo. Dal punto di vista comunicativo, le campagne ibride sfruttano frame narrativi semplici e identitari, costruendo dicotomie nette tra “noi” e “loro”, tra “veri cittadini” e “traditori”, tra “vittime” e “oppressori”. L’uso di immagini forti, meme e micro-messaggi nei social network riduce la complessità e massimizza la portata emotiva. La tempistica è strategica: le campagne emergono nei momenti di maggiore vulnerabilità collettiva – elezioni, crisi economiche, scandali politici – per massimizzare l’impatto destabilizzante. Un altro elemento è la gamificazione della manipolazione, ossia la creazione di comunità online che percepiscono la diffusione di disinformazione come una “missione”, alimentando il senso di appartenenza a gruppi alternativi alle élite. In questo modo, le identità sociali vengono non solo sfruttate, ma anche ridefinite, creando echo chambers digitali impermeabili al fact-checking.I case studiesAlcuni esempi recenti mostrano come la strumentalizzazione delle identità sociali possa essere efficace. Negli Stati Uniti, il movimento Black Lives Matter, nato per denunciare le ingiustizie razziali, è stato oggetto di campagne di disinformazione che lo dipingevano come sovversivo, alimentando tensioni e sospetti. In Europa, il tema dell’immigrazione è divenuto terreno fertile per narrazioni manipolative che esagerano i rischi legati ai flussi migratori, presentandoli come minacce alla sicurezza o all’identità culturale. Analogamente, durante la pandemia di Covid-19, le false informazioni sui vaccini e le teorie complottiste hanno assunto una dimensione identitaria, polarizzando l’opinione pubblica lungo linee politiche e culturali.Lo European Centre of Excellence for Countering Hybrid Threats ha documentato casi emblematici: la cosiddetta crisi Lisa in Germania, dove una falsa notizia su violenze sessuali da parte di rifugiati musulmani ha esacerbato tensioni etniche e religiose; le proteste dei Gilets Jaunes in Francia, alimentate da narrazioni anti-establishment che hanno trasformato il malcontento economico in polarizzazione politica; le campagne contro i servizi sociali svedesi, accusati di “rapire” bambini musulmani, sfruttando identità religiose per indebolire la coesione sociale.Contrasto integrato e resilienza cognitivaContrastare queste minacce richiede un approccio multilivello che vada oltre la semplice repressione delle fake news. Innanzitutto, occorre rafforzare la resilienza cognitiva dei cittadini, investendo nell’alfabetizzazione mediatica e nella comprensione dei meccanismi psicologici della manipolazione. A livello istituzionale, suggerisce l’Hybrid CoE, i governi dovrebbero dotarsi di unità di analisi delle minacce ibride, capaci di monitorare in tempo reale le narrazioni ostili e rispondere in modo coordinato, coinvolgendo le piattaforme digitali nella limitazione della viralità dei contenuti manipolativi, pur preservando la libertà di espressione.Le democrazie devono sviluppare strategie condivise di deterrenza ibrida, coordinando intelligence, diplomazia e strumenti legali, ma non simmetrici, contro gli attori ostili. Le identità sociali, così come il pluralismo informativo, oscillano tra la loro duplice natura di risorsa e vulnerabilità. Possono mobilitare cooperazione e solidarietà, ma anche alimentare divisioni che attori esterni sfruttano per destabilizzare le democrazie. Neutralizzare tali minacce senza compromettere la pluralità richiede un approccio adattivo, che combini educazione, resilienza nazionale e cooperazione istituzionale. Solo riuscendo a coniugare efficacemente pluralismo, libertà e sicurezza, questi potranno essere pilastri della democrazia e non i suoi talloni d’Achille.