Un docente ha guadagnato quasi 100mila euro per attività extra, ma è stato sospeso per venti giorni dall’insegnamento per non aver chiesto l’autorizzazione del preside. Dopo un lungo contenzioso giudiziario, il caso si è chiuso con una bocciatura delle ragioni dell’insegnante. Tutto è iniziato quando la scuola ha contestato all’insegnante di aver svolto incarichi retribuiti di natura libero-professionale. Per chi lavora nel pubblico, questo tipo di incarico prevede un’autorizzazione preventiva da parte dell’amministrazione per cui si lavora. Nel caso del docente in questione, inoltre, la cifra guadagnata era piuttosto alta: 100mila euro lordi.Venti giorni di sospensioneDal canto suo, il docente ha provato a difendersi dalla sospensione dell’Ufficio Scolastico Regionale mostrando un’autorizzazione del preside e sostenendo che non era precisato alcun limite temporale. L’amministrazione scolastica competente, però, ha deciso di infliggergli una sanzione disciplinare: venti giorni di sospensione dall’attività didattica. Il docente ha quindi impugnato il provvedimento al tribunale, chiedendo che fosse annullata la sospensione e che il ministero dell’Istruzione e del Merito venisse condannato al pagamento delle somme che non ha potuto percepire nel periodo di allontanamento dal lavoro. Ma sia il tribunale che la Corte d’Appello gli hanno dato torto sostenendo che la sospensione era del tutto legittima. L’autorizzazione deve avere una scadenzaI giudici hanno sottolineato che lo svolgimento di incarichi retribuiti da parte di un dipendente pubblico deve essere autorizzato con anticipo per ogni periodo in cui intende esercitarli proprio per consentire all’amministrazione di valutare un eventuale conflitto di interessi e la compatibilità con l’orario di servizio. Non è sufficiente, come sostenuto invece dal docente, un’autorizzazione generica rilasciata una volta sola e senza un limite temporale. L’insegnante si è rivolto anche alla Corte di Cassazione, ma prima ancora che i giudici potessero pronunciarsi, ha deciso di rinunciare al ricorso.Perché il docente è stato sospeso: cosa dice la leggeLa legge, come ricostruisce Orizzonte Scuola, regola in modo rigoroso il principio di incompatibilità tra chi svolge un lavoro nel pubblico e altre attività retribuite. L’art. 53 del decreto legislativo 165/2001 vieta, infatti, ai dipendenti pubblici di svolgere incarichi retribuiti senza autorizzazione dell’amministrazione di appartenenza. E il via libera può essere concesso solo dopo aver verificato che non vi siano potenziali conflitti di interessi. Nel caso specifico dei docenti, c’è anche un decreto legislativo ad hoc del 1994. Quest’ultimo elenca quali attività sono incompatibili per i docenti: fare lezioni private agli alunni della propria scuola, salvo autorizzazione del preside; mettere voti o fare scrutini a studenti che hanno ricevuto lezioni private da loro, svolgere attività per privati o società a fine di lucro senza autorizzazione del ministero e fare libere professioni che possano pregiudicare il ruolo di docente o la compatibilità con l’orario di insegnamento. Tutto questo ha l’obiettivo di tutelare il buon funzionamento della scuola, così come di qualunque servizio pubblico, ed evitare ogni potenziale conflitto di interessi o compromissione dell’attività educativa. L'articolo Docente guadagna 100mila con lavori extra, ma non chiede il permesso al preside: sospeso dalla scuola proviene da Open.