Dazi, Usa e Ue verso accorso sul 15% ma manca l’ok di Trump

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Il modello non è più quello britannico ma quello nipponico. L’accordo che il Giappone ha stretto con gli Usa per dazi reciproci al 15% dovrebbe aver spinto l’Ue a dire ‘addio’ all’auspicato 10%, ottenuto da Londra, e ad accettare la nuova tariffa prevista nell’intesa Washington-Tokyo. Nel pomeriggio di mercoledì il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic ha sentito di nuovo il suo omologo Usa Howard Lutnick per poi riferire dell’esito dei colloqui ai rappresentanti degli Stati membri: sul tavolo c’è la tariffa del 15% che comprenderebbe anche la clausola NMF, della nazione più favorita, pari a una media del 4,8% per gli scambi commerciali Ue-Usa. Ci saranno poi alcune esenzioni ancora da definire. Per il Financial Times, la tariffa si applicherebbe anche sulle auto: attualmente i dazi sul settore sono al 27,5%, e quindi scenderebbero al 15%. Manca l’ok di TrumpL’ultima parola, ripetono tutte le fonti, spetta comunque a Trump. L’inquilino della Casa Bianca ha ribadito che intende fare concessioni solo ai Paesi che aprono i propri mercati. E dal Giappone ha ottenuto “per la prima volta in assoluto l’apertura del mercato dell’auto, Suv, camion e persino l’agricoltura e il riso, su cui aveva sempre imposto un no categorico”, ha sottolineato il presidente Usa. Quanto all’Ue, Washington vorrebbe un allentamento delle norme sul mercato digitale, considerate un limite per le sue Big Tech. Nel mirino dell’amministrazione Trump è finito in particolare il Digital Services Act (Dsa), considerato alla stregua di una legge liberticida: “In Europa migliaia di persone vengono condannate per aver criticato i propri governi. Questo messaggio orwelliano non ingannerà gli Stati Uniti. La censura non è libertà“, si legge in un post del dipartimento di Stato Usa. Per l’Ue modifiche alla propria legislazione sono una linea rossa insuperabile, un tema da non mettere nemmeno sul tavolo. Dopo l’ultimo rilancio di Trump della minaccia di dazi al 30%, nell’Ue si è fatta strada l’idea che forse dimostrarsi troppo dialoganti non paga. Quasi una beffa suona l’annuncio dell’accordo Usa col Giappone sui dazi arrivato proprio durante lo svolgimento del summit Ue-Giappone a Tokyo, con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che poco prima, alla Keio University di Tokyo, aveva fatto notare come va bene lavorare per l’accordo con gli Usa ma in fondo l’87% del commercio avviene col resto del mondo.Possibili contromisure Ue per 93 miliardiDi fronte al tergiversare Usa, l’Ue ha impresso una stretta nella sua capacità di risposta: la Commissione europea ha deciso di unire la prima lista di prodotti Usa da colpire alla seconda, rispettivamente da 21 e 72 miliardi, per un totale di 93 miliardi. E giovedì la lista sarà sottoposta all’approvazione degli Stati membri presso il comitato per le barriere commerciali. I dazi su questi prodotti potrebbero arrivare fino al 30%, come quelli Usa, e comunque si applicherebbero solo a partire dal 7 agosto. Quanto alle possibili misure al di fuori delle merci, riferiscono fonti diplomatiche Ue, l’umore è cambiato riguardo al possibile impiego dello Strumento Anti-Coercizione (ACI), il cosiddetto ‘bazooka’ che impedirebbe alle aziende statunitensi di partecipare ad appalti pubblici, revocherebbe la protezione della proprietà intellettuale e limiterebbe importazioni ed esportazioni. In caso di mancato accordo con gli Usa sui dazi, sembra esserci un ampio voto a maggioranza qualificata per stabilire l’attivazione dello strumento anti-coercizione. La Commissione ha condiviso una scheda informativa sulle misure da adottare in preparazione del processo di attivazione dell’ACI. Solo la Francia ha chiesto l’immediata istituzione di misure coercitive. La situazione “è instabile e soggetta a cambiamenti”, riferisce un funzionario Usa. E in ogni caso, la decisione finale sui dazi spetta a Trump.Questo articolo Dazi, Usa e Ue verso accorso sul 15% ma manca l’ok di Trump proviene da LaPresse