E se, come i russi per Putin, censurassero gli italiani per le politiche di Meloni?

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di Angelo PalazzoloAlla fine, al direttore d’orchestra russo Valery Gergiev non è stato concesso di esibirsi alla Reggia di Caserta. Non ha vinto la democrazia, né la giustizia, né il buon senso. Ha vinto una bieca censura, portata avanti da moralizzatori a targhe alterne.In molti si erano scagliati contro la posizione del governatore Vincenzo De Luca e infine la Direzione della Reggia di Caserta non ha retto la pressione ed ha annullato il concerto. Carlo Calenda, in un suo post su X del 15 luglio, appoggiando il j’accuse di Pina Picierno, tuonava: “Sono ovviamente contrario al boicottaggio culturale generale ma chi svolge un ruolo politico attivo di fiancheggiamento di un dittatore nemico del nostro paese non può avere spazio e sostegno in Italia”.Innanzitutto, Putin non ha mai dichiarato, né dimostrato nei fatti, di essere un nemico del nostro Paese, siamo noi che abbiamo deciso che è nostro nemico, perché non rispetta il diritto internazionale. Diritto internazionale evidentemente diverso da quello che riguarda l’amico Netanyahu o il temuto generale Almasri.In secondo luogo, Calenda, Picierno, il ministro Giuli et alii ricoprono ruoli politici apicali, la loro pressione esercitata per vietare un’esibizione ad un artista straniero, assume l’odioso sapore della censura. O meglio ancora, si chiamerebbe censura se a Valery Gergiev non fosse stato permesso di esporre il suo punto di vista sulla guerra in Ucraina, ma in questo caso, si va addirittura oltre. A Gergiev si è vietato di dirigere la sua orchestra, non di fare un comizio politico in favore di Putin. Il collegamento tra un’opera musicale e la propaganda del Cremlino è alquanto misterioso. Forse nelle note musicali che originano dall’orchestra di Gergiev si sarebbero nascosti messaggi subliminali filo-putiniani?Viene da pensare che siccome Georgiev è un sostenitore di Putin, allora da lui non può venir fuori nulla di buono. Questo è un falso sillogismo e più specificatamente si tratta di una fallacia logica teorizzata da Leo Strauss negli anni 50, la “Reductio ad Hitlerum”. Questo errore logico è anche un efficace strumento retorico usato per screditare l’avversario. La tecnica è semplice: basta trovare delle associazioni con quello che affermava, faceva o voleva Hitler e l’avversario è sconfitto perché “è come Hitler”. Basta citare l’esempio che Hitler amava i cani ed era vegetariano per rendersi conto di quanto inconsistente sia questa argomentazione.La versione moderna di questa fallacia è la “Reductio ad Putinum”: i professionisti, gli artisti, gli sportivi russi vengono giudicati in base alla loro posizione su Putin.È legittimo che il nostro Paese – democratico e liberale – pretenda di decidere la linea politica di un artista straniero? E questa curiosa pretesa è valida “erga omnes” o soltanto per quelli che abbiamo designato come i nostri nemici? Qualche politico si è sognato di chiedere alla cantante israeliana Yuval Raphael di dissociarsi dal genocidio che il suo Paese sta compiendo sui palestinesi prima di potersi esibire all’Eurovision 2025? In generale, le istituzioni italiane stanno chiedendo alla comunità ebraica di dissociarsi dai massacri dei palestinesi a Gaza o in Cisgiordania?No, ovviamente.Mi piacerebbe poter affermare che le istituzioni italiane non chiedono alle comunità ebraiche di prendere le distanze da Israele per evitare quella odiosa “colpa per associazione” o “colpa collettiva”, tema chiave del pensiero di Hannah Arendt, ma più prosaicamente, la ragione per cui in Italia poche istituzioni hanno il coraggio di chiedere agli israeliani di smarcarsi dalle atrocità commesse dal governo Netanyahu è che questa richiesta implicherebbe un impietoso e immediato confronto con la posizione ufficiale assunta dal nostro Paese al riguardo.Infatti, al di là delle frasi di comodo, dell’indignazione circostanziata, dei timidi rimbrotti in favore di telecamera, il nostro attuale governo continua a fornire il proprio sostegno politico e militare al criminale Netanyahu.Politico: l’ultima conferma della complicità politica dello Stato italiano allo sterminio dei palestinesi, è il voto contrario sulla sospensione dell’accordo di associazione con Israele al Consiglio affari esteri dell’Ue del 15 luglio.Militare. Secondo lo Stockholm international peace research institute (Sipri), i maggiori fornitori di armi di Israele, sono in ordine di volumi di vendita: Usa, Germania e Italia. Il nostro Paese, che insieme al Giappone vanta la Costituzione più pacifista del mondo, aggira la Legge 185/90 che vieta l’export di armi a Paesi in guerra, con il cavillo che “erano contratti già avviati”, come se questo impedisse all’autorità politica di sospenderli. Sarebbe più onesto affermare che Israele, formalmente, non è in guerra, considerato che non sta combattendo contro nessuno Stato.Seguendo la logica di chi chiede agli artisti russi di dissociarsi dalle politiche del loro Paese, perché ritenute ingiuste, i Paesi più virtuosi e meno pavidi del nostro rispetto al genocidio in corso (Sudafrica, Irlanda, Spagna, Norvegia, Slovenia, mi scuso se ne dimentico qualcuno) avrebbero tutto il diritto di chiedere ai nostri artisti/sportivi connazionali di dissociarsi dalla complicità del governo Meloni con Israele, pena la mancata esibizione/partecipazione.A ben pensarci, soprattutto dopo questo miope annullamento, degno dei peggiori regimi illiberali da cui il nostro Paese si sente tanto lontano, anche la Russia avrebbe lo stesso diritto. Ve lo immaginate le istituzioni russe che chiedono a Pupo, ad Al Bano, a Totti o a tutti gli altri sportivi e artisti che si sono esibiti in Russia di dissociarsi dalla politica filo-genocida del nostro governo? Pena l’annullamento delle loro esibizioni? Sarebbe una divertente provocazione, fornirebbe uno spunto di riflessione ai vari Calenda, Picierno, Magi e altri benpensanti coi paraocchi.Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! 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