La Consulta giudica incostituzionale il tetto di sei mesi di stipendio per i licenziamenti illegittimi: era uno dei quesiti referendari

Wait 5 sec.

Se non lo hanno abrogato gli aventi diritto, lo ha almeno segnalato la Corte Costituzionale: il limite a sei mensilità per l’indennità risarcitoria in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese è incostituzionale. È la conclusione a cui la Consulta è giunta in merito all’articolo 9, comma 1 del decreto legislativo 23/2015 e che già era stata fulcro di uno dei quattro quesiti sul lavoro del referendum di inizio giugno, arrivato corto rispetto al quorum. Secondo la Corte, fissare un tetto rigido e così basso non permetterebbe ai giudici di valutare singolarmente, e quindi differenziare tra loro, i vari casi di interruzione di rapporto non legittima. E al contempo non consentirebbe alla legge di adempiere al suo scopo specifico: fungere da deterrente per i datori di lavoro.L’articolo incostituzionale e chi è coinvolto L’articolo 9, comma 1, del Dl 23/2015 stabilisce che l’ammontare delle indennità risarcitorie «non può in ogni caso superare il limite di sei mensilità» dell’ultima retribuzione di riferimento per il calcolo del trattamento di fine rapporto per ogni anno di servizio. Un limite che è valido nel caso di licenziamenti illegittimi da parte di un datore di lavoro che non raggiunga i requisiti dimensionali dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, vale a dire che abbia meno di 16 lavoratori presso un’unità produttiva e comunque non occupi più di sessanta dipendenti. I punti critici secondo la Consulta: perché è incostituzionaleLa Consulta ha puntato il dito sul limite – inteso come «massimo, fisso e insuperabile» – perché impedirebbe di valutare in maniera congrua la gravità del vizio del licenziamento. Al tetto massimo andrebbe infatti aggiunta la «previsione del dimezzamento degli importi indicati agli articoli 3, comma 1, 4, comma 1, e 6, comma 1, del citato decreto legislativo numero 23 del 2015». In questo modo, l’indennità complessiva andrebbe a circoscriversi entro «una forbice così esigua da non consentire al giudice di rispettare i criteri di personalizzazione, adeguatezza e congruità del risarcimento». E al contempo non assicurerebbe «la funzione deterrente della stessa identità nei confronti del datore di lavoro». È per questo che i giudici costituzionali hanno «auspicato un intervento legislativo», che vada a espungere dal dettato normativo l’utilizzo del criterio del numero di dipendenti come esclusivo indice rivelatore della forza economica dell’impresa». Detto più brevemente: il numero di dipendenti non indica la statura dell’azienda. L’ultimo referendum e il quesito sul lavoroIl nodo dei licenziamenti illegittimi nelle piccole e medie imprese era già stato tra i protagonisti degli ultimi quesiti referendari, nel giugno 2025. Il secondo quesito era proprio focalizzato sulle «Norme sui licenziamenti individuali», chiedendo l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966, n. 604. Lo scopo era però il medesimo: abbattere il tetto di 6 mensilità per permettere il superamento di questo rigido confine, in base ai singoli casi. Il limite massimo era stato concepito nel 2015 per spingere le piccole realtà produttive ad assumere, senza temere il rischio di alti indennizzi in caso di cessazione di rapporti, seppur illegittima. Una situazione che però ha penalizzato – e tuttora penalizza – milioni di lavoratori italiani.L'articolo La Consulta giudica incostituzionale il tetto di sei mesi di stipendio per i licenziamenti illegittimi: era uno dei quesiti referendari proviene da Open.