AGI - Uno "scenario complicato" caratterizzato da "più incertezza e meno fiducia" e in cui "frenano export, consumi e investimenti". È quanto stima il Centro Studi Confindustria nella congiuntura flash definendo i dazi Usa al 30% "insostenibili"."Gli ulteriori annunci sui dazi Usa - sottolinea il Csc - hanno alzato l'incertezza ed erodono la fiducia: insieme al dollaro svalutato sono pessime premesse per export, consumi, investimenti. Notizie positive vengono dal parziale rientro del prezzo del petrolio, dall'inflazione contenuta, dal sentiero di tagli dei tassi nell'Eurozona. L'industria italiana appare stagnante nel secondo trimestre, mentre i servizi crescono poco".Investimenti e consumi in frenataPer quanto riguarda gli investimenti, "gli indicatori segnalano un indebolimento nel secondo trimestre: le condizioni per investire peggiorano; la fiducia delle imprese recupera a giugno ma su valori bassi (93,9 da 93,1 a maggio), in calo rispetto al primo; scendono gli ordini di beni strumentali, negativi da mesi (-19,0, da -17,7), anche se le attese tornano positive".Secondo il Csc, "pesa l'alta incertezza, nemica giurata delle decisioni di investimento" e i consumi sono "in frenata". Nel primo trimestre il reddito reale è cresciuto a buon ritmo (+0,9%), ma i consumi sono aumentati molto meno (+0,2%), frenati dall'aumento della quota di risparmio, a causa dell'incertezza e della bassa fiducia delle famiglie. Per il secondo trimestre "lo scenario non è migliore: occupazione in lieve crescita a maggio, ma la fiducia è scesa ancora a giugno, le vendite al dettaglio registrano una variazione acquisita nulla e le immatricolazioni di auto crollano (-17,4% annuo)".I dazi Usa e il loro impatto su export e PilCon tariffe al 30% su tutti i prodotti e cambio euro-dollaro sui livelli attuali, l'export italiano di beni negli Usa si ridurrebbe di circa 38 miliardi, pari al 58% delle vendite negli Usa, al 6% dell'export totale e, considerando anche le connessioni indirette, al 4% della produzione manifatturiera. Lo stima il Csc, evidenziando il "forte impatto netto sul Pil". Secondo una simulazione del Centro Studi Confindustria, le vendite di beni nel resto del mondo aumenterebbero di circa 13 miliardi cumulati nel 2027, compensando solo in parte le perdite nel mercato Usa.L'export totale di beni si ridurrebbe, comunque, del 4% e gli investimenti in macchinari e impianti dell'1,0%, rispetto a uno scenario base senza dazi. Nel complesso, il livello del Pil italiano nel 2027 sarebbe minore dello 0,8% rispetto al sentiero baseline."I dazi imposti sui prodotti Ue alla dogana Usa, al 10% dal 5 aprile - spiega il Csc - saliranno al 30% dal primo agosto in assenza di un accordo tra le parti. Sono già più elevati i dazi in vigore su autoveicoli e componenti (25%), acciaio e alluminio (25% da marzo e 50% da giugno). I dazi americani potrebbero essere estesi anche ai beni attualmente esenti: prodotti farmaceutici, minerali critici, semiconduttori, legname, aerei e cantieristica navale. I Paesi Ue sarebbero così tra quelli più colpiti dalle nuove tariffe Usa, alla pari della Cina (aumento di 30 punti, dal 21% al 51%).Molti altri Paesi sono soggetti, infatti, a dazi del 10%, mentre altri importanti esportatori negli Usa godono di accordi commerciali che limitano l'entità delle tariffe (USMCA con Canada e Messico, Economic Prosperity Deal con il Regno Unito)".Incertezza politica più che raddoppiata con TrumpSecondo l'analisi di Confindustria, "l'incertezza di politica economica negli Stati Uniti è più che raddoppiata sotto l'amministrazione Trump (+131% nella prima metà di luglio 2025 da dicembre 2024 l'indice Economic Policy Uncertainty), provocando un balzo anche dell'incertezza globale (+86%); entrambe sono ai massimi storici, sopra il picco toccato durante la pandemia. La minore fiducia sulle prospettive Usa, prima economia globale, ha alimentato una forte svalutazione del dollaro, soprattutto rispetto all'euro (-13,7% da inizio anno)".Le vendite italiane negli Usa, secondo il Csc, "hanno tenuto in aprile-maggio (+0,4% tendenziale), dopo un'accelerazione nel primo trimestre (+11,8%) per anticipare l'entrata in vigore dei dazi (frontloading). La dinamica nell'ultimo bimestre è divergente tra settori: in forte crescita quelli ancora esenti, ma a rischio di nuove misure tariffarie, come farmaceutica (quasi un quarto del totale esportato) e legno; in caduta quelli già soggetti a dazi più elevati (metalli e autoveicoli); risultati misti per i settori soggetti a dazi al 10% (potenzialmente triplicati in agosto)".