Sweida riconquistata dai drusi, cessano i combattimenti

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AGI - Secondo il governo siriano, i combattimenti a Sweida sono cessati, dopo la riconquista della città meridionale da parte di gruppi drusi e il ridispiegamento delle forze statali nella regione, flagellata da violenze intercomunitarie che hanno causato quasi mille morti in una settimana."Sweida è stata evacuata da tutti i combattenti tribali e i combattimenti nei quartieri della città sono cessati", ha scritto un portavoce del ministero dell'Interno siriano su Telegram.Cessate il fuoco e avanzata drusaIl presidente siriano ad interim Ahmed al-Sharaa aveva annunciato un cessate il fuoco immediato sabato, ma combattenti tribali sunniti e beduini, alleati con le autorità nazionali, hanno avanzato verso Sweida, città a maggioranza drusa. Alla fine della giornata, tuttavia, i drusi avevano preso il controllo della città, mentre gli scontri continuavano altrove nella provincia."Non ci sono più beduini in città", ha aggiunto Basem Fajr, portavoce del Movimento degli uomini rispettabili, una delle due principali fazioni armate della comunità drusa.Appello internazionale e tensioni religiosePoco prima dell’annuncio del governo, il segretario di Stato americano Marco Rubio aveva esortato le forze di sicurezza siriane a impedire l’ingresso di "jihadisti violenti" nel sud del Paese. Combattenti tribali sono arrivati a Sweida da altre parti della Siria per sostenere i beduini, in conflitto con i drusi dal 13 luglio.Bilancio delle vittime e situazione umanitariaAlmeno 940 persone sono morte negli scontri tra comunità minoritarie, a cui hanno partecipato anche le forze governative, secondo l’Osdh, una Ong con una vasta rete di informatori sul campo. I drusi, membri di una branca dell’Islam sciita, sono visti con diffidenza dagli islamisti sunniti, la spina dorsale del nuovo potere siriano instaurato dopo il rovesciamento di Bashar al-Assad a dicembre, appartenente a un’altra minoranza, gli alawiti.A Sweida, una città di circa 150 mila abitanti, i residenti sono rimasti al riparo nelle loro case senza acqua né elettricità e con le comunicazioni interrotte. Il cibo scarseggia, nonostante le ripetute richieste di aiuti umanitari.