Niente fughe anticipate, né lunedì di recupero: al Senato si resta operativi tutta la settimana. A chiederlo, con una lettera dai toni formali ma dal retrogusto amaro di una “strigliata”, è stato il presidente di Palazzo Madama, Ignazio La Russa, che martedì 22 luglio ha scritto ai presidenti di Commissione – tutti esponenti del centrodestra – sollecitandoli, di fatto, a intensificare il lavoro per evitare ulteriori ritardi nell’esame dei provvedimenti in Aula a ridosso della pausa parlamentare estiva.Le riunioni anche di lunedì e venerdìNella missiva visionata dal Fatto Quotidiano, La Russa dice di rappresentare «l’urgenza, dove necessario, di riunioni anche il lunedì e il venerdì», per dedicare quei giorni «ad audizioni e altre fasi istruttorie, così da garantire la piena operatività delle Commissioni, con votazioni il martedì mattina e il giovedì pomeriggio».Troppi ritardi sui provvedimentiLa sollecitazione arriva perché «si sono registrati ritardi nell’esame in Assemblea», dovuti anche al rallentamento dei lavori in Commissione, «a prescindere dalle tempistiche legate alle istruttorie del governo o alle coperture finanziarie». Un riferimento ai pareri che dai ministeri arrivano spesso in ritardo, rallentando l’intero iter parlamentare. Del resto, le ultime settimane prima della pausa estiva sono sempre le più ingolfate: si accumulano decreti da approvare, altrimenti destinati a decadere. E come ogni anno, si trasforma tutto in una corsa contro il tempo.Parrini: «Smettete di umiliare il Parlamento»Ma la lettera inviata dal presidente del Senato non è stata accolta con favore da tutti. Ieri, 23 luglio, il tema è stato discusso in Senato, nella commissione Affari costituzionali, presieduta da Alessandro Balboni, che ha comunicato le indicazioni contenute nella missiva. L’opposizione è tornata all’attacco. Per il Partito democratico è intervenuto Dario Parrini, vicepresidente della commissione in questione, che non ha risparmiato critiche: «Sarebbe molto più saggio smettere di umiliare il Parlamento con ritmi di approvazione dei decreti-legge senza precedenti». Un riferimento diretto al Governo Meloni, che – come sottolinea il senatore dem – detiene il primato per numero di decreti adottati, in quello che Parrini definisce un vero e proprio «abuso della decretazione d’urgenza», spesso a scapito del normale dibattito parlamentare. Secondo Parrini, la proposta di La Russa sarebbe solo una soluzione palliativa: «Serve una riforma istituzionale – ha spiegato – come la previsione del voto a data certa sui disegni di legge», un tema «su cui sono in corso diversi disegni di legge di revisione costituzionale all’esame».I ritardi per i troppi decreti-leggeUn tema quello dell’eccessivo ricorso ai decreti-legge, sollevato anche da Tino Magni, che sottolinea come «molte delle criticità evidenziate dipendano dall’organizzazione dei lavori, condizionata sia dall’abuso della decretazione d’urgenza, sia dalla volontà della maggioranza e del Governo di esaminare provvedimenti divisivi senza un reale confronto con le minoranze». La senatrice di Italia Viva Dafne Musolino ha poi ricordato i ritardi dell’Esecutivo nell’adozione dei provvedimenti.Lo smartworking per i senatori: «Come alla Camera»Ma a dire la sua c’è anche un leghista, Paolo Tosato, che non si scaglia contro il presidente per la richiesta di «aumentare i giorni lavorativi». Fa notare però che, alla Camera, i deputati possono partecipare alle audizioni «da remoto». E secondo lui, questa opzione «va ripristinata anche per i senatori».L'articolo «I senatori devono lavorare di più», la strigliata di La Russa contro i weekend prolungati. E c’è chi chiede lo smartworking «come per i deputati» proviene da Open.