di Giuseppe Gagliano – La partenza annunciata per il 20 settembre della “China-Europe Arctic Express” non è soltanto un esperimento di efficienza commerciale. È un messaggio politico e strategico. Pechino vuole dimostrare di poter aggirare i colli di bottiglia del commercio globale, come Suez e Bab el-Mandeb, diventati sempre più vulnerabili a conflitti, pirateria e tensioni internazionali. Con 18 giorni di transito, contro i 31 o più richiesti dalle rotte tradizionali, la Northern Sea Route (NSR) offre un’alternativa che accorcia tempi e costi, ma anche riduce l’esposizione a shock geopolitici.Questa rotta non sarebbe possibile senza Mosca, che controlla la NSR e fornisce rompighiaccio, piloti locali e assistenza. La Russia monetizza il proprio ruolo strategico, trasformando l’Artico in una leva di politica estera e in un’area dove rafforzare le relazioni con la Cina. In un contesto di isolamento occidentale, la cooperazione con Pechino nella “Polar Silk Road” rappresenta per il Cremlino una fonte di valuta e un modo per mantenere l’Artico al centro delle rotte energetiche e commerciali mondiali.Per il settore marittimo globale, la NSR rappresenta una valvola di sfogo. I carichi ad alto valore aggiunto, come componentistica tecnologica, farmaceutici o beni deperibili, possono beneficiare di tempi di consegna ridotti, migliorando la redditività. Tuttavia, l’operatività stagionale, i costi di scorta e i premi assicurativi elevati ne limitano per ora la competitività. Le navi impiegate sono di media taglia, quindi la rotta non può ancora sostituire Suez nel traffico di massa.L’Artico è una regione fragile: il rischio ambientale è enorme, con possibili sversamenti di idrocarburi in ecosistemi difficilmente riparabili. La regolamentazione dell’IMO Polar Code e il dibattito europeo sulla sostenibilità delle rotte artiche potrebbero diventare nuovi fattori di attrito. Bruxelles potrebbe ostacolare l’uso sistematico della NSR per motivi ambientali, aggiungendo una dimensione politica alle sfide operative.Gli attacchi Houthi nel Mar Rosso e l’instabilità di Suez sono stati il catalizzatore di questa sperimentazione. In un mondo dove i conflitti asimmetrici e le guerre per procura minacciano i corridoi marittimi tradizionali, la diversificazione delle rotte diventa una priorità strategica per Pechino. Anche gli armatori europei, pur cauti, osservano con interesse: una rotta artica affidabile potrebbe diventare il piano B per crisi future.