Aumentano gli abbattimenti di alberi a Roma: la promessa di ripiantarli non basta

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Sempre più spesso, negli ultimi tempi, specie nelle grandi città, si assiste a un aumento degli abbattimenti di alberi, anche secolari, motivato da ragioni varie quali malattie delle piante, sicurezza o, più semplicemente, esigenze urbanistiche di cementificazioni. Tanto più che aumentano anche, con il cambiamento climatico, eventi meteorologici estremi con relativi nubifragi e tempeste.In particolare sono ormai centinaia gli alberi abbattuti a Roma negli ultimi mesi, specie nei quartieri dell’Eur e di Monteverde; e spesso si tratta di alberi di pregio come lecci, pini, tigli dove vivono numerose specie di uccelli. Con la conseguenza che diminuisce il verde pubblico con le sue zone ombrose, cambia drasticamente il paesaggio urbano e si arrecano danni agli uccelli in pieno periodo di nidificazione. Ma è lecito tutto questo scempio in una città che è spesso stata citata per i suoi spazi verdi?La giustificazione delle autorità romane è che ciò è necessario per evitare la caduta di alberi non sicuri come accadde a dicembre 2024, quando una donna restò uccisa dalla caduta di un albero in un parco di Colle Aniene. E così si procede ad abbattimenti di massa senza un vero e accurato censimento e senza neppure informare e interpellare i residenti, che giustamente sono più volte scesi in piazza a protestare. Proprio quello che in questi giorni è stato decisamente condannato dalla Corte europea di giustizia (Cgce, Sez. V, 1° agosto 2025, in causa C-784/23) chiamata in causa dall’Agenzia per l’ambiente dell’Estonia contro massicci tagli a raso di alberi dove esistevano numerose nidificazioni di uccelli.In proposito – ricorda la Corte – la direttiva uccelli della Ue del 2009 premette che per molte specie di uccelli si registra una “diminuzione in certi casi rapidissima della popolazione e tale diminuzione rappresenta un serio pericolo per la conservazione dell’ambiente naturale, in particolare poiché minaccia gli equilibri biologici”, aggiungendo che “la preservazione, il mantenimento o il ripristino di una varietà e di una superficie sufficienti di habitat sono indispensabili alla conservazione di tutte le specie di uccelli”. E pertanto si prefigge lo scopo di proteggere tutte le specie di uccelli viventi nei paesi europei, obbligando gli Stati membri ad adottare “le misure necessarie per mantenere o adeguare la popolazione di tutte le specie di uccelli a un livello che corrisponde in particolare alle esigenze ecologiche, scientifiche e culturali, pur tenendo conto delle esigenze economiche e ricreative”; precisando, altresì, che essi non devono essere disturbati “in particolare durante il periodo di riproduzione e di dipendenza quando ciò abbia conseguenze significative in considerazione degli obiettivi della presente direttiva”.Peraltro, il divieto, con particolare riferimento al “deterioramento o distruzione dei siti di riproduzione o delle aree di riposo”, era contenuto già nella direttiva Habitat del 1992. E, se è vero che gli Stati possono derogare a tali divieti per motivi (anche) di sicurezza, è anche vero che occorre sempre intervenire “sulla base di dati scientifici e dell’osservazione di singoli uccelli”. Proprio quello che a Roma non risulta sia stato fatto. Né, ovviamente, a questo può rimediare la promessa che gli alberi saranno ripiantati, perché ormai il danno è stato fatto.E, quanto a promesse, sarebbe interessante sapere che fine hanno fatto i tanti alberi previsti nei progetti degli architetti del Giubileo, ad esempio alla stazione Termini. E che fine ha fatto la promessa di creare, con i cittadini, una Consulta del verde a Roma.L'articolo Aumentano gli abbattimenti di alberi a Roma: la promessa di ripiantarli non basta proviene da Il Fatto Quotidiano.