Dalla morte è nata una nuova tendenza, quella del necroturismo. “All’ombra dei cipressi” non è solo un incipit foscoliano ma uno stato in luogo che esplora una nuova dimensione, antica come la storia dell’uomo, eppure spesso e volentieri evitata per retaggi culturali. Il “memento mori” delle urne è sempre stato una consapevolezza silente che stride nella quotidianità edulcorata, un tempo che si fa effimero da soffocare con l’indifferenza e la superstizione. Eppure qualcosa è cambiato, ed è così che i cimiteri monumentali sono diventati un’attrazione per la loro quiete, in antitesi alla folla e alla confusione, tanto da diventare delle mete da visitare, passeggiando tra cripte, mausolei, tombe e statue, opere d’arte sacra di inedita bellezza. Quello che viene definito come fenomeno del “necroturismo”, e per alcuni considerato un’alternativa all’overtourism, non ha nulla a che vedere con il gusto del macabro e la spettacolarizzazione di falsi miti, ma diventa un’occasione per ammirare i fasti scultorei come omaggio alla memoria, quasi il marmo fosse un ponte verso l’ignoto, e gli epitaffi, parole per non dimenticare. Ricordare le innumerevoli storie di personaggi illustri, così quelle di persone semplici è, in fondo, un inno alla vita.I cimiteri monumentali italiani sono luoghi di cultura e conoscenza, tappe immancabili nelle città di destinazione, attrattive imperdibili non solo per i nostalgici del Romanticismo ottocentesco, o neofiti fruitori di serie tv hollywoodiane, tutte intrighi e personaggi carismatici. Luoghi maestosi come il Monumentale di Milano o il Verano a Roma, simili a gallerie d’arte, come lo Staglieno di Genova e il Cimitero delle Porte Sante a Firenze, oppure gioielli architettonici, basti pensare a Tomba Brion, l’ultimo progetto di Carlo Scarpa in provincia di Treviso. I cimiteri e gli ossari possono essere anche custodi di antiche tradizioni, cultura immateriale da tutelare come il rito delle “anime pezzentelle” a Napoli. Bellezze eterne, dall’Italia al Messico dove per esorcizzare la paura della morte si celebra un inno alla vita unico al mondo con canti e balli che commemorano chi non c’è più, trasformando il ricordo in una festa a colori, tra maschere, dolci e una miriade di offerte. Il necroturismo non è solo una tendenza, è un’occasione per comprendere la cultura e le necessità dell’uomo.Cimitero Monumentale di Milano, memoria meneghinaIl Cimitero Monumentale di Milano risale alla fine del 1800 ed è considerato uno straordinario esempio di arte sacra. Questa grande struttura racchiude le memorie della città, e nasce come luogo di riposo eterno aperto a tutti i milanesi “a tutte le forme e tutte le fortune”, come definito agli albori. Venne progettato da Carlo Maciachini e inaugurato il 2 novembre 1866, quale migliore ricorrenza per omaggiare il giorno dei morti, se non l’apertura di questo complesso di gusto eclettico? Uno stile tipico del periodo, che comprende il romanico lombardo e il gotico, con richiami toscani, perfetto per enfatizzare la grande struttura architettonica, ricchissima di opere d’arte. L’iconica facciata è caratterizzata dalle gallerie superiori che ospitano monumenti dal notevole pregio artistico, mentre all’interno dell’area spaziano i viali principali che orientano la visita, mentre i vialetti labirintici, invitano a scoprire gli scorci più nascosti e altrettanto suggestivi.Gli itinerari che si possono svolgere al suo interno sono numerosi e seguono diverse tematiche. Il Monumentale è uno scrigno di opere d’arte, ma la parte più importante resta il Famedio, struttura in stile neogotico: qui riposano i milanesi e gli ospiti più illustri che con la città ebbero un legame speciale, basti pensare ad Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo e Salvatore Quasimodo. All’interno del cimitero sono altrettanti i personaggi degni di nota: Carlo Erba, Bocconi, Dario Fo e Franca Rame, Alda Merini e tante altre personalità che lasciarono importanti eredità culturali e non solo alla città meneghina.Il Monumentale è come un museo a cielo aperto dove non spiccano solo nomi conosciuti e vistosi mausolei, ma anche opere di eterna grazia e bellezza come il monumento funebre a Isabella Airoldi Casati, noto come “La morente”, magnifico esempio di verismo lombardo realizzata da Enrico Butti nel 1890. Passeggiando tra i vialetti è facile avvistare sculture di artisti del calibro di Lucio Fontana, Leonardo Bistolfi e Odoardo Tabacchi, una sorta di atelier della memoria, nonché un inno alla democrazia: a lato del Famedio si trovano gli spazi riservati agli israeliti e ai non cattolici. Qui riposano personaggi illustri come Arnoldo Mondadori, Ulrico Hoepli, Medardo Rosso, e tante storie da non dimenticare, quelle delle vittime del Nazismo, sepolte e ricordate nelle parole scolpite nella pietra.Staglieno di Genova, il Cimitero delle Porte Sante a Firenze e Tomba BrionLo Staglieno di Genova viene considerato il cimitero monumentale più suggestivo d’Italia, progettato dall’architetto Carlo Barabino, e portato a termine dal collaboratore Giovanni Battista Resasco. Sin dal primo giorno della sua apertura, il 1° Gennaio 1851, nonostante fosse ancora una struttura incompiuta, si rivelò come un’ampia e armonica scenografia di porticati, culminanti nella imponente architettura del Pantheon. Un altro aspetto che lo rende un luogo incredibilmente immersivo è la stretta connessione alla natura: il progetto stesso del Pantheon prevedeva l’adagiarsi sulla verde collina retrostante, quasi a creare un unicum con la terra, scelta di stile e di significato, nonché adattamento strutturale. Si tratta della zona dei Boschetti e della Valletta Pontasso, dove cappelle e monumenti sono disseminati tra la folta e verdissima vegetazione, lì dove spunta anche la Tomba di Giuseppe Mazzini e quelle di molti protagonisti del Risorgimento. Dalla storia d’Italia a quella della musica, e di Genova stessa: qui riposa anche Fabrizio de Andrè.Il Cimitero delle Porte Sante è un affaccio su Firenze. Questo luogo di pace si distingue per essere piccolo e morigerato rispetto ai grandi cimiteri monumentali, ma nonostante le fattezze contenute è di grande importanza e incredibile suggestione. Il complesso si trova alle spalle della chiesa di San Miniato al Monte nel capoluogo toscano, in una posizione privilegiata poiché gode di una panoramica straordinaria sulla città. Qui giacciono tanti celebri fiorentini come Carlo Collodi, Pellegrino Artusi e il senatore Spadolini. La parte più antica del cimitero spazia sul retro della Basilica, dove le sepolture ottocentesche si celano nelle numerose cappelle simili ad opere d’arte. Prestate attenzione alle architetture poiché tutte rivelano una curiosa peculiarità: si tratta di riproduzioni in piccola scala delle chiese fiorentine, a testimoniare il legame eterno delle famiglie locali con la città.Ancora più piccolo, anzi, minuscolo se paragonato ai grandi complessi monumentali, ma allo stesso tempo una vera e propria perla dell’architettura del Novecento, spunta a lato di un camposanto di paese. Nella provincia di Treviso, a San Vito di Altivole, incorniciato dall’ameno paesaggio delle colline asolane, si trova il Memoriale Brion, dove sono sepolti i coniugi Onorina Tomasin-Brion e Giuseppe Brion, un capolavoro dell’architetto Carlo Scarpa, la sua ultima opera, realizzata tra il 1970 e il 1978, e successivamente donata al FAI da Ennio e Donatella Brion. Il complesso funerario monumentale è un luogo di culto per gli appassionati di architettura modernista, tanto suggestivo da essere stato scelto da Hollywood per alcune riprese della seconda parte del film Dune di Denis Villeneuve. Tomba Brion è riconosciuta come opera d’arte capace di coniugare un’ ineccepibile linearità strutturale, raffinati elementi dell’arte veneziana e dettagli ispirati alle filosofie orientali. Un luogo della pace e dell’armonia che invita a meditare e a scoprire i numerosi significati racchiusi in questa architettura narrativa, ricca di allegorie.Verano, il cimitero Comunale e Monumentale della CapitaleLa storia del Verano è antica e affonda le radici ai tempi della repubblica romana. Il nome deriva infatti da “agro verano”, antico campo della ricca famiglia dei Verani: dove oggi spazia il più importante cimitero della Capitale, un tempo si trovavano le catacombe di Santa Ciriaca e proprio qui venne sepolto San Lorenzo, sulla cui tomba sorse la Basilica. Il cimitero monumentale come lo conosciamo oggi, venne progettato da Giuseppe Valadier durante il regno napoleonico, dal 1805 al 1814. A quel tempo l’area non era inglobata nel centro urbano di Roma ma all’esterno della città, proprio a seguito dell’editto napoleonico che proibiva le sepolture all’interno delle mura.Il Verano non è solo un luogo sacro ma una vera e propria pagina della storia romana che descrive l’espansione dell’urbe: oggi si trova nel quartiere Tiburtino-San Lorenzo, e si può definire un vero e proprio angolo di tranquillità nel frizzante caos capitolino. Il cimitero testimonia inoltre importanti vicende del Novecento in quanto venne danneggiato dal bombardamento che colpì Roma il 19 luglio 1943, soprattutto l’area del quadriportico, il Pincetto e il sacrario militare dove si trova il Monumento Ossario dei Caduti nella guerra del 1915-18, maestosa opera di Raffaele De Vico, oggi finemente restaurata. Il Verano si può inoltre considerare un almanacco della società romana: Goffredo Mameli, Gioacchino Belli, Roberto Bompiani, Eduardo De Filippo, Grazia Deledda, Vittorio De Sica, Vittorio Gassman e tantissimi altri personaggi illustri riposano tra le sue mura, così tantissimi cittadini che dormono eternamente nel cuore dell’urbe.Il Cimitero delle Fontanelle a Napoli e la Cripta dei Cappuccini a PalermoNapoli è unica, anche nell’affrontare la paura dell’indistinto. Il Cimitero delle Fontanelle lo racconta alla perfezione ed esorcizza la morte con la morte stessa. Si tratta di un ex-ossario a Sanità, uno dei quartieri più ricchi di storia e tradizioni, patrimonio sorprendente di arte e cultura. Nell’ “‘O Campusanto d’’e Funtanelle”, come lo chiamano i locali, un’antica cava di tufo scavata nella collina di Materdei, così detta per i rivoli d’acqua che sgorgavano dalle colline circostanti, si trovano i teschi e le ossa di centinaia di migliaia di persone, caduti, vittime di scontri, rivolte e pestilenze che non potevano permettersi una sepoltura, tutti ordinatamente accatastati in antiche nicchie ed interstizi ricavati nella roccia. Questo luogo è venerato dagli abitanti del rione e dai Napoletani, e sono in tanti a lasciare messaggi, ex-voto, oppure a recarsi semplicemente per pregare. Si narra che esiste ancora un’antica usanza: il rito delle “anime pezzentelle”, che consisterebbe nell’adozione e nella cura di un determinato cranio di un’anima abbandonata, chiamata “capuzzella”. Un’attenzione in cambio di protezione, un rapporto di serena condivisione tra la vita e la morte nella speranza di una grazia.Un altro luogo che racconta un’antica tradizione sono le Catacombe dei frati cappuccini a Palermo, da alcuni considerato uno dei luoghi più impressionanti da visitare al mondo. Indubbiamente si tratta di un patrimonio culturale unico nel suo genere poiché in questo luogo annesso alla chiesa di Santa Maria della Pace, si usava esporre i Fratelli della congregazione assieme ai fedeli facoltosi: qui sono esposti centinaia di corpi mummificati allineati in stanze e corridoi scavati nella roccia, appesi alle pareti o sdraiati in bare senza coperchio tra i quali l’ospite più antico, frate Silvestro da Gubbio, che morì nel 1599. Riposano così da centinaia di anni prelati e nobili palermitani: alcuni sono scheletri, altri mummie, divisi ordinatamente per sesso, professione e stato, vestiti di abiti raffinati o tonache. La sepoltura nelle catacombe dei frati terminò nel 1881, fatta eccezione per la piccola Rosalia Lombardo. La bimba morì nel 1920 e venne imbalsamata per volere della famiglia: è incredibile notare come le sembianze non siano mutate nel tempo tanto da farla apparire addormentata, un sonno eterno che non ha rubato la freschezza della fanciullezza, tanto da chiedersi se la scienza abbia incontrato il dogma.Una fuga in MessicoUna delle destinazioni più in voga del necroturismo al mondo è il Messico, in concomitanza con “Los Dìas de los Muertos”. Si tratta della festa più sentita del Paese che si celebra dal 28 ottobre al 2 novembre, anche se gli eventi cominciano dai primi di ottobre e si protraggono sino a fine novembre. Nulla a che vedere con settimane di riti lugubri e malinconici ma un vero e proprio vortice di colori, balli e canti che omaggiano la morte e, quasi per paradosso, la gioia di vivere ricordando le anime dei defunti.Da Città del Messico, la Capitale, ad Oaxaca a sud del Paese, sino a Mérida nello Yucatán, i cimiteri vengono sommersi dalle offerte e animati dall’allegra confusione che ogni famiglia inscena banchettando davanti alla tomba del proprio caro. Immancabili gli scheletri, i teschi e le altre figure fatte con dolcissima pasta di zucchero, mentre le case si preparano di tutto punto ornando le stanze con bellissime decorazioni floreali dove spunta l’immancabile Tagete (Cempaxòchitl), il corrispettivo del nostro crisantemo. Nelle abitazioni e lungo le strade vengono allestiti veri e propri altari votivi realizzati con immagini dei Santi e fotografie del defunto, incensi, candele, offerte alimentari e creazioni artigianali con i classici rami dell’albero di mele, simbolo di rigenerazione.Nelle piazze impazzano feste e balli dove le donne amano travestirsi da “La Catrina”, una delle maschere più note della tradizione popolare, creata dal vignettista José Guadalupe Posada. Si tratta della rappresentazione di un teschio sul volto che simboleggia la Morte, realizzato con un trucco pesante impreziosito da glitter, e un velo finemente decorato come copricapo. Umorismo e ironia sono gli ingredienti indispensabili per celebrare “Los Dìas de los Muertos”, secondo la credenza popolare l’incontro tra i vivi e i morti, un ritorno temporaneo dei defunti che coincide con la fine del ciclo annuale del mais, coltivazione simbolo del popolo Maya. Giorni di festa e di buon auspicio per addolcire i ricordi ed esorcizzare la paura, nella consapevolezza serena del qui ed ora.L'articolo In vacanza nei cimiteri, tra cripte e tradizioni antiche: il necroturismo è la nuova frontiera dei viaggi. Ecco le location e gli itinerari da scoprire in vista di Halloween proviene da Il Fatto Quotidiano.