«L’Europa deve rimanere ferma e unita: quando i dittatori percepiscono un Occidente debole e diviso, si sentono incoraggiati ad agire». A lanciare il monito, in un’intervista a Open, è Sviatlana Tsikhanouskaya, leader dell’opposizione bielorussa al regime di Alexander Lukashenko, definito come “l’ultimo dittatore d’Europa”. Un settantenne che da oltre trent’anni tiene sotto controllo il suo Paese grazie al sostegno di Vladimir Putin. Costretta all’esilio dal 2020 dopo le contestate elezioni presidenziali in Bielorussia e le proteste di massa, Tsikhanouskaya richiama l’attenzione sull’urgenza di un fronte compatto contro i regimi autoritari, e sottolinea la necessità di rafforzare la coesione europea e di sostenere sia l’Ucraina che la Bielorussia nella loro lotta per la libertà. Un’esigenza resa ancora più urgente dagli ultimi sviluppi geopolitici: l’abbattimento di oltre dieci droni russi nello spazio aereo polacco riaccende l’attenzione sulla grande esercitazione militare “Zapad-2025”, che Mosca e Minsk condurranno vicino ai confini della Nato. «Ricordiamo bene cosa è successo l’ultima volta – avverte Tsikhanouskaya –: è iniziata con un’esercitazione e si è trasformata nell’invasione dell’Ucraina. Non possiamo permettere che la Bielorussia diventi il “premio di consolazione” per Putin». Monito che Tsikhanouskaya lancerà questo fine settimana nel luogo-simbolo della rinascita europea dopo le dittature, alla prima Conferenza europea di Ventotene per la libertà e la democrazia. «Se vogliamo davvero difendere i valori su cui si fonda l’Unione europea – sostiene Carlo Corazza, direttore dell’Ufficio del Parlamento europeo in Italia che organizza l’evento – dobbiamo sostenere chi nel mondo lotta per la libertà e la dignità umana, e portare avanti il percorso di riforme avviato dal Parlamento per rafforzare la nostra Unione».Sig.ra Tsikhanouskaya qual è l’attuale situazione politica e sociale in Bielorussia sotto il regime di Lukashenko?«La Bielorussia oggi è un paese tenuto in ostaggio da un dittatore. Non c’è libertà, né giustizia, né vere elezioni. Più di 1.300 prigionieri politici sono dietro le sbarre. Proprio questa settimana abbiamo appreso della morte di un altro detenuto. In totale, almeno nove prigionieri politici sono morti in custodia. Le repressioni continuano, o addirittura si intensificano. Anche se alcune persone sono state rilasciate, incluso mio marito, altri vengono ancora arrestati. Si può essere arrestati per un post sui social, per un commento, o anche solo per avere l’adesivo “sbagliato” sul telefono. Non si tratta di un conflitto civile: è il regime contro il suo stesso popolo. Forse non è più così visibile, ma non esiste alcuna libertà politica».Perché continua a resistere il regime in Bielorussia? «Il regime di Lukashenko è sopravvissuto al 2020 e fino a oggi solo grazie al sostegno di Putin. Da allora, si è completamente allineato al Cremlino, cedendo la nostra sovranità pezzo dopo pezzo, permettendo il dispiegamento di truppe, missili e perfino armi nucleari russe sul nostro territorio. Questo mese, il regime ospita le esercitazioni militari congiunte con la Russia, Zapad-2025. Ricordiamo bene come è andata l’ultima volta: con l’invasione dell’Ucraina. Ma anche sotto questo terrore, i bielorussi continuano a resistere. Il sogno della libertà è ancora vivo».Suo marito è stato rilasciato dopo cinque anni di prigione. Come sta oggi? Cosa le ha raccontato della sua detenzione?«Siarhei è un uomo forte. Questi cinque anni hanno avuto un impatto sulla sua salute, ma non hanno spezzato il suo spirito. Crede ancora, come me, che la Bielorussia sarà libera. Mi ha raccontato storie di coraggio e solidarietà anche nelle celle più buie. E queste storie rafforzano la mia determinazione. Non si è preso una pausa per riposare: vuole continuare la lotta e ora si trova negli Stati Uniti, dove sta raccogliendo sostegno per la nostra causa».Quali sono i vostri piani politici per il futuro della Bielorussia?«I nostri piani politici restano invariati: una transizione pacifica verso la democrazia. Elezioni libere. La liberazione e riabilitazione di tutti i prigionieri politici. Giustizia per le vittime. E il ritorno della Bielorussia in Europa. Abbiamo già costruito istituzioni democratiche in esilio e ci stiamo preparando per il giorno in cui la Bielorussia sarà libera. Perché quel giorno arriverà».La mediazione di Trump nella guerra in Ucraina ha riabilitato la figura di Vladimir Putin. Qual è la sua opinione?«Diciamolo chiaramente: Vladimir Putin è un criminale di guerra. Nessuna stretta di mano politica può cambiare questo fatto. La guerra che ha scatenato ha portato morte e distruzione in Ucraina, e ha usato la Bielorussia come piattaforma per l’aggressione. Apprezzo profondamente gli sforzi del presidente Trump per porre fine alla guerra e per liberare i nostri prigionieri politici. Ha la possibilità di fare la storia. Ma la pace deve essere giusta e duratura».E L’Europa cosa dovrebbe fare?«L’Europa deve rimanere ferma e unita. Se i dittatori vedono che l’Occidente è debole e diviso, questo li incoraggia. Non possiamo permettere che la Bielorussia diventi un “premio di consolazione” per Putin. Una Bielorussia libera è la sanzione più potente contro il Cremlino. Non è il momento dell’accondiscendenza, ma della chiarezza, dell’unità e dell’azione».La scorsa settimana Lukashenko ha partecipato alla parata di Xi Jinping insieme a Putin e ad altri dittatori. L’Occidente deve aver paura?«Quello che abbiamo visto in Cina è stato un incontro tra dittatori che si sentono intoccabili. Stanno formando un’alleanza globale contro la democrazia. Si sostengono a vicenda, copiano i metodi gli uni degli altri, si proteggono reciprocamente dalla giustizia. Stanno costruendo un asse del male».Quanto è pericolosa questa alleanza tra dittature?«Sì, è pericoloso. Non solo per la Bielorussia o per l’Ucraina, ma per tutto il mondo democratico. Questi regimi sono uniti da un obiettivo comune: distruggere l’ordine mondiale basato sulle regole. Ecco perché anche le democrazie devono rimanere unite. Dobbiamo dimostrare che la solidarietà è più forte della dittatura. E che la libertà vince sempre».Questo week end ci sarà l’evento del Parlamento europeo a Ventotene. Quale messaggio porterà?Porterò un messaggio chiaro: l’Europa non deve dimenticare la Bielorussia. Il futuro dell’Europa si decide non solo in Ucraina, ma anche in Bielorussia. Le nostre nazioni sono in prima linea nella lotta tra libertà e tirannia.Cosa dovrebbe fare l’Europa per preservare libertà, unità e democrazia?«Per preservare la democrazia, l’Europa deve agire con coraggio. Rafforzare il sostegno alle forze democratiche. Sostenere i nostri difensori dei diritti umani, i media indipendenti e la società civile. Bloccare ogni possibilità di aggirare le sanzioni. E assicurarsi che, quando arriverà il momento, la Bielorussia sia accolta di nuovo nella famiglia europea. Dobbiamo dimostrare ai bielorussi che esiste un’alternativa europea al mondo russo. La democrazia non è un dono: è una lotta. E questa lotta la combattiamo insieme».L'articolo La leader dell’opposizione bielorussa Tsikhanouskaya: «Putin è un criminale di guerra, solo un’Europa unita potrà fermarlo» – L’intervista proviene da Open.