Quando i libri per l’infanzia si sono trasformati in storie didascaliche, enfaticamente edificanti, dove la fantasia viene ingabbiata nella trasmissione sfacciatamente esplicita di concetti e comportamenti? Difficile dirlo, ma questo importante settore dell’editoria è vittima di una letteratura che sempre più mira al messaggio dimenticandosi di essere prima di ogni altra cosa racconto, tentativo di generare stupore. Per fortuna ci sono i libri di Sendak che amava sottolineare come non ci fosse differenza tra la letteratura per adulti e quella per l'infanzia e che a chi gli chiedeva perché i bambini da lui disegnati avessero brutte espressioni o non fossero esattamente filiformi rispondeva di voler restituire le sue sensazione di bambino impacciato e rabbioso, nato a Brooklyn da una modesta famiglia di ebrei polacchi emigrati. Nascono così storie che mettono in scena comportamenti anticonformisti in mondi non rassicuranti e che non devono per forza avere una ricaduta smaccatamente educativa come insegna l’amore per la narrazione della letteratura yiddish. Sendak ritrovò nella scrittrice Ruth Krauss la stessa voglia di sovvertire le regole e tre degli albi che scrissero insieme (tradotti da Sergio Ruzzier) offrono l’occasione per avvicinarsi a una narrazione per l’infanzia che abbandona l’univocità scegliendo l’ondeggiare della fantasia. Strauss e Sendak decidono di immergersi completamente nel mondo dei più piccoli provando ad adottarne il linguaggio, la concatenazione dei pensieri e la pragmaticità dello sguardo: così sfilano definizioni spiazzanti (“Il mondo è così hai qualcosa per starci sopra”, “Un sogno è per guardare la notte e vedere tante cose”), neologismi inusitati (“Nonsucco è una bella parola per quando hai un bicchiere di non succo”), elementari flussi di coscienza (“Una ciotola di latte è bene averla con sé per quando fai finta di essere un gatto”) e la tenera idea dell’imitazione e della simbiosi come luogo di nascita dell’amicizia. Impazzano oggi albi di auto-aiuto che insegnano come si usa il vasetto o si entra in sintonia con un nascituro, che cercano di riempire la mente di idoli ed eroi (dalle bambine ribelli ai grandi della storia), storie talmente pedanti e dottrinali da giustificare quasi il disamore per la lettura dell’età successiva. Sendak è un esempio luminoso di come le migliori scritture non abbiano età e questi tre libri lo confermano: “Ho detto tutto quello che ho voluto perché non credo all’infanzia, alla demarcazione dell’infanzia. “Oh, non puoi dirgli questo! Non puoi dirgli quello”. Puoi dire quello che vuoi, purché sia vero. Se è vero, dillo!”. Ruth Krauss e Maurice Sendak Un buco è per scavare, Una casa per le farfalle, Io ero te e tu eri me Adelphi