AGI - Dopo 14 anni di lavori, l’Etiopia ha inaugurato ufficialmente la Grande diga della Rinascita (GERD) sul Nilo Azzurro, il più grande impianto idroelettrico del continente africano. “È una grande conquista per tutte le persone di colore”, ha affermato il primo ministro Abiy Ahmed, rivendicando l’opera nonostante le forti tensioni con i Paesi a valle. Il GERD, avviato nel 2011 con un investimento di circa 4 miliardi di dollari, misura quasi due chilometri di larghezza per 170 metri di altezza e può contenere fino a 74 miliardi di metri cubi d’acqua, secondo i dati dell’azienda italiana Webuild, responsabile della costruzione.Per l’Etiopia, secondo Paese più popoloso d’Africa con 130 milioni di abitanti, di cui il 45% senza accesso all’elettricità, il progetto rappresenta una vera e propria rivoluzione energetica. “Il GERD cambia la vita di 30-40 milioni di persone in Etiopia, garantendo loro l’accesso all’elettricità”, ha dichiarato l’amministratore delegato di Webuild, Pietro Salini, all’AFP.Capacità e ricadute economicheIl mega-impianto, di cui alcune turbine sono già in funzione dal 2022, arriverà a produrre fino a 5.150 megawatt (MW), più del doppio della capacità elettrica attuale del Paese. Un dato inferiore ai colossi cinesi delle Tre Gole (22,5 GW) e di Baihetan (16 GW), ma comunque il più grande mai realizzato in Africa. Le entrate per l’Etiopia, secondo il premier Abiy, potrebbero raggiungere 1 miliardo di dollari l’anno, grazie alla vendita di energia ai Paesi vicini. Non a caso, durante la cerimonia inaugurale a Guba, era presente anche il presidente sud-sudanese Salva Kiir, che ha annunciato un imminente accordo con Addis Abeba per l’acquisto di elettricità.Una festa nazionaleI festeggiamenti sono iniziati già lunedì sera con fuochi d’artificio e spettacoli di droni, trasmessi in diretta dalla tv pubblica. Sui social si è scatenata un’ondata di orgoglio nazionale: “Questa è la vera prosperità”, ha scritto un utente; “Ce l’abbiamo fatta”, ha commentato un altro. Il GERD è uno dei pochi progetti capaci di unire un Paese segnato da conflitti: l’Amhara e l’Oromia restano teatri di scontri armati, mentre il Tigrè è uscito nel 2022 da una guerra civile che ha provocato almeno 600.000 morti, secondo l’Unione africana.Le critiche di Egitto e SudanFuori dai confini etiopi, il progetto continua però a generare forti contrasti. L’Egitto lo definisce una “minaccia esistenziale” e martedì ha inviato una lettera di protesta al Consiglio di sicurezza dell’ONU, accusando Addis Abeba di una decisione “unilaterale” in violazione del diritto internazionale. Il Nilo Azzurro, che nasce in Etiopia e confluisce in Sudan unendosi al Nilo Bianco, fornisce fino all’85% delle acque del fiume. L’Egitto, con i suoi 110 milioni di abitanti, dipende dal Nilo per il 97% del fabbisogno idrico, soprattutto agricolo. Anche il Sudan ha espresso preoccupazioni. Negli ultimi dieci anni diversi tentativi di mediazione - dagli Stati Uniti alla Banca mondiale, dalla Russia agli Emirati Arabi fino all’Unione Africana - non hanno prodotto accordi concreti. Un conflitto aperto tra Etiopia ed Egitto appare “poco probabile”, secondo gli analisti, e lo stesso Abiy Ahmed ha ribadito che il GERD “non danneggerà nessuno”.