Non adoperarsi per la soluzione ‘due popoli due Stati’ implica una colpevole assenza di volontà politica

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di Massimo FalchettaNel 1948, in una celebre lettera alla redazione del New York Times, 28 intellettuali ebrei fra cui Albert Einstein e Hannah Arendt avevano messo in guardia sulla deriva fascista imposta dal futuro primo ministro Menachem Begin alla natura dello Stato israeliano, fondato nel maggio dello stesso anno. Si può dire che con l’attuale governo diretto da Benjamin Netanyahu, Israel Katz e Ben Gvir, questa deriva abbia ormai dato tutti i suoi tragici frutti.La situazione è ora di “due opposti terrorismi” che si confrontano, proponendosi l’annientamento reciproco; con l’aggravante che quello israeliano dispone notoriamente di armi atomiche, la massima forma di terrore che l’umanità abbia inventato.Sul piano razionale, qual è l’importanza di Gaza nella guerra di sterminio in corso? I mezzi di informazione non ne parlano; si concentrano sugli aspetti emotivi e morali, ovvero tutt’al più “sull’indicibile strage in corso”; e in Occidente – che è invece pienamente coinvolto negli aspetti geostrategici – ci si rifà unicamente agli aspetti umanitari; questo perché, a partire da una trentina di anni fa, le guerre occidentali hanno iniziato a venire giustificate come “umanitarie”. E ciò è entrato nell’immaginario delle generazioni attualmente al potere. Guerra sì, ma con umanità!, si raccomanda ai cittadini.Ritornando al tema, un non-specialista, un non-inserito negli ambienti governativi e degli analisti geostrategici – i quali non svelano il proprio pensiero al pubblico, o lo manipolano abilmente – può però ragionare induttivamente e presuntivamente. In tutte le guerre gli interessi “razionali” in gioco sono legati al controllo delle risorse (energetiche, delle materie prime e tecnologie) presenti, e al controllo delle vie di comunicazione che consentono di approvvigionarsene; distribuirle ad altri; trarne frutto e divenire quindi “potenti” rispetto a potenziali avversari; ciò quando i vicini non sono potenziali “partner” – il che sarebbe auspicabile in un regime di convivenza civile – bensì nemici. E le vie di comunicazione attuali non sono solo strade, ferrovie, vie d’acqua, ma anche corridoi per i cavi elettrici di potenza e di comunicazione dei dati informatici (telefonici, internet e quant’altro).Nel caso di Gaza è noto che al largo delle coste ci sono giacimenti di gas naturale; c’è un potenziale di pesca; c’è soprattutto un potenziale portuale, con annesse potenziali industrie di trasformazione. C’è anche una posizione di potenziale comunicazione con il resto della Palestina, e con la Giordania. Senza Gaza la Palestina – anche se la Cisgiordania non fosse occupata – non avrebbe comunque sbocchi al mare. Sarebbe un paese condannato tutt’al più alla pastorizia e all’agricoltura di sussistenza, dipendente da Israele. Pochi paesi prosperano senza sbocchi al mare. A Gaza potrebbero invece investire in molti, compresa l’Italia. E’ quindi obiettivo strategico americano e israeliano controllare Gaza, o annientarla. Gaza potrebbe costituire sbocco al mare anche per la Giordania, tramite appunto la Cisgiordania, senza dover passare per Israele o per la Siria e il Libano. Aree instabili. Si può argomentare che questa connessione è materialmente impossibile, senza che la Palestina sia “libera dal fiume al mare”, ovvero spezzi in due Israele; o viceversa senza che sia Israele a essere invece onnipresente “dal fiume al mare”; e anche oltre, va aggiunto.Una auspicabile soluzione a due stati, in cui lo stato di Palestina comprendesse Gaza e Cisgiordania senza occupazione israeliana, potrebbe invece tranquillamente prevedere una via di comunicazione fra le due parti di territorio, parte in galleria e parte in viadotto. Ci sono ottimi manufatti, in Italia, che mostrano che ciò è fattibile. A seguire potrebbe verificarsi, fra generazioni, una convivenza federativa; il futuro di pace e convivenza auspicato dagli “uomini di buona volontà”! Non adoperarsi in merito implica una colpevole assenza di volontà politica.Il blog Sostenitore ospita i post scritti dai lettori che hanno deciso di contribuire alla crescita de ilfattoquotidiano.it, sottoscrivendo l’offerta Sostenitore e diventando così parte attiva della nostra community. Tra i post inviati, Peter Gomez e la redazione selezioneranno e pubblicheranno quelli più interessanti. Questo blog nasce da un’idea dei lettori, continuate a renderlo il vostro spazio. Diventare Sostenitore significa anche metterci la faccia, la firma o l’impegno: aderisci alle nostre campagne, pensate perché tu abbia un ruolo attivo! Se vuoi partecipare, al prezzo di “un cappuccino alla settimana” potrai anche seguire in diretta streaming la riunione di redazione del giovedì – mandandoci in tempo reale suggerimenti, notizie e idee – e accedere al Forum riservato dove discutere e interagire con la redazione. Scopri tutti i vantaggi!L'articolo Non adoperarsi per la soluzione ‘due popoli due Stati’ implica una colpevole assenza di volontà politica proviene da Il Fatto Quotidiano.