L’uccisione di Kirk è il prodotto dell’odio verso gli avversari politici. L’opinione di Giubilei

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L’uccisione di Charlie Kirk rappresenta il culmine di una tendenza che è diffusa ormai da tempo nella politica americana: quella di demonizzare colui che viene percepito non come un avversario politico, ma come un nemico, e in quanto tale deve essere eliminato.Kirk rappresenta un simbolo per il mondo conservatore americano, perché in tutti questi anni è riuscito, attraverso il progetto di Turning Point, a intercettare un elettorato giovanile che, infatti, per la prima volta ha votato in gran parte per il Partito Repubblicano alle scorse elezioni.Lo ha fatto portando avanti, nei campus americani e nelle università, una serie di battaglie che sono anzitutto la battaglia contro la cultura woke e contro il politicamente corretto, che avevano contribuito a radicalizzare e a creare questa polarizzazione.Poi ha portato avanti una battaglia per il free speech — per Kirk la libertà di parola, la libertà di espressione, era fondamentale. Tant’è che uno dei suoi format più riusciti era quello in cui rispondeva alle domande degli studenti nei campus, a prescindere dal colore politico o dalle idee che avevano.È capitato spesso che avesse dibattiti anche con studenti che la pensavano in modo radicalmente opposto rispetto a lui.Kirk paga proprio la sua libertà nell’esprimere idee controcorrente, non ultimo le posizioni che ha tenuto, per esempio, sul tema di Israele.E quello che colpisce è che, nonostante l’uccisione di un giovane di 31 anni, padre di due bambini e sposato da pochi anni, anche a fronte di ciò — se si leggono parte dei commenti che in queste ore stanno emergendo sui social network — si nota come da una parte del mondo americano ci sia una sorta di giustificazionismo nei confronti della violenza e di quanto è avvenuto.Ci sono, per esempio, delle componenti del mondo Black Lives Matter che stanno commentando sui social, dicendo che lui aveva delle posizioni contrarie al movimento, e quindi tutto sommato “se l’era cercata”.Ci sono delle componenti del mondo radicale che dicono che lui aveva delle posizioni di sostegno di Israele su Gaza, e quindi “se l’era cercata”. Ci sono delle componenti della sinistra radicale che, sui social network, dicono che lui era a favore dell’utilizzo delle armi, e quindi anche per questo motivo “se l’era cercata”.Questi commenti testimoniano, purtroppo, un clima che poi porta a far sì che vi siano fatti di questo genere. Quindi tutti noi ci dobbiamo interrogare su come fare in modo che la politica possa tornare a riscoprire quel rispetto delle opinioni diverse che, invece, negli Stati Uniti — purtroppo da vari anni, con una polarizzazione crescente — si è del tutto perso.