L’Italia è ancora Paese dove l’istruzione di alto livello fatica ad affermarsi. Il rapporto “Education at a Glance 2025”, pubblicato dall’Ocse, riporta dati poco incoraggianti sui laureati italiani. Rispetto ai loro coetanei degli altri Paesi Ocse, infatti, i giovani italiani si laureano meno e anche chi ce la fa non ottiene un ampio margine di retribuzione in più rispetto a chi ha solo il diploma. Infine, c’è la questione della bassa alfabetizzazione, che porta con sé una brutta sorpresa: la laurea non è una garanzia di comprensione di un testo complesso. In Italia pochi laureati, spesso figli di laureatiSi parte dai numeri: in Italia i laureati sono pochi. Secondo gli ultimi dati disponibili, in Italia sono laureati il 22% dei 25-64enni, contro una media Ocse del 42%. Tra i più giovani (25-34 anni) sale la percentuale, che arriva in Italia al 32%, ma resta lontana dalla media Ocse del 48%. Francia e Spagna, per fare degli esempi, viaggiano intorno al 53%. Inoltre, in Italia è particolarmente pronunciata “l’ereditarietà” della laurea, ovvero la possibilità che a conseguire il titolo siano gli studenti provenienti da famiglie dove almeno un genitore è già laureato. Questo dato rivela un divario che perdura tra le generazioni: solo il 15% di chi proviene da famiglie con un basso tasso di istruzione (massimo la terza media) riesce a conseguire il titolo.Le discipline Stem, percorsi poco praticati (ma forse più redditizi)Confrontando i dati italiani con quelli di altri Paesi, stupisce anche la ripartizione dei percorsi di laurea. Mentre negli altri Paesi le preferenze tra ambito umanistico e sociale, facoltà Stem (Scienze, Matematica, Ingegneria o Informatica) ed Economia e Giurisprudenza si equivalgono, in Italia le facoltà artistiche, umanistiche, di giornalismo e comunicazione si prendono il 36% degli studenti. Questo dato è certamente frutto della nostra storia e cultura, ma potrebbe anche accompagnarsi a più gravi conseguenze sulle retribuzioni. Il nostro titolo di laurea premia meno: un laureato italiano guadagna solo il 33% in più di un semplice diplomato, contro una media Ocse che arriva fino al 54%.Oltre un terzo degli italiani ha un basso livello di alfabetizzazioneNon solo per chi ha studiato, le retribuzioni basse sono all’ordine del giorno anche per chi insegna. Dal 2015 gli stipendi medi degli insegnanti in Italia sono diminuiti del 4,4% in termini reali. Il problema è strutturale: gli investimenti nell’istruzione, dalla scuola primaria all’università, ammontano al 3,9% del Pil, ovvero al di sotto della media Ocse del 4,7%. E chissà che non ci sia questo deficit di spesa all’origine del dato forse più sconcertante, quello relativo alle capacità di comprensione. Il 37% degli italiani tra i 25 e i 64 anni è in grado di comprendere solo testi brevi e con un vocabolario semplice. L’Ocse li definisce adulti con «un basso livello di alfabetizzazione»: una condizione di svantaggio assoluto con conseguenze sul benessere, sulla salute, sulla capacità di gestire i risparmi, di reperire informazioni corrette in Rete e molto altro. Un dato elevatissimo anche tra i laureati: pari al 16%, praticamente uno su sei. L'articolo Allarme Ocse sui laureati italiani: pochi, malpagati e uno su sei non capisce un testo complesso proviene da Open.