“Molestie a sfondo sessuale e ritorsioni per chi diceva di no”: le accuse contro il direttore Agenzia italiana della cooperazione e lo sviluppo di Bogotà

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Commenti a sfondo sessuale. Inviti a casa, o in luoghi privati, con qualsiasi scusa. Abbracci non richiesti. Persino qualche palpeggiata. E poi le ritorsioni a chi osava dire “no”, attraverso valutazioni negative immotivate, demansionamenti e pressing, fino alle dimissioni. Queste alcune delle segnalazioni fatte da funzionarie e collaboratrici dell’Aics, l’Agenzia italiana della cooperazione e lo sviluppo, con sede a Bogotà, contro il direttore dell’ente dal 2022, Mario Beccia, attraverso la piattaforma Whistleblowing, che ha la finalità di contrastare e prevenire fatti illeciti di qualsiasi natura. I fatti, che risalgono all’anno scorso, sono stati portati alla luce in un articolo pubblicato il 7 settembre dalla testata online Cambio, a firma di Ana Bejarano Ricaurte, avvocata con esperienze presso il ministero della Giustizia e la magistratura colombiani, attivista e voce di peso nell’opinione pubblica del Paese sudamericano. Nell’articolo si legge che Beccia sarebbe stato “sanzionato” dall’Aics con il “divieto di candidarsi a nuove posizioni per due anni”, ricevendo tuttavia una promozione nelle scorse settimane all’esito di un concorso interno a cui aveva partecipato.“Ho conosciuto le vittime: sono state loro a cercarmi, qualcuna avrebbe voluto procedere penalmente, ma la paura e la vergogna hanno avuto la meglio”, ha raccontato Bejarano Ricuarte a ilfattoquotidiano.it, denunciando uno schema di pressioni nel quale le presunte vittime “o cedono alle richieste del capo, oppure subiscono, a livello lavorativo, le conseguenze di averne ferito l’ego”. Bejarano ha criticato l’insufficienza dei provvedimenti finora attuati e “la linea di silenzio” finora mantenuta dall’Agenzia, che trova terreno fertile nell'”indifferenza dell’opinione pubblica” ormai assuefatta alla violenza e alla crisi politica. Interpellato sulla vicenda, il ministero degli Esteri ha confermato a ilfattoquotidiano.it che l’articolo di Bejarano “parla di segnalazioni dello scorso anno”, effettuate “tramite la piattaforma Whistleblowing di molestie sessuali e irregolarità presso la sede dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo di Bogotà”. La Farnesina ha chiarito che “a fronte di tali segnalazioni l’Aics, nell’ambito della sua autonomia gestionale, aveva prontamente reagito con una sanzione disciplinare, a seguito di indagine interna svolta da una Commissione – composta da tre membri, di cui due donne – inviata in missione ispettiva a Bogotà”. Il ministero, “nelle sue funzioni di ente vigilante sull’Agenzia, è stato informato del provvedimento disciplinare e degli esiti dell’audit ispettiva e continua a seguire e ad approfondire la questione in stretto raccordo con l’Aics”.A seguito della comunicazione della Farnesina, ilfattoquotidiano.it ha contattato il direttore dell’Aics, che ha parlato delle procedure avviate dalla sua Agenzia, che ha gestito le segnalazioni, e commentato: “Io mi considero estraneo a tutte le accuse formulate, però mi devo anche attenere al mio ruolo istituzionale”, motivo per cui “stiamo facendo una rettifica al giornale colombiano” attraverso un team legale incaricato. Beccia ha confermato le sanzioni disciplinari imposte dall’Agenzia, che sono di entità “lieve” laddove “l’Aics applica tutto il suo sistema interno”, fatto di “verifica e di confronto” e rivendicato la strumentalità delle accuse, che a suo avviso mirano a ledere “venticinque anni di carriera assolutamente impeccabile“. Subito dopo ilfattoquotidiano.it è stato contattato dalla legale di Beccia, Ida Blasi, che ha trasmesso una lettera di rettifica inviata ieri al sito Cambio Colombia, all’attenzione di Bejarano, che segnala “affermazioni false, infondate e carenti di sostentamento documentale e legale”, che inoltre “ledono gravemente i diritti fondamentali” del dottor Beccia, smontando, paragrafo per paragrafo, la quasi totalità dell’articolo e chiedendo la pubblicazione di “una nota di rettifica” e sottolineando che “le affermazioni sull’aumento di stipendio, malversazione, molestie e uso indebito di risorse pubbliche non sono fondate da nessuna risoluzione ufficiale, né esiste alcuna prova documentale” che le dimostri. La lettera, a firma dell’avvocato Massimiliano Castellari, dello studio Latam Law Partners, chiede al giornale “scuse pubbliche” ed esorta al “rispetto della presunzione di innocenza” e a “evitare l’uso di aggettivi” – quali “vittime”, nel caso delle denuncianti – “non sostenuti da fatti verificabili”.La stessa Bejarano sostiene a ilfattoquotidiano.it di aver interpellato Beccia, prima della pubblicazione dell’articolo, ma il direttore ha risposto alla sua richiesta con una lunga nota di diffida, dove si legge: “La esorto ad astenersi dal pubblicare qualsiasi notizia relativa a presunti abusi che avrei commesso in qualità di titolare della sede AICS di Bogotá“. Il direttore ha aggiunto: “Le accuse infondate, diffamatorie e calunniose che mi sono state rivolte sono oggetto di denunce/dichiarazioni in gran parte anonime, di cui fino ad oggi non ho piena conoscenza”. Beccia ha argomentato che tali condizioni gli avrebbero impedito di difendersi efficacemente dinanzi alle autorità competenti”, ritenendo “illegittima” la misura conseguente, in quanto “adottata sulla base di dati inutilizzabili” e in violazione del suo diritto alla difesa. “Qualsiasi accusa e/o insinuazione nei miei confronti è falsa”, ha aggiunto Beccia, rivendicando “una condotta assolutamente irreprensibile” e dice di “agire nelle sedi competenti” qualora venissero pubblicate notizie o informazioni relative alla vicenda.“È il solito stratagemma dello Slapp, che ho già affrontato anche come avvocata”, ha commentato la giornalista, facendo riferimento alla prassi dello Strategic lawsuit against public participation volta a “intimidire, screditare e far tacere giornalisti e organi di stampa”. La documentazione relativa alle otto segnalazioni realizzate sulla piattaforma è stata condivisa anche con ilfattoquotidiano.it per volontà delle denuncianti. In esse le presunte vittime hanno sostenuto che Beccia, che dal 2022 è titolare della sede dell’Aics in Bogotà, avrebbe utilizzato il suo “potere” e “incarico” per “cercare relazioni (a beneficio personale) con alcune dipendenti subordinate della sede e con donne di enti con cui l’Agenzia ha progetti di cooperazione“. “In più di un’occasione si è avvicinato a me alle spalle e mi ha detto all’orecchio che ‘oggi mi ero truccata bene ed ero molto bella, il che naturalmente mi ha creato molto disagio“, è quanto scrive una delle donne che ha denunciato. Poche righe dopo si legge la storia di “una collega” alla quale Beccia avrebbe proposto un viaggio in Repubblica Dominicana “argomentando che alla fine un amico non era potuto venire e ‘aveva una stanza pagata per due'”. Le avances sarebbero “continuate a lungo”, sempre “con risposte negative” che sono costate “ripercussioni a livello lavorativo, emozionale e psicologico”, tradotti in “mobbing e demansionamento” nei confronti della donna, spinta alle dimissioni perché non ha retto “il rapporto di tensione con il direttore”.L'articolo “Molestie a sfondo sessuale e ritorsioni per chi diceva di no”: le accuse contro il direttore Agenzia italiana della cooperazione e lo sviluppo di Bogotà proviene da Il Fatto Quotidiano.