Gabanelli alla Festa del Fatto: “I cittadini pretendano di sapere i nomi degli assessori regionali alla Sanità prima del voto”

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Alla festa del Fatto Quotidiano, in corso al Circo Massimo fino a domenica 14 settembre, la giornalista Milena Gabanelli ha messo a nudo le fragilità della sanità pubblica italiana, indicando nel sistema di potere regionale e nella mancanza di trasparenza i nodi irrisolti che soffocano il Servizio sanitario nazionale.“Prossimamente andremo a votare in sette regioni. Lo scopo delle regioni è principalmente quello di gestire la sanità: l’84% del budget di ogni regione va in sanità”, ha ricordato Gabanelli. “Le regioni decidono quali ospedali aprire, quali chiudere, quali accreditare, quanti medici assumere e dove, quante risorse dedicare alle strutture per anziani o all’assistenza domiciliare. Insomma, la differenza sullo stato di salute la fa la qualità della politica regionale”.Da qui l’appello diretto ai cittadini: “Chiedete ai vostri candidati o al vostro candidato preferito di indicare prima del voto chi sarà l’assessore alla Sanità. È importante, perché se le cose funzionano male non è solo un problema di risorse, ma di come vengono gestite. Quindi. un problema di competenze e di organizzazione”.La giornalista ha passato in rassegna il meccanismo delle nomine: “Il presidente della Regione sceglie l’assessore alla Sanità, che nomina i direttori generali, che nominano a loro volta i direttori sanitari, amministrativi e medici. Poi si arriva ai primari, che oggi si chiamano dirigenti: i bandi ci sono, ma va sempre a finire che ad avere i requisiti richiesti è il prescelto, prescelto prima”.“Su questa modalità influiscono sempre i partiti – ha denunciato – e a seconda delle regioni e delle città anche i rettori, la massoneria, le associazioni cattoliche, i sindaci. Questo per dare l’idea che la competenza è l’ultimo dei requisiti richiesti”.Uno dei passaggi più duri è stato sulle liste d’attesa: “La premier Meloni e il ministro Schillaci avevano promesso che avrebbero pubblicato sulla piattaforma nazionale i dati comparabili regione per regione. I dati ci sono, ma non vengono pubblicati: presumibilmente usciranno dopo le elezioni. Sarebbe bene che i cittadini sapessero come sono messe le liste d’attesa nel loro ospedale o distretto. Oggi non è possibile”.Le cause, secondo Gabanelli, sono strutturali: “Negli ospedali accreditati, troppo spesso le liste sono chiuse o ti danno date talmente lontane che sei spinto ad andare a pagamento. E questo accade anche nelle strutture pubbliche: non riesci a fare una colonscopia, ma se vai a pagamento dallo stesso specialista, nello stesso ospedale, ce l’hai domani”.Alla carenza di visite e diagnostica si aggiunge la crisi della medicina di base: “Quando non riesci a contattare il medico di famiglia, perché non ti risponde o tiene l’ambulatorio aperto poche ore, ti fiondi al pronto soccorso. Il quale, come dice il nome, dovrebbe gestire solo le emergenze, e invece gestisce dai mal di pancia agli infarti”.Il risultato è un sistema al collasso: “Mancano medici, infermieri, letti. Tutto questo è legato al definanziamento, ma anche a cattiva organizzazione e a una non volontà di risolvere i problemi dentro una cornice chiara. Così si scarica tutto sulle assicurazioni. Ma allora smettiamola di raccontarci che abbiamo un’assistenza universalistica e gratuita per tutti, perché questo non è semplicemente vero”.Infine, un’ultima richiesta di trasparenza: “Esiste un comitato permanente per monitorare i conti e i Lea (Livelli essenziali di assistenza, ndr) delle Regioni, con rappresentanti dei ministeri e delle regioni stesse. Di fatto, le Regioni controllano se stesse, e i verbali non sono pubblici. Io vorrei che fossero pubblici. Perché non devono esserlo? Io voglio sapere come funzionano i conti della mia regione, posso pretenderlo”.L'articolo Gabanelli alla Festa del Fatto: “I cittadini pretendano di sapere i nomi degli assessori regionali alla Sanità prima del voto” proviene da Il Fatto Quotidiano.