Sono ormai anni che il mercato degli smartphone ha perso lo slancio che lo distingueva agli albori. Se prima ogni anno ci stupivamo con display nuovi, fotocamere più potenti, design rivoluzionati, ora assistiamo a iterazioni minime e prodotti sempre più simili, non solo tra lo stesso brand, ma anche in generale.E sia chiaro che il fenomeno non è solo estetico: riguarda hardware, software, prezzo, e anche le aspettative degli utenti. Ci abbiamo riflettuto un po' nel video qui sopra, che di seguito sintetizziamo nella sua essenza, invitandovi però a guardare con calma l'intero ragionamento. Guardando un po' a tutti i principali produttori di smartphone, alcune abitudini balzano particolarmente all'occhio, tanto da essere spesso oggetto di critiche o meme di vario genere.Uniformità del design: lo stesso brand, soprattutto sui top di gamma, tende a essere molto iterativo da un anno all'altro. E non è infrequente che anche marchi diversi adottino design quantomeno simili (es la "camera bar" posteriore dei Pixel che, in un modo o nell'altro, ha "fatto scuola").Hardware ormai maturo: le fotocamere hanno smesso di crescere di risoluzione, le batterie sui top sono abbastanza statiche, e se escludiamo alcuni produttori cinesi che ancora puntano molto sull'hardware per stupire, tra i modelli più venduti non c'è più molto fermento. Basti pensare alle fotocamere sotto al display, che sembravano sul punto di arrivare ovunque e poi sono sparite.Dato che l'hardware evolve meno, il software diventa spesso la variabile su cui puntare. Ma anche qui ci sono tante eccezioni. Dalle funzioni "USA only" (o quantomeno solo in inglese per lungo tempo) a quelle che puntano a stupire ma poi nella quotidianità non usa nessuno. È tutto ormai all'insegna dell'IA, come se non ci fossero risposte altrimenti. Anche noi utenti però non siamo del tutto esenti da "colpe", e tra queste due in particolare balzano all'occhio:Domanda alta per prodotti premium: molti (dati recentissimi Counterpoint) continuano a comprare smartphone costosi anche se le novità sono poche. Ciò riduce l'incentivo per i produttori a rischiare con design o soluzioni radicali.Abitudine all'uso passivo: l'uso prevalente è social, messaggistica, video. Se il telefono serve soprattutto per scrollare, l'importanza di innovazioni hardware rilevanti diminuisce rispetto a quelle estetiche o della fotocamera. Questo limita la pressione sui brand per differenziarsi.E poi diciamocelo, anche il mercato delle app è molto meno vivace di prima. Tanto ormai tutti usano solo social e IA (quest'ultima non così ubiqua, ma sempre di più lo sarà). Anche un launcher popolare come Nova, fermo al 18 maggio 2024, non era stato notato praticamente da nessuno. E con lui, la personalizzazione e il modding in generale hanno perso rilevanza per molti utenti, soppiantati da interfacce "default" più rifinite e aggiornamenti software molto più duraturi (il che è un bene, sia chiaro).Gli smartphone sono insomma prodotti maturi, che ci piaccia o no, come lo sono stati i notebook prima di loro. Questo non vuol dire che scompariranno, ma nemmeno che evolveranno in chissà cosa. Sono qui per restare, perché il loro schermo è ormai imprescindibile per molti di noi, ma è inutile pretendere chissà cosa di diverso da ciò che già sono.Quale sarà la next big thing non lo so: saranno i dispositivi basati solo su IA come quello a cui sta lavorando OpenAI? Forse sì, o forse no. Di certo gli smartphone hanno smesso di essere quello che verrà, e sono ormai un punto fermo del presente: nulla di più, nulla di meno.L'articolo Android è diventato noioso (e non solo lui) e la colpa è un po' di tutti sembra essere il primo su Smartworld.