Il centrodestra resta impantanato nel rebus delle candidature per le prossime elezioni regionali. Al vertice di maggioranza che si è tenuto oggi, 10 settembre, a Palazzo Chigi tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi, con la partecipazione del ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli, non è arrivata alcuna fumata bianca. Veneto, Puglia e Campania restano ancora senza un candidato ufficiale. L’unico punto su cui i leader dicono di aver fatto «un passo avanti» è quello dell’Autonomia differenziata, ma le dichiarazioni all’uscita dal vertice restano vaghe: «Si va avanti sul percorso», taglia corto Maurizio Lupi. Nessun trionfalismo, insomma, il tono generale resta quello di un cauto galleggiamento anche perché il vertice, durato poco più di un’ora, si è chiuso in anticipo. Meloni ha lasciato la riunione per partecipare a una call con il premier polacco Donald Tusk, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente francese Emmanuel Macron, il primo ministro britannico Keir Starmer e il segretario generale della Nato Mark Rutte. Al centro dell’incontro la questione dei droni russi abbattuti in Polonia.Il piatto da servire a PontidaSarà l’Autonomia differenziata l’unico “piatto identitario” che Salvini porterà in dote ai leghisti della prima ora e al pubblico che lo aspetta a Pontida, la kermesse storica della Lega, che si terrà il 21 settembre. Sperava – riferiscono – di sfruttare l’occasione per presentare ufficialmente il candidato leghista per il Veneto, Alberto Stefani, davanti alla sua base. Ma, con ogni probabilità, arriverà sul palco senza un nome condiviso. Intanto, però, da parte di Salvini l’investitura è già arrivata. «Dopo Zaia c’è Stefani», ha detto apertamente nei giorni scorsi. Un’uscita che non è passata inosservata a Giorgia Meloni, che oggi – durante il vertice di maggioranza – avrebbe richiamato Salvini alla cautela, stigmatizzando una mossa ritenuta prematura e unilaterale. La partita ancora non è chiusa.Il nome del Veneto solo dopo le MarcheLa strategia di Palazzo Chigi appare ormai: niente nomi prima del voto nelle Marche. Se Francesco Acquaroli, governatore uscente, tiene la Regione, Meloni potrà permettersi di “lasciare” il Veneto alla Lega. Ma se a vincere sarà il candidato del centrosinistra, Matteo Ricci, la premier si troverebbe senza nessuna regione targata FdI. E a quel punto, non è affatto detto che scelga di cedere proprio la terra del doge Luca Zaia. Il nome per il Veneto difficilmente si accenderà prima del 29 settembre, ultimo giorno utile per votare nelle Marche.L'articolo Elezioni regionali il vertice di maggioranza si blocca, Meloni scappa alla chiamata con i leader europei. Focus sull’Autonomia differenziata proviene da Open.