Quando negli anni Settanta Roma cresceva senza sosta, il bisogno di nuove case spinse il Comune a immaginare interi quartieri popolari destinati a migliaia di famiglie. È in questo contesto che nacque il Laurentino 38, un progetto che avrebbe dovuto rappresentare un modello innovativo di edilizia sociale, ma che nel tempo si è trasformato in uno dei simboli delle contraddizioni dell’urbanistica italiana.Il quartiere, costruito tra il 1976 e il 1984 e progettato dall’architetto Pietro Barucci, sorge tra via Laurentina e via Cristoforo Colombo. L’idea era quella di creare una “città nella città”: spazi verdi, servizi, negozi, centri culturali e abitazioni moderne per oltre 30.000 persone.L’elemento distintivo erano i grandi ponti sopraelevati, pensati per collegare le varie isole abitative e ospitare attività commerciali e sociali. Un progetto che guardava all’Europa e alle sue sperimentazioni urbanistiche, con l’obiettivo di favorire una nuova socialità urbana.Quello che doveva essere un polo di innovazione sociale si trasformò presto in un quartiere problematico. I servizi previsti non vennero mai realizzati e i ponti, invece di diventare luoghi di incontro, rimasero vuoti e in breve furono occupati abusivamente.Negli anni ’80 e ’90 il Laurentino 38 divenne sinonimo di marginalità, degrado e criminalità, un luogo spesso raccontato dalle cronache come “ghetto urbano” e simbolo del fallimento delle utopie architettoniche di quegli anni.Con il nuovo millennio arrivarono i primi interventi di riqualificazione. Dal 2006 in poi molti ponti sono stati demoliti e il quartiere ha iniziato un lento percorso di trasformazione. Nuove strade, sottopassi e spazi di socialità hanno cercato di restituire vivibilità a un’area troppo a lungo dimenticata.Oggi, pur tra difficoltà e contraddizioni, il Laurentino 38 sta cercando di costruire una nuova identità, fatta di progetti sociali, scuole, centri culturali e associazioni che lavorano per recuperare quel senso di comunità che il progetto originario aveva immaginato ma mai realizzato.Guardando le foto storiche del quartiere – dalle prime immagini dei cantieri negli anni ’70 ai ponti abbandonati degli anni ’90 – emerge tutta la parabola di un progetto che voleva rappresentare il futuro e che invece è diventato una lezione urbanistica e sociale.Il Laurentino 38 è oggi un quartiere in cerca di riscatto, memoria vivente di un’epoca di grandi sogni e grandi errori, ma anche di nuove possibilità di rinascita per chi lo abita.Si ringrazia “Raccolta Roma Sparita per aver conservato queste splendide foto.