Ilaria Salis salvata per un voto di scarto. Fino all’ultimo tutti hanno trattenuto il respiro e nessuno ha osato fare pronostici sul voto in plenaria al Parlamento europeo per difendere o meno l’immunità dell’europarlamentare di Sinistra italiana. Su 628 votanti, hanno votato a favore 306, contro 305 e 17 astenuti. Sulla carta i numeri erano a suo sfavore. La somma dei voti dei gruppi a suo sostegno (Socialisti, Renew, Verdi e The Left) sarebbe arrivata a 312, mentre le destre (Ppe, Patrioti, Ecr e Ens) potevano contare su 375 voti, senza contare i 32 dei non-iscritti, molti della galassia delle destre. Il voto segreto, chiesto e ottenuto dal centrosinistra, ha salvato l’eurodeputata. Anche se non sono mancati colpi di scena. Subito dopo l’annuncio dei risultati, l’eurodeputato ceco del Ppe Tomás Zdechovskì ha denunciato il malfunzionamento della scheda voto e chiesto di ripetere il voto. Richiesta respinta dalla presidente Roberta Metsola. La caccia ai franchi tiratoriLa caccia ai franchi tiratori non si è fatta attendere. I principali sospetti su chi non ha rispettato le indicazioni del gruppo sono ricaduti sui popolari, di varie delegazioni. L’Eurocamera era chiamata ad approvare la relazione del 24 settembre adottata dalla commissione Affari legali (JURI) che a sorpresa aveva raccomandato, sempre con un voto di scarto, di non revocare l’immunità di Salis. Normalmente i voti sull’immunità sono piuttosto tecnici e i gruppi tendono a evitare prese di posizioni politiche nette. Il relatore del caso nella commissione Juri è chiamato a verificare che i fatti di cui è accusato il membro del Parlamento non siano dovuti a un ‘fumus persecutionis’, ovvero alla volontà degli inquirenti di perseguitare un esponente politico nel corso del suo mandato o durante la sua candidatura – e questo non era il caso di Ilaria Salis – e se non siano di lieve entità. In tutti gli altri casi, l’istituzione tende a concedere la revoca dell’immunità per permettere alle autorità giudiziarie di procedere. Il contrario sarebbe stata una strenua difesa di un privilegio. Il caso Salis, invece, è stato del tutto singolare. Perché chi chiedeva di processarla e rispedirla in prigione prima ancora della condanna è il governo di Viktor Orban, accusato di non rispettare lo Stato di diritto, né tantomeno di garantire condizioni dignitose ed eque ai detenuti. Da qui il voto in dissenso di molti eurodeputati che hanno voluto mandare anche un segnale al regime ungherese. Salis: “Vittoria dello stato di diritto e dell’antifascismo”“Siamo tutti antifascisti“, è il commento a caldo dell’eurodeputata che definisce il voto “una vittoria per la democrazia, lo stato di diritto e l’antifascismo” e chiede di occuparsi ora di un’altra attivista, Maja, che è “detenuta nelle carceri ungheresi in condizioni vergognose ed è sottoposta a un processo farsa dove viene trascinata in catene come una bestia”. Salis è accusata dalle autorità ungheresi di aver partecipato all’aggressione di due attivisti neonazisti nel febbraio 2023 durante una contro-manifestazione a Budapest nel Giorno dell’Onore, una rievocazione storica di omaggio a militanti filonazisti. Arrestata l’11 febbraio 2023, ha passato 15 mesi in carcere a Budapest durante i quali sono state sollevate molte critiche per le sue condizioni. Per ottenere la liberazione, è stata poi candidata dall’Alleanza Verdi-Sinistra alle Europee, facendo il pieno di preferenze e risultando eletta. Lei stessa, tramite i suoi legali, chiede di essere processata in Italia, probabilmente sapendo che non ci sono molte possibilità che il governo si metta ad aprire un altro capitolo spinoso in contrapposizione con Budapest. Scontro Lega-Forza Italia sul voto I Patrioti, dove siedono Fidesz, il partito di Orban, la Lega e Rassemblement National, non hanno mai smesso di invocare il carcere per l’eurodeputata. E proprio dalla Lega sono partiti molti attacchi ai colleghi popolari, accusati di averla salvata nel segreto dell’urna. “Qualcuno che si dice di ‘centrodestra’ ha votato per salvare la signora Salis dal processo. Vergogna!“, scrive il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini. Parole che hanno provocato subito uno scontro con l’altro vicepremier e segretario di FI, Antonio Tajani, che ribatte: “Le chiacchiere stanno a zero. Le calunnie non le accettiamo, gli insulti non li accettiamo. Non c’è nessuno che tradisce, nessuno che fa giochi strani”. Dura la reazione anche da parte del premier ungherese. “Bruxelles protegge i propri membri: Péter Magyar mantiene la sua immunità, Ilaria Salis mantiene la sua. Ai burocrati di Bruxelles piace dare lezioni, ma i pezzi del loro puzzle dello Stato di diritto semplicemente non combaciano“, scrive Orban, che nomina anche Péter Magyar, il leader dell’opposizione ungherese, dato per favorito alle elezioni del prossimo anno, salvato anche lui da tre richieste di revoca della sua immunità, una per presunto furto e due per diffamazione.Questo articolo Ilaria Salis salvata per un voto, no alla revoca dell’immunità. Scontro sui ‘franchi tiratori’ proviene da LaPresse