Mercati, digitale, infrastrutture, le mappe del potere nel libro di Luca Picotti

Wait 5 sec.

Mercati, digitale, infrastrutture, le mappe del potere nel libro di Luca Picotti.Picotti parla delle nuove mappe del potere globale vanno lette con un nuovo approccio. Nelle nuove geografie del potere i confini non sono più solo linee tracciate sulle carte, ma costruzioni artificiali che attraversano mercati, piattaforme digitali, rotte e infrastrutture strategiche.Il viaggio proposto dal libro (pubblicato per i tipi di Egea) comincia nel titolo, ‘Linee invisibili: geografie del potere tra confini e mercati’. L’autore – che è giurista e analista – spiega come il diritto, la geopolitica e l’economia ridisegnano i confini invisibili che regolano la nostra vita, tra sanzioni, supply chain, dati e nuove guerre commerciali. Non dimentichiamoci della querelle dei dazi Usa per esempio con l’Ue.Picotti fa capire come la geopolitica è tornata al centro della scena, ma si muove su piani sempre più sofisticati e nascosti. Il libro soddisfa la curiosità di chi si chiede, per esempio, come mai le imprese occidentali non sono uscite immediatamente dalla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Perché è così importante la geografia nella localizzazione dei propri asset. Chi controlla i dati di TikTok o le comunicazioni satellitari. Perché il reshoring è più facile a dirsi che a farsi.Picotti mostra come la geografia giuridica della globalizzazione rappresenti oggi l’articolato campo di gioco in grado di determinare il successo o il fallimento di Stati e imprese, attraversando catene del valore, piattaforme digitali, multinazionali, centri finanziari e tecnologie. Con esempi reali l’analista e giurista spiega come dalle linee invisibili riemerga, valorizzato, il concetto di nazionalità – delle imprese, delle merci e delle persone – e come il rapporto tra diritto, territorio e potere stia andando a ridefinire la sovranità degli Stati in una fase di accesa competizione.Il libro analizza anche le criticità emerse negli ultimi anni di fronte ai tentativi di reshoring (il ritorno della produzione e delle filiere strategiche nei Paesi d’origine o in aree considerate più sicure e affidabili) perseguiti da diversi Governi alla luce delle crisi recenti.Inversioni di rotta rivelatesi più difficili del previsto: il reshoring – chiarisce Picotti – comporta costi elevati, la necessità di ricostruire competenze e capacità produttive, e spesso si scontra con la realtà di ecosistemi industriali che non sono facilmente replicabili altrove.Mancanza di manodopera specializzata, costi energetici e logistici superiori, dipendenza da fornitori globali per componenti chiave: nonostante i proclami, il reshoring è spesso più facile a dirsi che a farsi. E, in molti casi- spiega l’autore – si traduce in una regionalizzazione delle catene del valore piuttosto che in un vero ritorno alla produzione nazionale.Per Picotti “la difficoltà nell’orientarsi in questo mondo complesso, frammentato e conflittuale comporta un aggravio dei costi di consulenza strategica, economica e legale. Tutto questo rischia di tramutarsi in prezzi più alti per il consumatore finale, meno diversità nel paniere dei beni, una ridotta ricchezza in generale”.L’auspicio dell’autore è “conservare un minimo di interdipendenza e cooperazione, anche tra attori che appartengono a sistemi valoriali diversi”; perché “se la pace degli scambi economici era un’illusione, non per questo bisogna gettar via il bambino con l’acqua sporca. Il rischio altrimenti è trasformare comprensibili preoccupazioni politico-strategiche in scenari di autarchia e chiusura, con tutti i relativi pericoli annessi”.Questo articolo Mercati, digitale, infrastrutture, le mappe del potere nel libro di Luca Picotti proviene da LaPresse