Da Parma all’Europa, la storia del birrificio italiano più premiato al mondo: «Metodo artigianale e struttura industriale, così è arrivata la svolta»

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«Ogni birra è un viaggio», che parte però sempre da Soragna, nella provincia nord-ovest di Parma. È la filosofia di fondo del Birrificio del Ducato, la realtà nata nel 2007 dall’idea di tre soci appassionati come Emanuele Aimi, Manuel Piccoli e Giovanni Campari. Come tante altre realtà italiane, segue la scia dei grandi nomi che tra gli anni Novanta e i primi Duemila hanno inaugurato la stagione mai conclusa della birra artigianale tricolore, come il Birrificio di Lambrate o la cuneese Baladin. La loro idea è di reinterpretare in chiave italiana le classiche ricette che nascono nei Paese con una tradizione birraria più radicata, come la Germania, la Repubblica Ceca o gli Stati Uniti. «Nel 2007 la birra artigianale italiana è ancora al suo inizio – spiega Elena Corea, marketing & communication manager – già da subito, però, iniziamo a farci conoscere come eccellenza». E così oggi il Birrificio del Ducato è tra le realtà birrarie più premiate in Italia e la prima ad ottenere – nel 2008 – un riconoscimento internazionale, grazie alla sua birra Verdi Imperial Stout, medaglia d’oro allo European Beer Star di Norimberga, una delle roccaforti della bevanda luppolata.© Andrea VeroniL’acquisizione e il primato A cavallo tra il 2016 e il 2017, la vera svolta, con l’acquisizione da parte del grande gruppo belga Duvel Moortgat. «A quell’epoca tutti si erano accorti di noi anche in terra straniera», ricorda Corea. «Rimaniamo ad oggi il birrificio italiano più premiato al mondo, abbiamo ormai 140 premi vinti in in soli 15 anni di attività». L’acquisizione ha portato a una virata verso nuove tecnologie e metodi produttivi più efficaci, ma conservando sempre le stesse ricette originali. «Dal 2017 abbiamo iniziato a cambiare, ci siamo strutturati maggiormente, appunto. Il gruppo ha investito sul laboratorio, e di conseguenza ancor di più sulla qualità dei prodotti».Tradizione e innovazione«Attualmente abbiamo sette birre nel settore Horeca (hotellerie-restaurant-café, ndr) e dal 2022 ci occupiamo anche della vendita e distribuzione di altri marchi del gruppo. Un esempio sono Chouffe e Duvel, che sono presenti nella grande distribuzione», riferisce ancora Corea. Nonostante a livello legislativo, dopo l’acquisizione da parte del gruppo belga, il Birrificio del Ducato non sia più definibile come “artigianale”, la sua produzione – di fatto – è rimasta quella tradizionale. Due regole ferree, dal 2007 a oggi, non sono cambiate: «I nostri prodotti sono da sempre non filtrati e non pastorizzati», spiega Corea. La filosofia aziendale, fondata sulla qualità, resta quindi invariata. Negli anni si è consolidata la consapevolezza dell’identità dell’azienda. Questa ha permesso di far risaltare lo slogan “ogni birra è un viaggio” attraverso un’offerta variegata e originale. «Ogni birra ti trasmette qualcosa di diverso, come un viaggio onirico», sottolinea Corea.© Andrea VeroniLa Pils «made in Emilia»Anche dopo l’acquisizione, l’azienda ha preservato la propria anima parmigiana. «La birra di cui andiamo più fieri è la ViaEmilia, perché è stata la prima in assoluto – racconta soddisfatta la manager – ed è molto legata al territorio». In quasi vent’anni la ricetta non è cambiata. Si tratta di una Pilsner, una bionda a bassa fermentazione originaria della Repubblica Ceca. Ma la forza del Birrificio del Ducato sta proprio nell’innovare le classiche versioni delle birre più celebri al mondo con un tocco di italianità e, in particolare, di qualità tipica della Food Valley, il territorio dell’Emilia-Romagna compreso tra le province di Parma, Reggio Emilia e Modena.Le birre della Gen ZCon i suoi 22 dipendenti, oggi, il Birrificio del Ducato ama definirsi «un ibrido» tra una grande realtà e un’azienda di stampo artigianale. «Abbiamo la struttura di una grande industria, perché a livello di organizzazione aziendale siamo molto più avanti di un classico birrificio artigianale italiano, ma dall’altra parte siamo ancora un prodotto fatto con metodo artigianale», spiega Corea. Tra gli obiettivi, quello di soddisfare sempre più la curiosità di un pubblico che sta cambiando gusti. «Oggi i clienti vengono a trovarci non solo per assaggiare quello che facciamo, ma anche per scoprire come lo facciamo». Per l’azienda, però, è importante non farsi influenzare troppo dal mercato e preservare la propria originalità. «Abbiamo osservato che le nuove generazioni amano bere birre poco alcoliche o non alcoliche. In quest’ottica, stiamo pensando a nuove birre a bassa gradazione, ma in generale preferiamo percorrere la nostra strada e andare avanti con la nostra idea di birra, quella capace di raccontare una storia e diregalare un’esperienza autentica a chi la assaggia», conclude Corea.Foto di copertina: Da sinistra, Giada Casino, logistic operator, Elena Corea, marketing & communication manager e Laurens Nies, direttore commerciale del Birrificio del DucatoL'articolo Da Parma all’Europa, la storia del birrificio italiano più premiato al mondo: «Metodo artigianale e struttura industriale, così è arrivata la svolta» proviene da Open.