La Procura generale di Milano scrisse all’ex procuratore aggiunto di Pavia, Mario Venditti, esattamente due mesi prima che lo stesso decidesse di chiedere l‘archiviazione per Andrea Sempio nell’inchiesta sul delitto di Garlasco, sottolineando come l’amico di Marco Poggi “non risulta aver svolto alcun ruolo né risulta avere mai avuto alcuna collocazione nella vita di Chiara Poggi” e che “non esiste alcun contatto diretto tra i due soggetti in base ai dati telefonici e in base ai dati informatici” nei “sei mesi precedenti all’omicidio, né in epoca anteriore”. È quanto emerge da un ‘Appunto per Mario Venditti’, di cui LaPresse ha preso visione, che la sostituta procuratrice generale di Milano, Laura Barbaini, invia il 17 gennaio 2017 con l’intestazione della Procura generale presso la Corte d’appello di Milano all’ex magistrato pavese, oggi indagato dalla Procura di Brescia per una presunta corruzione da parte della famiglia Sempio per far archiviare quel fascicolo, nato da un esposto della madre di Alberto Stasi. Nella nota, composta di 13 pagine e che viene inviata a Venditti due mesi prima della richiesta di archiviazione del 16 marzo 2017 e 20 giorni prima dell’interrogatorio con Sempio del 10 febbraio 2017, si parla del coinvolgimento del commesso di Voghera nell’omicidio del 13 agosto 2007 come di un’ipotesi priva di “ogni razionalità e plausibilità”. “Le perquisizioni nella abitazione di Chiara Poggi e presso l’Ufficio” non “consentono l’acquisizione di scritti, foglietti o appunti che riguardino un qualsiasi contatto tra Sempio Andrea e Chiara Poggi”, né “alcun cenno ad Andrea Sempio in qualche modo compare sul computer di Chiara”, si legge.La magistrata: “Totale vuoto probatorio e indizi irrilevanti”Barbaini parla del “più totale vuoto probatorio” e di indizi “del tutto irrilevanti” a suo carico, puntando il dito, dopo aver sostenuto l’accusa nel processo d’appello bis che ha portato alla condanna di Stasi, contro la difesa dell’ex fidanzato. “Alberto Stasi ha sempre operato in modo da condizionare gli interventi e i non interventi degli investigatori dell’epoca e dell’autorità giudiziaria“, scrive. “A titolo di esempio, ha fatto comparire nel 2014 una bicicletta nera da la Luxory olandesina, risultata diversa, secondo la Cassazione, da quella visionata la mattina del 14 agosto 2007” dal maresciallo Marchetto dei carabinieri assieme al padre di Stasi, come “non ha mai indicato il venditore della bicicletta Umberto Dei, necessario per verificare la originalità o meno dei pedali della bicicletta”, né ha dichiarato “di avere nella disponibilità una bicicletta nera da donna”, il giorno dell’omicidio. L’oggi 42enne, detenuto a Bollate in regime di semi libertà, avrebbe sempre scelto “il modo e il momento per tentare ancora una volta di condizionare l’azione degli investigatori (in questo caso di Pavia)” con “informazioni peraltro già scrutinate dai precedenti giudici e dalla Corte di Assise di Appello”, incluse le “conversazioni” di 2, 8 e 21 secondi verso casa Poggi del 7-8 agosto 2007 e lo “scontrino del parcheggio di Vigevano”.Questo articolo Delitto Garlasco, Pg Milano a ex pm Venditti: “Ipotesi Sempio priva di ogni razionalità” proviene da LaPresse