Il padre di Sempio chiarisce l'uso dei contanti: "Eravamo in balia degli avvocati"

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AGI -  "Ma voi avevate mai chiesto quanto avreste speso di spese legali?". "No, eravamo in balia degli avvocati, non avevamo chiesto a nessuno, e nessuno ci aveva detto a quanto sarebbero ammontate le loro parcelle. Noi andavamo li' e pagavamo, bastava che tirassero fuori il figlio. Pagavamo tutto quanto necessario, per poter andare avanti e tirar fuori Andrea, facendo le cose che andavano fatte".Il botta e risposta è tra gli investigatori - carabinieri e finanzieri - e Giuseppe Sempio, sentito come persona informata sui fatti il 26 settembre scorso nell'ambito dell'inchiesta della procura di Brescia in cui è indagato l'ex procuratore di Pavia Mario Venditti per corruzione in atti giudiziari. Gli investigatori insistono: "Lei, sua moglie Daniela o vostro figlio avete conservato fatture relative ai pagamenti di avvocati e/o consulenti" in relazione all'indagine del 2017?. "Per quello che ricordo io, dovremmo avere solo la fattura della consulenza di Luciano Garofano. Per gli avvocati noi pagavamo in contanti quando andavamo in ufficio e alla fine avrebbero dovuto farci la fattura. Gli avvocati dell'epoca non hanno mai rilasciato nè ricevute nè fatture".    Giuseppe Sempio viene invitato a spiegare perché pagassero solo in contanti. "Non ricordo, so solo che pagavamo in contanti, ma credo che volendo avremmo anche potuto pagare in altri modi. Non andavamo spesso dagli avvocati, ma ogni qual volta c'erano delle novità, ci chiamavano, e ci dicevano di portare per la volta successiva del denaro ad esempio due o tremila euro. Capitava che gli avvocati ci chiamassero due volte in una settimana, mentre capitava anche che ci chiamassero una sola volta alla settimana. Ogni qual volta ci chiamavano, ci chiedevano di portare dei soldi"."Che mole di documenti hanno procurato gli avvocati a fronte di tali pagamenti?" Domandano gli investigatori. "Non so, noi non eravamo esperti, e dipendevamo da quello che ci dicevano, noi non capivamo nulla" risponde il padre di Andrea Sempio.   Una nota di previsione per le spese legali. Questo rappresentava, spiega Giuseppe Sempio, il padre di Andrea, l'appunto "Venditti gip archivia X 20.30 euro" nel quale invece la Procura di Brescia intravvede il prezzo della corruzione dell'allora pm Mario Venditti."Dovrebbe essere una previsione di spesa che avevamo fatto noi in casa, su quanto avremmo dovuto pagare agli avvocati alla fine della faccenda" detta a verbale l'uomo, sentito dai finanziari di Brescia e Pavia e dai carabinieri di Milano come testimone lo scorso 26 settembre. E arriva anche la sua spiegazione su chi fossero "quei signori li'" ai quali erano destinati dei soldi di cui parla con la moglie Daniela in una conversazione in auto."Sicuramente intendevo gli avvocati.Sono sicuro che mi riferivo agli avvocati". In quei mesi di angoscia per le sorti del figlio, nel 2017, spesero "tra i cinquantacinquemila e i sessantamila euro" per gli avvocati. "Visto che l'archiviazione è arrivata circa tre mesi dopo l'iscrizione, non è strano avere speso sessantamila euro per tre avvocati per tre o quattro mesi?" Chiedono gli inquirenti. "Lo so che sembra strano, ma è cosi'. Noi eravamo nelle loro mani, e non sapevamo una virgola di cosa facessero" torna a dire Giuseppe che per tutto il confronto raffigura lui e la moglie come "in balia" delle esigenze degli avvocati.La madre di Sempio: "Scegliemmo Lovati perchè costava poco" I genitori di Andrea Sempio decisero a un certo punto di farsi seguire solo dall'avvocato Massimo Lovati "perché ci è costato solo poche centinaia di euro, e cosi' l'avvocato Taccia. Abbiamo coperto solo le spese vive per pagare diritti di cancelleria". Lo mette a verbale, sentita come testimone, Daniela Sempio, la madre dell'indagato nell'inchiesta della Procura di Pavia."Dal 11 gennaio 2017 al 26 gennaio 2017 ci sono uscite di denaro contante dai conti di suo marito e di suo figlio per tredici mila euro. A chi sono finiti quei soldi?" Domandano finanzieri e carabinieri. "Sono finiti all'avvocato che abbiamo trovato noi"."Si riferisce a Soldani? Possibile che in quindici giorni, ben tredicimila euro in contanti siano finiti nelle mani dell'avvocato Soldani?"incalza chi fa le indagini. "Io so cosi'" risponde secca la donna. Come il marito, anche lei viene invitata a spiegare chi fossero "quei signori li'" a cui dare dei soldi, con una "formula" da trovare, nell'intercettazione del febbraio 2017."Lei ci dice che è riferito al pagare gli avvocati. Ma voi dall'11 al 26 gennaio avevate già fatto prelievi per tredicimila euro in contanti, che oggi ci sta dicendo erano serviti per i legali. Dunque la 'formulà per gli avvocati ce l'avevate già Allora, ci dice chi intendeva col pagare quei signori li'?". "Guardi. Non lo so, sono passati tanti anni, io non mi ricordo, chiedete a mio marito""Non torna neanche la modalità con la quale sono stati prelevati i soldi in contanti. Perchè coinvolgere terze persone?" chiedono gli investigatori che vogliono capire perché avessero coinvolto dei familiari sui cui conti sono stati trovati movimenti ritenuti sospetti dai pm."Guardi tutti quei soldi ci sono serviti per pagare gli avvocati. Sapevamo che poi alla fine gli avvocati ci avrebbero fatto le fatture, ma poi non le abbiamo mai chieste. Le mie cognate si sono offerte di aiutare Andrea. Erano molto ben messe finanziariamente, avevano molta disponibilità economica".  Clicca qui e iscriviti al nostro canale Whatsapp! Le notizie, in tempo reale, dell'Agenzia Italia ora anche sul tuo smartphone