Sto ascoltando vari telegiornali che parlano ovviamente del tema francese e della necessità di riequilibrare il bilancio della Francia. È la stessa litania che hanno utilizzato per noi, tra il 2011 e il 2014, quando si è verificata quella che potremmo definire una sorta di colpo di stato finanziario. In quel periodo, fu mandato via un governo eletto in modo legittimo per instaurare, sostanzialmente, un governo di tipo finanziario. Questo cambiamento inaugurò una stagione che iniziò con l’onorevole Monti e con una politica di rigore, restaurazione e, soprattutto, il rispetto dei cosiddetti vincoli europei.Questi vincoli europei stanno strozzando ormai tutti i paesi europei. Non solo l’Italia, ma anche la Germania, la Francia e altri paesi si trovano sotto la pressione di politiche di austerità che sembrano non lasciare via di scampo. La Francia, in particolare, si trova a dover mettere in atto manovre di lacrime e sangue, come quelle che noi italiani abbiamo dovuto affrontare: distruzione dello stato sociale, abbattimento del welfare, sanità e pensioni messe in discussione. Questa situazione è molto triste, poiché, a distanza di oltre un quarto di secolo, non sembra essere stato compreso il vero problema, o meglio, si fa finta di non averlo capito.Il punto centrale è che la distruzione della domanda interna di un paese non può essere compensata dall’evoluzione della domanda estera. L’idea di poter esportare continuamente beni e servizi in giro per il mondo, come se il mercato globale fosse un luogo in cui tutti devono esportare senza che nessuno importi, è evidentemente un’idea sbagliata. La realtà è che la contrazione del mercato interno porta inevitabilmente alla riduzione della spesa pubblica e, conseguentemente, alla contrazione dei mercati privati: sia quello delle imprese che delle famiglie.Gli effetti sociali di queste politiche sono sotto gli occhi di tutti: perdita di potere d’acquisto reale per i lavoratori, salari che non sono adeguati all’inflazione, costi che sembrano alle stelle. Il problema è che non c’è più la redditività delle imprese e delle famiglie, che è la base di ogni economia sana.Mi auguro che, prima o poi, queste dinamiche vengano comprese dalla gente, dai cittadini. Che ci sia una ribellione pacifica contro un orizzonte politico ed economico che ha imprigionato molti paesi nella gabbia dell’Unione Europea. Una gabbia che, evidentemente, ha avvantaggiato solo alcuni, mentre per molti altri si è rivelata dannosa.Ad esempio, l’indipendenza della Banca Centrale Europea dalla politica è stato un passo fondamentale per permettere che la BCE fosse, di fatto, sotto il controllo dei poteri finanziari, anziché essere al servizio dei parlamenti democraticamente eletti. Nei sistemi europei, infatti, i parlamenti nazionali, espressione diretta della volontà popolare, non hanno alcun valore politico né giuridico, mentre le decisioni economiche vengono prese da entità che non rispondono ai cittadini.Malvezzi Quotidiani, comprendere l’economia umanistica con Valerio MalvezziThe post Colpo di Stato finanziario in Francia? appeared first on Radio Radio.