di Alessandra Fabbretti / Dire * –E’ stato assegnato a Maria Corina Machado, “leader delle forze democratiche del Venezuela”. il Premio Nobel per la Pace 2025. L’annuncio, da Oslo, segue la decisione della commissione di cinque membri, eletta dal Parlamento norvegese.E’ stato definito “instancabile” il lavoro che la neovincitrice del Nobel per la Pace ha svolto “nella promozione dei diritti democratici del popolo venezuelano e per la sua lotta per raggiungere una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia“.Maria Corina Machado, ingegnera, politica e attivista venezuelana classe 1967, è fondatrice dell’associazione civile Sumate ed è ritenuta espressione di quella parte della popolazione venezuelana che si oppone al governo del presidente Nicolas Maduro, accusandolo di aver instaurato un regime autoritario e di aver falsificato i voti dell’ultima elezione presidenziale, rivendicando invece la vittoria dallo sfidante Edmundo Gonzalez Urrutia. Quest’ultimo era parte di una piattaforma politica condivisa con Machado.Come hanno evidenziato da Oslo, “Machado era la candidata alle presidenziali del 2024, ma il regime ha bloccato la sua candidatura, e quindi Machado ha dovuto sostenere il leader di un altro partito, Edmundo Gonzalez Urrutia. Allora, centinaia di migliaia di volontari si sono mobilitati e sono stati formati come osservatori del voto, per assicurare elezioni trasparenti e giuste, e per questo sono andati incontro ad abusi, arresti e torture”.“Esempio di straordinario coraggio civile” tra i leader democratici dell’America Latina “in temi recenti”, il grande pregio di Maria Corina Machado è quello di aver saputo imporsi come “figura chiave nell’unificare forze politiche di opposizione un tempo profondamente divise”, trovando terreno comune nella “richiesta di elezioni comuni e rappresentatività”. Un’azione che sta “al cuore della democrazia che difende il potere popolare”.Il comitato per il Nobel ha voluto evidenziare come “La democrazia sia precondizione per una pace duratura, tuttavia viviamo in un mondo in cui è minacciata da tanti regimi autoritari”. Tra questi, “quello venezuelano”, a causa del quale “Circa 8 milioni di persone hanno dovuto lasciare il paese.L’opposizione è stata sistematicamente repressa tramite brogli elettorali, procedimenti legali e incarcerazioni”. Da paese “democratico e prospero”, il Venezuela “è diventato uno stato brutale e autoritario che soffre una crisi umanitaria profonda, dove gran parte della popolazione vive in povertà”.Come fondatrice del movimento Sumate, “Machado si è sollevata per elezioni libere e giuste oltre cent’anni fa. Come lei stessa disse, ‘It’s a choice between ballots or bullets’”, ossia “è una scelta tra i seggi e le pallottole”. Da allora si batte per “l’indipendenza della magistratura, diritti umani e rappresentanza popolare, spendendo anni per la libertà della sua popolazione”.Il Nobel per la Pace è stato particolarmente al centro delle speculazioni dei media e della politica internazionale, per via della candidatura del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per via della presentazione di un piano in venti punti per porre fine al conflitto nella Striscia di Gaza. In lizza, inoltre, la rete sudanese Emergency Response Rooms, un’associazione umanitaria chiave nel dare assistenza ai civili nel quadro della guerra civile in corso nel Paese; Yulia Navalnaya, vedova del dissidente russo Alexei Navalny, morto nelle carceri russe; il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, seguito dall’Unrwa (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel Vicino Oriente), Medici senza Frontiere e poi l’attivista Greta Thunberg, che con la Flotilla è in prima linea per denunciare il genocidio a Gaza e per porre fine al blocco israeliano sulla Striscia.E ora si aspetta la “risposta” di Trump. In Norvegia hanno qualche timore…* Fonte: agenzia Dire.