L’Ue stringe sulle coperture diplomatiche russe. E si tuffa nella zona grigia

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L’Unione europea ha deciso di intervenire sul fronte della sicurezza diplomatica, dopo mesi di allarmi lanciati dalle agenzie di intelligence e dai governi membri. Come riporta il Financial Times, il Consiglio ha trovato l’intesa per limitare la libertà di movimento dei diplomatici russi all’interno del territorio comunitario, in risposta all’aumento delle operazioni di sabotaggio attribuite a spie di Mosca coperte da status diplomatico.Incendi dolosi, cyberattacchi, manomissioni infrastrutturali e incursioni con droni vi sarebbe una campagna coordinata volta a destabilizzare i partner europei di Kyiv. Un modus operandi ormai collaudato. Spie che si presentano come diplomatici o sotto copertura giornalistica (come nel caso di Vienna), formalmente assegnati a una capitale dell’Unione, ma in realtà operative oltre confine per eludere i controlli delle intelligence locali.La misura obbligherà i diplomatici russi a notificare preventivamente ogni spostamento al di fuori del Paese ospitante.La spinta cecaPrima del recente risultato elettorale, interferenze comprese, Praga ha insistito sul dossier fin da maggio 2023, sostenendo che la mancanza di restrizioni facilitasse l’operatività clandestina dei russi nell’Europa centrale. La Repubblica Ceca aveva infatti già espulso diversi diplomatici sospetti, ma la vicinanza geografica ad Austria, dove centinaia di funzionari russi restano accreditati, rende il problema ancora più urgente. Da Vienna, infatti, molti possono muoversi legalmente oltre confine.Il ministro degli Esteri Jan Lipavský ha riassunto la logica della misura con una formula semplice: “Non esiste uno Schengen per la Russia. Non ha senso che un diplomatico accreditato in Spagna possa recarsi a Praga quando vuole. Bisogna applicare una reciprocità rigorosa sui visti diplomatici, come previsto dalla Convenzione di Vienna”.Non è un caso che la Repubblica Ceca spinga con decisione. Nel 2014 fu teatro di uno degli episodi più gravi di sabotaggio russo in territorio Ue: le esplosioni nei depositi di munizioni di Vrbětice, che causarono due vittime, attribuite agli uomini del Gru.Il pacchetto sanzioni e l’ostacolo ViennaLa stretta ai diplomatici rientra in un pacchetto di nuove sanzioni europee, costruite come risposta all’invasione su larga scala dell’Ucraina.Tra il dire e il fare, in sede europea, c’è spesso di mezzo l’unanimità. E questa viene utilizzata e sfruttata dagli attori antieuropei come debolezza intrinseca, come arma a loro favore, come leva da tirare.  Per settimane l’ultimo ostacolo è stato il veto ungherese, che Budapest ha infine ritirato. A rallentare il percorso legislativo è ora l’Austria, che chiede di alleggerire le sanzioni nei confronti dell’oligarca Oleg Deripaska. Il motivo? Compensare la banca Raiffeisen, costretta a pagare sanzioni in Russia. La partita si sposta così al prossimo round di negoziati, previsto mercoledì.Il messaggioLe cancellerie europee intendono affermare che lo spazio comunitario non può trasformarsi in una zona franca per operazioni clandestine russe. In altre parole, l’Europa, consapevole della guerra ibrida di Mosca e dei suoi attori (guerra cognitiva, agenti russi, spie usa e getta, criminalità locale, sabotaggi e provocazioni a bassa intensità), troverà un’Europa meno permeabile e più coordinata.Un tuffo nella zona grigiaLe linee di confine tra vero e falso, tra guerra e minaccia, tra civile e militare si erodono in quello che diventa un dominio onnicomprensivo, i cui tentacoli arrivano ovunque, intrecciandosi con ogni altro dominio e costringendo le agenzie di intelligence e i governi a nuove categorizzazioni concettuali. Questa è la guerra ibrida di oggi. E nel gioco della guerra ibrida, i diplomatici non sono più soltanto diplomatici, l’immigrazione non è solamente un fenomeno sociale, le reti criminali nazionali non sono solo fenomeni interni. Così come le infrastrutture energetiche e di comunicazione non rappresentano solamente reti di necessità e opportunità e l’istruzione e la formazione delle nuove generazioni non significano solamente processi educativi. Tutto viene armato, bellicizzato.Dall’invasione in Ucraina ad oggi, le agenzie di intelligence russe (ma non solo)  hanno intensificato le operazioni di sabotaggio e disturbo in Europa. Droni, cyber-attacchi, sconfinamenti aerei, campagne di disinformazione e di disturbo dei processi elettorali, operazioni di guerra cognitiva e di influenza, manipolazione dei testi scolastici. Episodi che abitano la cosiddetta grey zone, quel limbo tra pace apparente e guerra dichiarata. Secondo lo IISS di Londra, le azioni di sabotaggio russe contro le infrastrutture europee sarebbero più che triplicate tra il 2023 e il 2024.L’obiettivo? Logorare, dividere, confondere, impaurire, costringere all’inazione o alla discordia. Mettere alla prova la coesione occidentale. Non è un caso che a essere colpiti siano spesso Paesi chiave per il sostegno a Kyiv. La Danimarca, che a dicembre inizierà a ospitare la produzione di missili ucraini; la Polonia, hub principale per il transito degli aiuti militari.Il paradosso, non immediatamente evidente,  è che più l’Europa rafforza difese e deterrenza, dal drone wall Ue alle esercitazioni Nato nel Baltico, più Putin sembra soddisfatto. Nella strategia di logoramento indiretto dello Zar, costringere gli europei a concentrare risorse su se stessi significa sottrarle a Kyiv. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, riguardo i tempi che stiamo vivendo, ha dichiarato: “Non siamo in guerra, ma non siamo nemmeno più in pace”. È esattamente il terreno grigio in cui gli avversari dell’Europa e dell’Occidente piantano i loro frutti. Ed è esattamente il terreno che dobbiamo iniziare ad abitare in modo più agile, consapevole, coordinato e attrezzato.