«Non scrivere nulla. Tracce nelle mail non se ne lasciano. A voce quello che ti pare». L’ordine è categorico. A pronunciarlo, il 17 luglio 2020, è Giuseppe Pompilio, allora vice direttore sportivo del Napoli, in un messaggio a Cristiano Giuntoli, direttore sportivo del club. È l’estate in cui la società azzurra si appresta a concludere l’acquisto più costoso della propria storia: Victor Osimhen dal Lille. Un affare – ricorda l’edizione odierna de La Repubblica – da 50 milioni in contanti più altri 20 in calciatori, che secondo la Procura di Roma poggerebbe su basi poco solide. Le contropartite tecniche — valutate a cifre ritenute gonfiate — avrebbero avuto come unico scopo quello di generare plusvalenze fittizie. Il quotidiano, grazie a un’informativa della Guardia di Finanza, ha ricostruito nei dettagli quella trattativa. I pubblici ministeri Lorenzo del Giudice e Giorgio Orano hanno chiesto il rinvio a giudizio per falso in bilancio nei confronti del presidente Aurelio De Laurentiis e dell’amministratore delegato Andrea Chiavelli. I due direttori sportivi non risultano invece indagati. Le stesse carte non sono state ritenute sufficienti dal procuratore Chinè per riaprire il procedimento, diversamente da quanto accaduto nel caso Juventus. La questione, quindi, non avrà conseguenze in ambito sportivo. «Valore nominale» Nell’estate 2020 il Napoli stabilisce un limite: per Osimhen non si devono superare i 50 milioni. Il presidente del Lille, Gérard Lopez, si mostra disposto a trattare ma valuta l’intera operazione 70 milioni. Propone così di inserire Fernando Llorente e alcuni bonus legati alla Champions League. Decisiva, per la Procura, sarà una mail in cui si parla di un “valore di facciata”: «Questo, carissimi, vi permette di pagare (per Osimhen, ndr) un prezzo inferiore rispetto a qualsiasi altro club, ma — sottolinea Lopez — con un valore nominale che è quello necessario per chiudere». Per gli inquirenti, quelle parole mostrano la natura artificiosa dell’accordo, costruito per gonfiare le valutazioni. Il caso Leandrinho La prima trattativa, che prevedeva il solo inserimento di Llorente, fallisce. Da quel momento comincia un intenso scambio di messaggi tra i dirigenti del Napoli. L’attenzione si sposta su Leandrinho, esterno brasiliano. Giuntoli e Chiavelli ipotizzano di attribuire a Llorente e Leandrinho una valutazione compresa tra i 10 e i 15 milioni ciascuno. Tuttavia, la Guardia di Finanza scopre un dettaglio rilevante: Leandrinho era in prestito al Bragantino, club di Serie A brasiliana, con un riscatto fissato a soli 500 mila euro. L’ipotesi Ounas Nella fase successiva della trattativa emerge anche il nome dell’attaccante Adam Ounas. È in questa occasione che i dirigenti del Napoli finiscono per ammettere indirettamente la natura gonfiata delle valutazioni su Llorente e Leandrinho. In uno scambio di messaggi del 17 luglio 2020 tra il ds e l’ad si delinea una nuova proposta per il Lille: «Dal momento che il Lille è interessato all’acquisizione a titolo definitivo di Ounas, che comunque ha un reale valore di mercato superiore a Leandrinho e Llorente…». Per gli investigatori, questa conversazione è cruciale: «È evidente che la sola quotazione di Ounas esprimeva un reale valore di mercato», a differenza delle cifre attribuite agli altri due giocatori. «Estrema importanza» Napoli e Lille continuano a cercare la formula giusta per chiudere l’affare Osimhen, con il nodo legato alla contropartita. Questa volta è Lopez a muoversi: il 17 luglio invia una mail proponendo un nome inatteso, quello del portiere Orestīs Karnezīs, 35 anni, acquistato dal Napoli nel 2018 per 2,5 milioni. Lopez lo valuta addirittura 20 milioni, così da far tornare i conti e raggiungere i 70 richiesti per Osimhen. «Porteremo Karnezīs al Lille per l’intero importo di 20 milioni. Su questo punto è di estrema importanza che non ci sia alcuna comunicazione sull’affare e sul prezzo: vanificherebbe lo scopo dell’accordo e — precisa Lopez — ci farebbe sembrare tutti cattivi». Poche ore prima, Giuntoli aveva inoltrato a Pompilio un messaggio di De Laurentiis: «Se non ci sono bonus, ma alla fine sono 70 meno 20, per me va bene. Adl». I Primavera Il 20 luglio viene formalizzato l’accordo definitivo. Il Napoli inserisce tre giocatori della Primavera e riduce progressivamente la valutazione di Karnezīs: da 15 milioni iniziali, a 10, poi 7 e infine 5. A completare il pacchetto vengono aggiunti Luigi Liguori, Claudio Manzi e Ciro Palmieri, valutati rispettivamente 4, 4 e 7 milioni. Secondo la Guardia di Finanza, attraverso numeri gonfiati e continue correzioni, si arrivò così a coprire i 20 milioni di contropartite richiesti e a chiudere l’operazione. Le testimonianze A quel punto la Finanza decide di ascoltare i tre giovani ceduti al Lille. Manzi afferma: «Non ho mai avuto contatti con i dirigenti del Lille e non sono mai stato sottoposto a visite mediche». Identica la versione di Liguori e Palmieri: «Non siamo mai andati in Francia». Un’anomalia evidente: tre ragazzi valutati complessivamente 15 milioni che, in realtà, non hanno mai messo piede a Lille. La loro reale destinazione è la Fermana, in Serie C, con stipendi modesti, ben lontani dalle cifre di un trasferimento internazionale. Tutti e tre rescindono il contratto con il Lille dopo la prima stagione e oggi militano nelle serie minori. Per gli investigatori, il quadro è inequivocabile: «La costruzione dei valori da parte del Napoli era finalizzata al raggiungimento del valore nominale di 70 milioni quale corrispettivo per Osimhen richiesto dal presidente del Lille».