Il Giappone nel nuovo ordine multipolare (1)

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di Paolo Falconio * – Abstract.Il presente saggio analizza la traiettoria storica e strategica del Giappone, dalla sua resilienza antropologica alla sua rinascita come attore geopolitico globale. Attraverso il prisma della “Geopolitica Umana”, si esplorano le radici culturali e religiose che hanno plasmato la capacità giapponese di adattamento e trasformazione. Dalla fine dell’isolazionismo con l’arrivo delle “navi nere” nel 1853 alla Rivoluzione Meiji, il Giappone ha saputo reinventarsi senza perdere la propria essenza. Il testo esamina inoltre la struttura moderna dello Stato giapponese, la sua efficienza amministrativa, il modello industriale post-feudale e la sua posizione strategica nel contesto indo-pacifico, con particolare attenzione agli accordi multilaterali come il RCEP e il RAA. Infine, si riflette sul riarmo giapponese e sul ritorno del Paese come potenza marittima e tecnologica, evidenziando le implicazioni per l’equilibrio globale tra Stati Uniti, Cina e Russia.Geopolitica umana del Giappone.Per comprendere davvero cosa sia la nazione giapponese, è necessaria una breve introduzione storica. Senza di essa si rischia di trascurare quei tratti antropologici che hanno permesso al Giappone di superare tutte le crisi che la storia gli ha imposto—senza sconvolgimenti radicali—compresa la sopravvivenza ai due unici bombardamenti atomici mai avvenuti in tempo di guerra.Per cogliere questa resilienza, ci affidiamo alla “Geopolitica Umana”, ramo della geopolitica classica coniato da Dario Fabbri, che si concentra sulle caratteristiche fondamentali dei popoli.I giapponesi sono tra le popolazioni più capaci al mondo. Che il Giappone fosse una grande civiltà era già evidente nei diari dei missionari gesuiti giunti con i portoghesi, segnando la prima volta, dopo i viaggi di Marco Polo in Cina, in cui l’Europa riconobbe un’altra cultura come civiltà pari.Per apprezzare la capacità di questo popolo, si immagini una nazione profondamente feudale durante il Periodo Edo (1603–1868), dominato dagli Shogun Tokugawa. Lo Shogun deteneva il potere reale come signore feudale supremo, mentre l’Imperatore aveva solo un ruolo sacro, dedicato alle arti, senza alcuna autorità politica.Il Giappone era completamente isolazionista. Gli unici stranieri autorizzati a commerciare erano gli olandesi, confinati su una minuscola isola artificiale nel porto di Nagasaki. Il commercio era minimo, e i mercanti occupavano il gradino più basso della scala sociale.Nonostante l’isolamento, il Giappone visse un fiorente periodo culturale. Questa condizione perdurò fino all’8 luglio 1853, quando ebbe inizio una transizione irreversibile: la fine dell’isolazionismo e del feudalesimo secolare.In quell’anno, il Giappone fu sconvolto dall’arrivo delle “navi nere” che navigavano controvento—navi a vapore, una tecnologia allora sconosciuta. Guidate dal Commodoro Matthew Perry su ordine del Presidente Fillmore, le navi Mississippi, Plymouth, Saratoga e Susquehanna entrarono nella baia di Edo (l’attuale Tokyo). I loro scafi scuri e le colonne di fumo segnarono il tramonto dello Shogunato.La missione di Perry ebbe successo: i porti di Shimoda e Hakodate furono aperti, e il primo consolato statunitense fu istituito a Shimoda.Perry incontrò ostacoli nel consegnare una lettera all’Imperatore—che aveva solo un ruolo sacro e simbolico—i giapponesi cercarono di spiegare che il potere reale risiedeva nello Shogun. Tuttavia Perry non cedette.Quell’atto segnò di fatto la nascita del Giappone moderno. Gli USA Inconsapevolmente, elevarono anche la centralità dello Stato e l’autorità dell’Imperatore. Il Giappone, riconoscendo la necessità di adattarsi per sopravvivere, abbracciò il cambiamento e avviò una trasformazione industriale culminata nella Rivoluzione Imperiale Meiji del 1868.La dinastia Meiji riorganizzò lo Stato secondo il modello prussiano e apprese le strategie navali dai britannici. Sul piano sociale, chiarì i ruoli delle due principali religioni giapponesi, cioè lo Shintoismo e il Buddhismo, che fino ad allora erano stati in parte sincretici. Questa separazione si ripete ogni volta che il Giappone si apre al mondo, permettendo trasformazioni rapide senza perdere la propria essenza.Secondo la tradizione shintoista, i primi due Kami (divinità) crearono il Giappone e il suo popolo—solo loro. Qualsiasi giapponese che serva significativamente la patria è venerato come divino. Visitando il Giappone, si trovano santuari dedicati a eroi del passato come l’Ammiraglio Yamamoto, ma la deviazione si estende anche verso altri eroi che nella seconda guerra mondiale si macchiarono di crimini di guerra, almeno secondo i nostri parametri attuali.Questa credenza implica anche un altro aspetto: nessuno straniero può diventare veramente giapponese, vista la genesi divina.Dal feudalesimo del 1853, il Giappone divenne una potenza coloniale in soli trent’anni. Nel 1905 sconfisse una superpotenza—la Russia zarista—e conquistò gran parte del Pacifico, inclusa la Corea.Novant’anni dopo, entrò nella Seconda Guerra Mondiale come egemone del Pacifico, ma quella supremazia fu breve. Dopo due bombe atomiche e la sconfitta, il Giappone si rialzò, in pochi decenni, diventando la terza economia mondiale. Per confronto: la Cina è seconda, ma conta circa 1,4 miliardi di abitanti, contro i circa 120 milioni del Giappone.Il Giappone è diventato un avamposto globale della tecnologia. Ora, mentre riconquista il suo ruolo geopolitico, possiede la terza flotta mondiale e una capacità industriale impressionante.È difficile trovare un altro esempio nella storia umana che eguagli la trasformazione radicale e l’ascesa fulminea del Giappone.Il Giappone moderno.Il Giappone moderno nasce con l’obiettivo di fare a meno della politica. L’apparato amministrativo e burocratico garantisce l’efficienza delle politiche ed è composto dai migliori elementi che l’ eccellente sistema scolastico può produrre. Per dare un’idea: quando si lascia l’amministrazione pubblica in Giappone, si dice che “si discende dal paradiso.”La forte industrializzazione riprende il sistema feudale e lo reinterpreta in chiave moderna: il rapporto tra signore e vassalli si trasforma nel rapporto tra azienda e dipendenti. L’azienda garantisce il mantenimento del posto anche in tempi di crisi; i dipendenti garantiscono fedeltà, continuità e produzione efficiente. Ne deriva una mobilità lavorativa estremamente bassa. Per dare un’ idea i nomi, ormai famosi, del complesso industriale giapponese derivano dai nome della famiglia loro proprietaria ossia gli Shogun. Un esempio è la Mitsubishi. Tuttavia dopo il secondo conflitto mondiale gli americani tagliarono la testa (in maniera figurata) ai vecchi assetti proprietari.Le politiche economiche sono efficienti e aggressive: il Giappone investe quasi 100 miliardi di dollari in più rispetto alla Cina nel Sud-Est asiatico, anche grazie a una politica fiscale favorevole per i profitti esteri delle imprese.Tutto ciò avviene in un Paese che ha fatto della disciplina sociale un archetipo di vita.Il Giappone, insieme all’Australia, fa parte di un accordo di libero scambio che coinvolge 14 Paesi ASEAN—il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP)—un accordo proposto dalla Cina, di portata enorme, al quale Giappone e Australia hanno aderito con l’obiettivo di contrastare e limitare l’influenza cinese. Ne è derivato un accordo importante, seppur con alcune limitazioni riguardo all’eliminazione totale dei dazi, all’agricoltura e alla copertura parziale dell’e-commerce.In occasione della firma del RAA (Reciprocal Access Agreement, specificato più avanti), i rappresentanti di Giappone e Filippine hanno ampliato la cooperazione includendo progetti economici legati a infrastrutture, catene di approvvigionamento ed energia nelle Filippine. Il progetto più significativo prevede il sostegno di Stati Uniti e Giappone allo sviluppo di un corridoio economico sull’isola di Luzon, la più popolosa delle Filippine. Il piano mira a migliorare la mobilità tra Subic Bay, Clark, Manila e Batangas attraverso “progetti infrastrutturali ad alto impatto”, inclusa la modernizzazione di porti e ferrovie.In generale, i prodotti giapponesi non competono direttamente con quelli cinesi, grazie ai segmenti di mercato di fascia alta che mirano alla qualità riconosciuta dei loro prodotti. Se si aggiunge il fatto che la presenza industriale giapponese è vista come mediatrice tra interessi cinesi e americani, non sorprende che il Giappone sia il principale partner commerciale in quella parte del mondo.Oggi, il Giappone è la terza economia mondiale. Il suo enorme debito pubblico è quasi interamente interno (90%), non solo per la maggior parte è in mano a enti e istituti a partecipazione pubblica.Situazione politica interna attuale e nelle relazioni con gli Usa, la Cina e la Russia.Sebbene il Giappone guardi con favore alla cooperazione con gli Stati Uniti, si trova a gestire una posizione delicata, soprattutto per quanto riguarda Taiwan, a causa delle ben note rivendicazioni cinesi sull’isola. Taiwan conserva un buon ricordo del Giappone come potenza coloniale (a differenza di altri territori dove l’occupazione fu brutale), principalmente perché l’impero la trattò come una “colonia modello”, investendo significativamente. Tanto che, pochi anni dopo l’arrivo di Chiang Kai-shek, emersero proteste contro la nuova amministrazione taiwanese. Inoltre il soft power giapponese su Taiwan è così forte che, secondo un recente sondaggio, gli abitanti dell’isola si sentono più vicini alla cultura giapponese moderna che a quella cinese. Solo lo scorso anno, oltre cento parlamentari di Tokyo hanno visitato Taiwan, mentre le relazioni con la Cina, interrotte nel 2018 dopo la visita a Pechino dell’allora primo ministro Shinzo Abe (recentemente tragicamente assassinato), sono state riprese, con il commercio a fare da volano.Attualmente è in corso un dibattito tra liberali, favorevoli al ripristino dei rapporti con la Cina, e conservatori, che vedono nell’alleanza con Washington l’unico vero baluardo contro l’espansionismo cinese. I liberali sostengono che il Giappone non debba concentrarsi esclusivamente sulla sua (legittima e necessaria) alleanza con gli Stati Uniti e sul rafforzamento delle capacità difensive richiesto dai partner americani, ma piuttosto avviare un dialogo diplomatico con la Cina per evitare conflitti.Questo dibattito ha portato il primo ministro Shigeru Ishiba a intervenire pubblicamente il 25 novembre, respingendo le accuse di retromarcia dopo essersi recentemente astenuto dalle discussioni sulla formazione di una “NATO asiatica” e sulla revisione del trattato di cooperazione reciproca con gli Stati Uniti. In un’intervista a Kyodo News, Ishiba ha suggerito di rivedere l’accordo bilaterale sullo status delle forze armate tra i due alleati, spesso fonte di tensioni a causa dei diritti extraterritoriali concessi al personale militare statunitense in Giappone. Ha inoltre chiarito che le prime considerazioni sul “nuclear sharing” con gli Stati Uniti non devono essere interpretate come discussioni sull’acquisizione del diritto di possedere o gestire armi nucleari, il Giappone resta impegnato a non possedere, produrre o consentire l’introduzione di armamenti nucleari. Tuttavia rumors non confermati insinuano che il Giappone se ne sia già dotato segretamente.Nell’ottobre 2024, la coalizione finora al governo ha ottenuto 215 seggi, meno dei 233 necessari per mantenere la maggioranza assoluta. La recente crisi del riso e le politiche tariffarie del Presidente Trump, mentre il Giappone si avvicina alle elezioni, potrebbero riservare sorprese nell’equilibrio politico interno. – Verso una fase di instabilità.Il primo ministro giapponese Shigeru Ishiba ha annunciato agli inizi di settembre la sua intenzione di dimettersi dopo neanche un anno dal suo insediamento alla guida del Paese.Non è questa la sede per un profonda disamina politica, qui basterà riportare che la politica giapponese si trova in una tempesta che si incentra su tre punti fondamentali. Il rapporto con Washington sempre più teso per via dei dazi, l’inflazione, il deprezzamento dello yen. Ma come spesso accade è stato l’ aumento del prezzo del riso e la cattiva gestione nelle previsioni della domanda ha scatenare il malcontento popolare. Più precisamente Il “kome”, il riso, alimento centrale tanto nella dieta nazionale quanto nella cultura nipponica,. Nonostante gli sforzi del governo, il prezzo del riso ha continuato a crescere per settimane fino a raggiungere livelli record nelle regioni in cui viene prodotto, come Niigata. Il malcontento è cresciuto soprattutto tra i ceti medi e popolari, che hanno visto diminuire il proprio potere d’acquisto, mentre lo yen continuava a perdere valore sui mercati internazionali. Questa combinazione di fattori ha alimentato la sensazione di un distacco sempre più netto tra la politica e i bisogni reali della popolazione, trasformando la crisi economica in una crisi di rappresentanza.A beneficiare di questa situazione sono stati, in proporzione, due partiti che hanno fatto leva su una retorica populista: il Sanseito, di estrema destra, e il DPFP (Partito pemocratico per il popolo, centro-destra). In particolare, l’avanzata del Sanseito ha segnalato l’ingresso in scena di una destra radicale con un messaggio chiaro: “Japan First”. Quindi, la promessa di fermare quella che definisce una “invasione silenziosa” di stranieriIn ogni caso la successione a Shigeru Ishiba è rappresentata da Sanae Takaichi (PDL). Con la sua elezione il Giappone ha per la prima volta una donna alla guida del governo, segnando un momento storico per la politica nipponica. Sebbene sia ancora presto per una valutazione sul suo operato, il suo orientamento politico è noto : conservatrice intransigente, vicina all’ex premier Shinzo Abe, e famosa per le sue posizioni dure su sicurezza nazionale, difesa e immigrazione.Comunque una situazione di instabilità, che rappresenta un ulteriore elemento di difficoltà nella gestione dei vari dossier e che tuttavia non deve trarci in inganno. Come già accennato, il Giappone moderno è nato per fare a meno della politica.– Relazioni Giappone-Cina.Sebbene le relazioni con la Cina siano riprese—il Primo Ministro giapponese è stato infatti invitato alle Olimpiadi di Pechino 2025—i rapporti restano freddi. Il Giappone accusa la Cina di promuovere una narrativa pacifista mentre adotta comportamenti aggressivi. Si sono verificate ripetute incursioni di navi cinesi nelle acque territoriali giapponesi e, lo scorso anno, per la prima volta, velivoli cinesi hanno violato lo spazio aereo giapponese. Detto ciò, le relazioni commerciali sono cruciali per entrambi i Paesi: la Cina è oggi il secondo partner commerciale del Giappone (secondo alcune fonti, il primo) e il secondo mercato per i prodotti giapponesi.Ciò aiuta a spiegare la visita natalizia del 2024 di Takeshi Iwaya, che lo ha reso “il primo Ministro degli Esteri giapponese a visitare la Cina dopo quasi 20 mesi”. Iwaya ha incontrato il premier cinese Li Qiang e il Ministro degli Esteri Wang Yi. “Vorrei compiere il primo passo verso una riduzione delle preoccupazioni e un rafforzamento della cooperazione e del partenariato,” ha dichiarato Iwaya a Pechino. “Cina e Giappone sono vicini. Se le relazioni tra Cina e Giappone sono stabili, l’Asia sarà più stabile,” ha affermato Wang all’inizio dell’incontro. “Quando l’Asia è stabile, possiamo svolgere un ruolo più rilevante nella comunità internazionale.”La politica commerciale giapponese, fortemente pragmatica, si riflette nella recente iniziativa trilaterale con Corea del Sud e Cina. Nel marzo 2025, Giappone, Corea del Sud e Cina hanno annunciato l’intenzione di rafforzare la cooperazione commerciale e accelerare i negoziati per un accordo di libero scambio trilaterale. Questo annuncio può essere letto come una risposta alle pressioni degli Stati Uniti: i dazi statunitensi su automobili e semiconduttori hanno spinto i tre Paesi asiatici a cercare una maggiore coesione economica. Tuttavia, nonostante questa posizione cooperativa sul piano economico, le tensioni geopolitiche restano irrisolte. In particolare la disputa sulle Isole Senkaku rimane aperta ed è fonte di frizioni fra le due Nazioni.– Relazioni Giappone–Russia.Il Giappone è un vicino della Russia e, sebbene non esistano confini terrestri da 79 anni, Russia e Giappone si sono sempre confrontati attraverso il Mar del Giappone e il Mare di Okhotsk—la linea del fronte durante la Guerra Fredda in Asia. Con l’invasione dell’Ucraina e il conseguente conflitto geopolitico tra l’occidente e la Russia, il Giappone si ritrova nuovamente in prima linea. I venti di guerra soffiano costantemente in tutta la regione, e l’Indo-Pacifico—teatro dello scontro tra Cina e Stati Uniti—non è immune alla logica strategica che guida la difesa di Mosca. Per questo motivo Vladimir Putin ha da tempo scelto di fortificare le frontiere russe.Le origini delle tensioni russo-giapponesi risalgono alla storia, in particolare alla Battaglia di Tsushima, dove il Giappone emerse vittorioso contro la Russia zarista. Il cuore della disputa è rappresentato dalle Isole Curili. Neppure dopo la Seconda Guerra Mondiale la questione è stata risolta (nota: non esiste un trattato di pace formale tra Russia e Giappone), e attualmente entrambi i Paesi rivendicano la sovranità sulle isole, che costituiscono il principale punto di accesso al Mare di Okhotsk.Durante la Guerra Fredda la strategia navale sovietica si concentrava sulla creazione di bolle A2/AD (Anti-Access/Area-Denial), utilizzando principalmente la componente nucleare dei missili balistici lanciati da sottomarini (SLBM) su sottomarini a propulsione nucleare, in una strategia nota come “Dottrina del Bastione”. Questa strategia, nell’Oceano Atlantico, era ideale per il dispiegamento di SLBM nel Mare Artico, che raggiunge profondità di 4mila metri nello Stretto di Bering, e contribuiva a tenere lontane le forze navali ostili dalla linea GIUK (Groenlandia, Islanda, Regno Unito). Nell’Oceano Pacifico, le aree strategiche identificate erano la Penisola della Kamčatka, le Isole Curili e il Mare di Okhotsk.Attualmente, la Flotta del Pacifico russa comprende in totale 78 unità navali (58 navi di superficie e 20 sottomarini) e circa 30mila effettivi. Fa parte del Distretto Militare Orientale, con Vladivostok come base operativa principale. L’ammiraglia della flotta è l’incrociatore lanciamissili Varyag. Altre unità includono due nuove corvette classe Steregushchiy, due cacciatorpediniere classe Sovremenny, quattro corvette lanciamissili classe Nanuchka e 11 corvette lanciamissili classe Tarantul. È presente anche una forza da assalto anfibio, composta da diverse navi classe Ropucha e Alligator.Tuttavia, la componente più critica della Flotta del Pacifico è la forza sottomarina—particolarmente il deterrente nucleare. Essa include un sottomarino SLBM classe Borei, cinque sottomarini lanciamissili da crociera a propulsione nucleare classe Antey, sottomarini d’attacco convenzionali classe Shchuka-B e diversi sottomarini ultra-silenziosi classe Kilo.La strategia navale di Mosca nel Pacifico si basa su un approccio deciso, utilizzando la diplomazia coercitiva—come dimostrato dall’esercitazione navale Vostok del 2010 sull’isola di Etorofu. Più tardi, a novembre, Medvedev visitò Kunashiri (parte delle Curili), inviando un chiaro messaggio di rottura rispetto alla Dichiarazione di Tokyo del 1993, che mirava a normalizzare le relazioni tra Giappone e Russia.Nel 2021, nelle Isole Curili, Mosca ha dispiegato il sistema di difesa costiera anti-nave K-300P Bastion e ha dichiarato l’intenzione di aumentare le installazioni—con l’evidente obiettivo di stabilire una bolla A2/AD nell’area. Negli ultimi anni, la Russia ha condotto esercitazioni militari congiunte con la Cina nell’Oceano Pacifico settentrionale, in una postura di forza verso Corea del Sud e Giappone. Nel 2022, le Forze Aerospaziali russe, insieme alla PLAAF (Aeronautica dell’Esercito Popolare di Liberazione), hanno tenuto un’esercitazione sopra il Mar del Giappone e il Mar Cinese Orientale, impiegando bombardieri strategici—nello specifico due turbopropulsori russi TU-95MS e quattro bombardieri cinesi XIAN H-6K. Sempre nel 2022, le marine cinesi e russe hanno condotto esercitazioni congiunte nell’ambito di VOSTOK 2022. La Marina giapponese ha identificato il cacciatorpediniere CNS Nanchang 101, la fregata CNS Yancheng 546, la nave di rifornimento CNS Dongpinghu 902, e le corvette russe Sovershenny 333, Gromkiy 335 e Aldar Tsydenzaphov 339.Queste esercitazioni, divenute sempre più abituali, hanno portato a un’altra esercitazione congiunta nel 2024, in cui navi cinesi e russe hanno pattugliato insieme il Pacifico occidentale e settentrionale. In particolare, si registra un crescente dispiegamento di unità sottomarine equipaggiate con missili balistici e un’intensificazione dell’attività nella regione. Il rischio è che questa escalation—combinata con l’espansione cinese—possa mettere a dura prova il sistema di deterrenza Giappone–Stati Uniti fino al punto di rottura.Come illustrato sopra, le attività russe nella regione riflettono la strategia dell’era sovietica (bolle A2/AD centrate sui sottomarini SLBM), e le esercitazioni congiunte con la Cina—la cui flotta è oggi vasta e moderna—aggravano la minaccia per l’arcipelago giapponese nonostante la presenza americana.Questo contesto spiega probabilmente l’appello del Giappone alle potenze europee affinché partecipino attivamente alle pattuglie nell’Indo-Pacifico, in particolare nel Mar Cinese Meridionale—un appello prontamente sostenuto dagli Stati Uniti. L’interesse del Giappone per l’Europa è anche una necessità strategica, non solo in risposta al blocco sino-russo, ma anche come parte della proiezione globale del Giappone. Un esempio è lo sviluppo congiunto di un caccia di sesta generazione con Regno Unito e Italia.Tutto ciò però non ha impedito al Giappone di sostituire il petrolio iraniano (fino al 2018) con quello russo e a non aderire alle sanzioni americane.– Relazioni Giappone–Stati Uniti.Le relazioni tra il Giappone e gli Stati Uniti sono storiche e ben consolidate. Oltre a essere un importante partner commerciale e uno dei principali mercati per i prodotti giapponesi, gli Stati Uniti rappresentano il principale alleato geopolitico del Giappone nell’Indo-Pacifico.Durante il recente incontro tra Shigeru Ishiba e Donald Trump, il Presidente ha ribadito che “Gli Stati Uniti sono pienamente impegnati nella sicurezza del Giappone. Metteremo in campo tutta la forza delle nostre capacità di deterrenza per difendere il nostro amico e alleato, al cento per cento,” sottolineando inoltre che “la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan” sono essenziali. Ha anche confermato che l’Articolo 5 del trattato di sicurezza tra Stati Uniti e Giappone si applica alle isole Senkaku, amministrate dal Giappone ma rivendicate dalla Cina nel Mar Cinese Orientale.Ishiba e Trump si sono inoltre impegnati a promuovere una cooperazione “multi-livello” coordinata tra paesi affini, inclusi partenariati mini-laterali con Corea del Sud e Filippine, e la partecipazione al Quad insieme ad Australia e India—ambito in cui Giappone e Stati Uniti hanno sempre svolto un ruolo guida.Recentemente Giappone e Stati Uniti hanno firmato un accordo commerciale che prevede dazi reciproci del 15% su un’ampia gamma di prodotti, tra cui automobili, componenti auto, riso e beni agricoli. Si tratta di una riduzione significativa rispetto ai dazi precedenti, che potevano arrivare fino al 25%.Punti chiave dell’accordo:– Investimenti giapponesi negli Stati Uniti: Tokyo ha promesso 550 miliardi di dollari entro il 2029, in settori strategici come semiconduttori, farmaceutica, energia e intelligenza artificiale, ma sarà comunque Washington a decidere come allocare le risorse.– Benefici per il Giappone: Sono state rimosse le restrizioni quantitative sulle esportazioni di automobili e componenti, a vantaggio dell’industria automobilistica giapponese. – Effetti sul mercato: La Borsa di Tokyo ha reagito positivamente, con l’indice Nikkei in rialzo del 3,5% e forti guadagni per aziende come Toyota e Nissan. – Impatto agricolo: Il Giappone aumenterà le importazioni di riso americano, ma entro limiti che tutelano la produzione nazionale. In sostanza, sebbene l’accordo abbia in parte scontentato il Giappone, esso ha tenuto conto delle esigenze strategiche del paese. Tuttavia non è chiaro se i termini di questo accordo resteranno validi dopo il cambio di governo a Tokyo.Un elemento non evidenziato pubblicamente ma da tempo presente nelle relazioni Tokyo–Washington è la richiesta statunitense affinché il Giappone prenda ulteriori distanze dalla Cina. Su questo punto però si è registrato un disallineamento strategico. L’aggressività della politica economica americana, unitamente alla crescente ambiguità negli impegni internazionali degli USA in termini di sicurezza, ha portato il Giappone ad un nuovo approccio, al di là delle dichiarazioni formali. Dal lato economico come accennato sopra , lo ha spinto ad un accordo di partenariato commerciale con la Corea del Sud e la Cina. Inoltre la politica dei dazi ha comunque generato tensioni tra i due Paesi e immediatamente dopo l’annuncio delle tariffe americane, sono state annullate alcune visite di stato negli USA come quella del Ministro degli Esteri. Ma é soprattutto sul piano della sicurezza il Giappone, pur non rinunciando all’ alleanza con gli USA, registra un cambio di postura verso un’autonomia maggiore (in un certo senso come vedremo più vicina alla dottrina Kishida) e si è rifiutato di esporsi contro la Cina sulla vicenda di Taiwan, affermando che riconosceva gli accordi di cui alle dichiarazioni USA -Cina del 1973 , 1979 e 1983, accordi che però riconoscono Taiwan come parte della Cina). Il Giappone si è riservato di valutare un eventuale mutamento dello status quo, qualora effettivamente avvenisse, nonostante l’espressa richiesta americana di condanna verso la Cina (atteggiamento che tra l’altro ha avuto anche l’Australia).Un’altra questione irrisolta, che il Giappone intende riesaminare, riguarda le concessioni territoriali agli Stati Uniti, come accennato in precedenza. È stato promosso un referendum in tal senso che non andrà lontano, ma è sintomatico di una crescente insofferenza a livello popolare.Come dimostrano gli eventi recenti, le dinamiche politiche interne del Giappone influenzano le sue relazioni internazionali. Il Giappone spera di normalizzare i rapporti con la Cina senza abbandonare il partenariato strategico con gli Stati Uniti, ma è cosciente che la garanzia di sicurezza americana non ha più il carattere assoluto che aveva nel passato e d’altra parte le indiscrezioni sul documento sulla difesa strategica Nazionale USA, sembrano confermare un cambio di postura degli Stati Uniti nei confronti della Cina, che esclude l’ opzione militare.Il ritorno del Giappone come attore geopolitico.Il Giappone guarda con favore agli Stati Uniti, ma ritiene che l’ombrello di sicurezza americano abbia dei limiti. È determinato a liberarsi progressivamente dall’Articolo 9 della sua costituzione. Un indicatore chiave, evidente agli esperti, è l’impressionante aumento della spesa militare nel bilancio—elemento legato alla revisione parziale dell’Articolo 9 (la cosiddetta clausola “pacifista”) avvenuta nel 2014. Tale revisione consente al Giappone di intervenire militarmente in caso di attacco a paesi alleati. L’articolo è stato ulteriormente reinterpretato per includere la possibilità di contrattaccare in caso di provocazione.L’interesse vitale del Giappone risiede nella protezione delle rotte commerciali, come è evidente dalla sua natura di arcipelago. Dalla Seconda Guerra Mondiale, questa responsabilità è stata affidata agli Stati Uniti. Tuttavia è ormai chiaro che, in accordo con Washington, il Paese del Sol Levante ha ripreso un ruolo più attivo nella difesa dei propri interessi strategici.In questo contesto, il Giappone ha avviato diverse iniziative, successivamente sostenute dagli Stati Uniti, tra cui:– La rivitalizzazione del Quadrilateral Security Dialogue (Quad), che coinvolge Stati Uniti, Australia, India e Giappone—un accordo mirato principalmente a contrastare la Cina. Rispetto al Quad va registrato un cambio di postura indiano, ma forse anche Giappone. Il recente avvicinamento dell’ India alla Cina e l’ insicurezza della garanzia americana hanno fatto parlare gli indiani di un QUAD 2 +, quasi ad intendere che India e Giappone si riservano di valutare volta per volta la loro partecipazione.– L’Accordo di Accesso Reciproco (RAA) tra Australia e Giappone—il primo accordo di difesa firmato dal Giappone dal 1960, anno dell’Accordo sullo status delle forze con gli Stati Uniti, che consente anche l’uso reciproco dei porti per le flotte navali di ciascun paese; – Un accordo simile firmato con le Filippine. Nel luglio 2024, Giappone e Filippine hanno ufficialmente firmato un patto militare che prevede lo scambio di truppe, rafforzando le relazioni Manila–Tokyo all’interno di una strategia esplicitamente anti-Cina. L’Accordo di Accesso Reciproco (RAA), negoziato tra Giappone e Filippine dal novembre precedente, rafforza la cooperazione militare tra due alleati chiave degli Stati Uniti in Asia orientale. Fornisce il quadro giuridico per consentire al personale giapponese e filippino di entrare reciprocamente nei rispettivi territori per svolgere esercitazioni congiunte o pattugliamenti marittimi coordinati.Una volta attuato, l’accordo permetterà al Giappone di partecipare pienamente all’esercitazione militare annuale “Balikatan” condotta da Filippine e Stati Uniti, dove finora le truppe giapponesi avevano partecipato solo come osservatori.Degno di nota è anche il lancio dell’Iniziativa per lo Sviluppo Digitale del Pacifico da parte di Australia e Giappone, volta a rafforzare le infrastrutture digitali nelle isole del Pacifico. L’obiettivo è contrastare l’espansione cinese attraverso investimenti in cavi sottomarini e cyber sicurezza, con il sostegno degli Stati Uniti e di altre alleanze regionali.Il Giappone ha inoltre invitato le potenze europee a svolgere un ruolo attivo nel pattugliamento dell’Indo-Pacifico, in particolare nel Mar Cinese Meridionale, invito immediatamente sostenuto dagli Stati Uniti. Questo interesse per l’Europa riflette la proiezione globale del Giappone, inclusa la collaborazione con Regno Unito e Italia nello sviluppo di un caccia di sesta generazione.Fondamentale è il fatto che molte di queste iniziative provengano direttamente dal Giappone, segnando il suo ritorno a un ruolo geopolitico proattivo, non solo attraverso la sua influenza economica.Riarmo del Giappone.Nel 2022, sono stati pubblicati tre documenti chiave che delineano la strategia di difesa del Giappone:– Il rapporto sulla Strategia di Difesa Nazionale,– Il rapporto sulla Strategia di Sicurezza Nazionale,– Il Programma di Potenziamento della Difesa (che include la possibilità di contrattacco in caso di provocazione).Nello stesso anno, Tokyo ha stanziato 49 miliardi di dollari per la difesa.Nel 2023, il Giappone ha lanciato il suo piano militare più ambizioso, con un programma di investimenti da 320 miliardi di dollari nei successivi cinque anni. Questo orientamento si riflette nel bilancio della difesa del 2024, pari al 16% del PIL, con una spesa militare di 56 miliardi di dollari—destinata a proseguire anche nel 2025.Il Giappone ha inoltre aumentato gli acquisti di equipaggiamento militare statunitense e le spese legate al nucleare. Analisti americani descrivono metaforicamente il soft power nucleare giapponese come “un whisky senza ghiaccio”, suggerendo che “manca solo il ghiaccio”.Questi investimenti segnalano una profonda trasformazione delle Forze di Autodifesa giapponesi—un termine ormai insufficiente a definire le loro capacità militari. Il Giappone è diventato una delle avanguardie tecnologiche mondiali, con una forza militare capace di proiettarsi nell’intero Indo-Pacifico grazie al suo status di terza flotta navale al mondo.Un evento simbolico che rappresenta la nuova postura militare del Giappone è il ritorno delle portaerei. Tra il 2021 e il 2022, il Giappone ha convertito due portaelicotteri in portaerei capaci di schierare caccia F-35B a decollo verticale. Oltre all’impresa cantieristica e tecnologica (le navi sono state praticamente ricostruite), una delle portaerei è stata battezzata “Kaga”, nome evocativo per gli storici militari.Posto che tutti gli scenari che prevedono un possibile attacco cinese contemplano un uso iniziale massiccio di missili supersonici e ipersonici. Per contrastare questa minaccia, il Giappone sta acquisendo sistemi d’arma avanzati, alcuni dei quali rappresentano innovazioni tecnologiche dirompenti. Un esempio:+ Sistema laser mobile per rivoluzionare la difesa aerea.L’adozione di questo sistema rientra nel programma più ampio perseguito dalla Japanese Defense Acquisition Agency (JDAA) nel campo delle armi laser ed elettromagnetiche, mirato a contrastare le minacce balistiche provenienti da Cina e Corea del Nord. Sebbene non sia ancora chiaro quante unità siano entrate in servizio, la sola introduzione è significativa per valutare il livello delle forze giapponesi e il futuro degli scenari di guerra convenzionale. Il Giappone è la prima forza armata al mondo a schierare un sistema laser su veicoli terrestri, anche se presto sarà affiancato dagli Stati Uniti (che attualmente montano sistemi laser su navi) e da Israele.+ Cannone elettromagnetico (Railgun) e il futuro cacciatorpediniere 13DDX.I railgun elettromagnetici offrono diversi vantaggi rispetto ai missili, il che potrebbe spiegare la scelta del Giappone di abbandonare il sistema americano Aegis Ashore. Il railgun è stato testato con successo:– I proiettili viaggiano a velocità ipersonica, essenziale per intercettare minacce ipersoniche.– Il costo per colpo è relativamente basso—fino a 35.000 dollari contro i 30 milioni di un missile SM-3.– Il prototipo può sparare proiettili da 40 mm a velocità iniziali estremamente elevate, consumando circa 5 megajoule per colpo.– Utilizza energia elettromagnetica invece di propellenti chimici.– Spara proiettili a velocità ipersonica, fino a Mach 6.5 (oltre 2.000 m/s).– Più sicuro ed economico rispetto ai missili tradizionali, poiché non richiede esplosivi.Il Giappone mira a raggiungere i 20 megajoule, il che aumenterebbe significativamente le prestazioni. Questi proiettili si basano esclusivamente sull’energia cinetica per distruggere i bersagli e non sono influenzati dalla linea di vista o dalle condizioni meteorologiche—a differenza delle armi laserLa maturazione della tecnologia elettromagnetica giapponese potrebbe anche rivitalizzare l’industria nucleare nazionale in difficoltà. Una delle principali sfide è trovare una fonte di energia capace di generare l’elettricità necessaria per ogni colpo. L’energia nucleare è un’opzione plausibile, potenzialmente in grado di alimentare batterie o reattori compatti a bordo delle navi.Il concetto per il futuro cacciatorpediniere 13DDX è stato sviluppato dalla Acquisition, Technology & Logistics Agency (ATLA). Dopo i test riusciti del railgun, la JMSDF ha iniziato a studiare un nuovo concetto di nave da guerra che integri queste armi avanzate. Nel 2025, il Giappone ha installato un railgun elettromagnetico sulla nave sperimentale JS Asuka, segnando un passo importante nella sua strategia di difesa avanzata.Il Giappone non cerca di sovvertire lo status quo strategico con gli Stati Uniti, ma piuttosto di sviluppare capacità autonome di autodifesa. Il progetto railgun potrebbe ridurre la dipendenza dai sistemi di difesa missilistica e dalla tecnologia statunitense.-Sviluppo di missili ipersonici.Sulla scia di Stati Uniti e Russia, il Giappone sta perseguendo lo sviluppo autonomo di armi ipersoniche stand-off lanciate da aerei. ATLA ha ufficialmente presentato progetti di sviluppo paralleli per:– HCM (Hypersonic Cruising Missile): alimentato da un motore scramjet.– HVGP (Hyper Velocity Gliding Projectile): dotato di motore a razzo a combustibile solido, separabile in quota di planata, con propulsori di manovra e sistema di controllo a mini-pinne.Entrambe le armi supporteranno due configurazioni di testata:– Variante antinave (SEA BUSTER): detonazione a doppio stadio—una carica sagomata anti-corazza e una testata principale penetrante (illustrata mentre colpisce il ponte di volo di una portaerei).– Variante aria-terra: penetratori multipli ad alta densità formati esplosivamente (MEFP), che generano uno sciame di frammenti all’impatto per colpire più bersagli a velocità ipersonica.– L’Intelligenza Artificiale nei Sistemi d’Arma. L’applicazione dell’intelligenza artificiale nella difesa è un tema delicato. Sebbene esistano segnalazioni di droni terrestri/aerei e sottomarini senza equipaggio dotati di AI—sempre sotto controllo umano—i dettagli restano scarsi. Insieme a Cina e Stati Uniti, il Giappone è tra le nazioni più avanzate nello sviluppo dell’AI e nelle sue applicazioni militari. Il Giappone è anche leader mondiale nella robotica, rendendo questa combinazione particolarmente potente.Un progetto degno di nota è il Long Endurance UUV, annunciato da ATLA e costruito da Mitsubishi Heavy Industries. Questo veicolo subacqueo sperimentale ultra-large senza equipaggio è attualmente in fase di test in una vasca specializzata. – Piattaforma modulare con carichi intercambiabili in base ai requisiti della missione. – Funziona autonomamente per lunghi periodi. – Configurazione attuale: 10 metri di lunghezza, autonomia di una settimana a 3–4 nodi. – I futuri aggiornamenti potrebbero includere carburante liquido, VNEU o propulsione diesel-elettrica. + Programma GCAP – Caccia di Sesta Generazione.Il programma GCAP prevede un sistema di velivoli da combattimento di sesta generazione integrato con sistemi cooperativi senza equipaggio, satelliti e altre risorse militari. Tutti gli elementi saranno connessi tramite una rete “intelligente” basata su architettura cloud dedicata, AI e collegamenti dati di nuova generazione.Potrebbe rappresentare un punto di svolta nell’aerospazio, in linea con la visione di Elon Musk di superare le capacità umane nel volo. È un programma ambizioso che non intende competere con l’F-35. L’interesse da parte di paesi come l’Arabia Saudita—e forse la Germania—riflette una crescente fiducia globale nell’iniziativa.Il riarmo descritto, le nuove tecnologie sviluppate sono funzionali ad un Giappone la cui sopravvivenza dipende dalle rotte marine. Parallelamente serve a scongiurare qualsiasi tentazione di prevaricazione da parte cinese. Tecnologie come il cannone a rotaia, in grado di contrastare efficacemente i missili ipersonici, di fatto segnano un tassello importante del ritorno in termini di importanza della componente navale.Verso il Giappone 5.0Il Giappone è sempre stato un leader globale nell’innovazione tecnologica. Negli anni ’80 deteneva quasi il 50% dei brevetti mondiali. Tuttavia, quella supremazia è stata erosa da un periodo di stagnazione durato quasi un decennio, autoimposto per compiacere l’alleato americano, e dall’ascesa della Cina, che oggi vanta una leadership globale in molti settori.Nonostante ciò, il Giappone ha mantenuto la sua capacità innovativa ed è oggi un attore di primo piano nell’AI (basti pensare al caso inquietante di Sakura East). Degna di nota è una misura introdotta nel 2022: il Giappone pagherà le aziende affinché mantengano segreti alcuni brevetti sensibili, in particolare quelli con applicazioni militari o strategiche. L’iniziativa fa parte di una legge sulla sicurezza economica volta a proteggere tecnologie avanzate come AI, calcolo quantistico e arricchimento dell’uranio.Le aziende soggette a questa legislazione potrebbero ricevere un compenso equivalente a circa 20 anni di introiti da licenza—un incentivo significativo a mantenere riservate le innovazioni delicate.Esiste anche un periodo standard di segretezza per i brevetti che dura 18 mesi dalla data di deposito. Durante questo periodo, le domande non vengono pubblicate e restano accessibili solo all’ufficio brevetti e al richiedente. Questo consente agli inventori di proteggere le proprie idee mentre valutano strategie commerciali o decidono se ritirare la domanda.Nel marzo 2017, il primo ministro giapponese Shinzo Abe ha presentato la visione del Giappone per la Society 5.0 alla fiera CeBIT di Hannover, Germania. Il Quinto Piano Base per la Scienza e la Tecnologia, adottato dal Gabinetto giapponese nel gennaio 2016, ha introdotto la Society 5.0 come concetto centrale.Nel giugno 2016, Sadayuki Sakakibara, presidente di KEIDANREN (Federazione delle Imprese Giapponesi), ha descritto il tema dell’Expo 2025 di Osaka, Kansai come “Progettare la Società Futura per le Nostre Vite.” Ha inoltre definito la Society 5.0 come un progetto nazionale volto a realizzare un futuro in cui la vita e la convivenza delle persone siano ottimizzate sfruttando appieno tecnologie come IoT, AI, robotica e Big Data.Japan 5.0 nasce dalla consapevolezza dei limiti dell’Industria 4.0. Secondo il Giappone, l’Industria 4.0 ha generato uno squilibrio: le aziende si sono affrettate ad adottare modelli imposti sotto l’illusione degli incentivi di iper-ammortamento, trascurando la necessità di una profonda trasformazione digitale che metta in discussione i loro modelli di business.Raccogliere dati dalle macchine e trasformarli in processi standardizzati non porta un’azienda nel futuro né ne cambia il DNA per affrontare le sfide della globalizzazione e dei mercati fluidi e volatili. Dove sono i CDO (Chief Data Officers) nelle aziende che hanno beneficiato degli sgravi fiscali dell’Industria 4.0? Dov’è l’economia dei dati guidata dall’azione collettiva dell’Industria 4.0? Dove sono le ricadute su istruzione, vita e lavoro che l’Industria 4.0 avrebbe dovuto portare? Chi ne parla davvero?È qui che le politiche dell’Industria 4.0 falliscono: nella loro incapacità di fondersi con un progetto più ampio. Così come la trasformazione digitale di un’azienda ha bisogno di un CDO con visione olistica, la Society 5.0 ha bisogno di un leader politico capace di comunicare e promuovere il cambiamento. Il 2026 è il punto di svolta.Nel 2026, il Giappone prevede di introdurre massicciamente nuove tecnologie per lanciare la Society 5.0. Si tratta di una società centrata sull’essere umano che utilizza la tecnologia per risolvere sfide sociali—come l’invecchiamento della popolazione, la carenza di manodopera e l’accesso limitato ai servizi nelle aree rurali—garantendo al contempo lo sviluppo economico. È l’ideale di una società che risponde ai bisogni delle persone, indipendentemente da regione, età, genere, lingua, ecc., fornendo beni e servizi necessari.La chiave per raggiungere questo obiettivo è la fusione tra cyberspazio e mondo fisico per generare dati di alta qualità—e da questi, creare nuovi valori e soluzioni per affrontare le sfide globali. L’innovazione e la tecnologia sono al centro di questa grande visione.Come afferma un documento del governo giapponese: “Big Data raccolti tramite IoT saranno convertiti dall’AI in una nuova forma di intelligenza e raggiungeranno ogni angolo della società. Con l’avvento della Society 5.0, la vita di tutti diventerà più confortevole e sostenibile, poiché le persone riceveranno solo i prodotti e i servizi di cui hanno bisogno, nelle quantità necessarie e al momento giusto.”È impossibile descrivere ogni innovazione pianificata, quindi evidenziamo alcuni pilastri fondamentali:1) Sanità:Condivisione e interconnessione dei dati medici—come cartelle cliniche, trattamenti e assistenza infermieristica; implementazione dei servizi medici da remoto; impiego di intelligenza artificiale e robot nelle strutture assistenziali per favorire l’autonomia individuale. L’assistenza sanitaria a distanza consente agli anziani di evitare visite ospedaliere frequenti.2) Mobilità:La crescita dell’e-commerce ha evidenziato una carenza di autisti. L’introduzione dei droni garantirà una distribuzione efficiente. Sono previsti camion e taxi senza conducente. Nelle aree scarsamente popolate, i veicoli autonomi faciliteranno gli spostamenti e la consegna di beni.3) Infrastrutture:Il rapido sviluppo economico del Giappone nel dopoguerra ha causato un deterioramento delle infrastrutture—ponendo sfide in termini di competenze e costi di manutenzione. Sensori, intelligenza artificiale e robot saranno impiegati per ispezionare e mantenere strade, ponti, gallerie e dighe.4) L’individuo:Nel 2017, il Ministero della Cultura giapponese ha istituito una commissione per preparare i cittadini al passaggio epocale verso la Società 5.0. Dopo un ampio dibattito, la commissione ha raggiunto una conclusione unanime: preparare gli studenti al cambiamento tecnologico significa puntare sulle discipline umanistiche.L’istruzione sarà interdisciplinare, con matematica, scienza dei dati e programmazione insegnate accanto a filosofia e linguaggio. L’ex Ministro della Cultura Hayashi ha dichiarato:”Se studi fisica come materia principale, dovresti anche approfondire le altre discipline fondamentali, così che, quando ti troverai ad affrontare una sfida filosofica o etica nella tua futura carriera—come il concetto di bambini geneticamente modificati—potrai combinare le tue conoscenze scientifiche con l’etica e la storia del pensiero orientale e occidentale”.Ha aggiunto: “Dobbiamo fornire agli studenti le competenze per sopravvivere e guidare in una società in costante evoluzione”.Per garantire una piena comprensione, verranno introdotte classi di supporto in materie specifiche.“È tra il quinto, sesto e settimo anno scolastico che le competenze fondamentali devono essere affinate. Sono le basi di tutto. Se mancano le capacità di lettura e comprensione, allora studiare storia, fisica o chimica sarà confuso, ci si perderà nelle definizioni”.Solo in questo modo, afferma il governo giapponese, il Giappone potrà proporsi come modello educativo nell’era dell’alta tecnologia.Conclusione. Una società plasmata dalla disciplina e dalla natura antropologica “irriducibile” del popolo giapponese (come definita da Dario Fabbri) consente al Giappone di restare una forza storica senza perdere la propria essenza—anche mentre affronta cambiamenti epocali, come quelli previsti in Japan 5.0. Essere parte della storia significa anche che il Giappone diventerà sempre più assertivo sul piano geopolitico. Le vere sfide per il Giappone non è la sua capacità tecnologica che è all’ avanguardia, né tantomeno una economia che con tutti i fattori di stress ha caratteristiche così particolari da essere comunque la terza economia al mondo dopo 10 anni di stagnazione autoimposta su richiesta americana, ma l’età media della popolazione che presto porterà i giapponesi da 120 a 100 milioni di abitanti, dato che va unito all’ insofferenza verso manodopera straniera stanziale e che non può naturalizzarsi. Ma soprattutto la sfida è costituita dal Gigante Cinese, con il quale ha un passato di ostilità, che è la prima manifattura al mondo, che conta una popolazione di oltre 1.400.000.000 e che è un competitore formidabile nella corsa tecnologica. Una sfida che forse oggi potrebbe già essere fuori scala per il Sol Levante, ma che il Giappone non intende rifiutare. Tuttavia la priorità per Tokio è disinnescare il conflitto armato, mantenendo il suo ruolo nell’area.Tutti i diritti riservati.* Membro del Consejo Rector de Honor e docente presso la Sociedad de Estudios Internacionales (SEI).