Iran. Si intensifica la cooperazione con la Russia per il nucleare civile

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di Giuseppe Gagliano –L’alleanza nucleare tra Russia e Iran non è un semplice episodio di cooperazione energetica, ma un segnale strategico che va letto dentro la crescente frammentazione dell’ordine mondiale. Mentre l’occidente rinnova il pacchetto di sanzioni, Mosca e Teheran rispondono con un’intesa strutturale che punta a creare un vero e proprio blocco energetico alternativo. Sul tavolo ci sono centrali nucleari, reattori modulari di piccola taglia e una rete di scambi energetici che bypassa Washington e Bruxelles.L’accordo nasce dall’incontro a Teheran tra Mohammad Eslami, capo dell’Agenzia per l’Energia Atomica dell’Iran, e Nikolai Spassky, vice direttore generale per le relazioni internazionali di Rosatom. L’Iran e la Russia hanno siglato un memorandum per la costruzione di piccoli reattori nucleari — SMR — nella Repubblica Islamica, oltre a un’intesa per la centrale nucleare di Hormoz, che prevede quattro reattori da 1.250 megawatt.Questa cooperazione arriva in un momento chiave: le sanzioni ONU sono tornate in vigore a fine settembre, mentre quelle statunitensi restano attive e pervasive. Ma per Teheran e Mosca, ormai, non rappresentano più un ostacolo reale. Le esportazioni di petrolio iraniano verso Cina proseguono senza intoppi, mentre l’isolamento finanziario ha accelerato la costruzione di circuiti paralleli per scambi in valute locali e partnership energetiche autonome.Dietro la dimensione tecnica degli SMR si nasconde una scelta strategica precisa. I reattori modulari sono compatti, relativamente economici, installabili in aree remote e facilmente replicabili. Per l’Iran rappresentano la possibilità di decentralizzare la produzione energetica, riducendo la vulnerabilità della rete nazionale e aumentando la resilienza strategica. Per la Russia è invece un modo per esportare tecnologia ad alto valore aggiunto e consolidare un’alleanza energetica solida, capace di resistere a pressioni esterne.L’impatto geopolitico è significativo. Due Paesi sanzionati da decenni scelgono di unire le forze, dimostrando che l’isolamento imposto dall’Occidente non solo non frena i loro programmi strategici, ma accelera la nascita di un fronte alternativo. Mosca e Teheran non si limitano a firmare protocolli: costruiscono infrastrutture, definiscono standard, creano catene di fornitura e cooperazione proprie.Per il Medio Oriente, questo significa un Iran più autonomo e meglio armato dal punto di vista energetico. Per Israele e le monarchie del Golfo, un nuovo polo di potere con capacità nucleari civili — e potenzialmente dual use — che potrebbe cambiare gli equilibri regionali. Per l’Occidente, invece, un’ulteriore perdita di capacità coercitiva, proprio mentre cerca di rafforzare la propria influenza attraverso l’arma delle sanzioni.E non è un caso che tutto questo avvenga mentre la guerra in Ucraina spinge Mosca a diversificare mercati e alleanze, e Teheran guarda a Est per consolidare la propria posizione. Entrambi i Paesi fanno parte di una rete sempre più fitta di cooperazione energetica e finanziaria che coinvolge anche Cina, India e altri attori del Sud globale, sempre meno disposti a seguire l’agenda statunitense.Le sanzioni occidentali, nate per indebolire, rischiano così di ottenere l’effetto opposto: rafforzare i legami tra le potenze sanzionate e accelerare la costruzione di un ordine parallelo. L’idea di un isolamento “efficace” è ormai superata dai fatti. Non si tratta più solo di petrolio o gas: oggi la partita si gioca anche sul nucleare civile, dove Mosca è ancora leader tecnologico e l’Iran ambisce a diventare hub regionale.La costruzione di SMR in Iran non è soltanto una questione di energia. È un tassello di una strategia più ampia che punta a consolidare un asse alternativo alle architetture occidentali, con le proprie regole, i propri flussi finanziari e le proprie reti di influenza. Un’alleanza che, come dimostrano le intese firmate, non teme più le sanzioni: le usa come collante per accelerare un progetto geopolitico di lungo periodo.La risposta occidentale a questo scenario è ancora incerta e frammentata. Ma i segnali sono chiari: il mondo multipolare non è una prospettiva futura, è già qui. E Mosca e Teheran hanno deciso di occuparne uno spazio centrale.