In Italia 1 lavoratore su 5 è a rischio burnout

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AGI - Il 31% dei lavoratori italiani si sente sempre (o spesso) stanco fin dal mattino all'idea di dover affrontare un altro giorno di lavoro, di nuovo il 31% è "emotivamente esaurito" a causa del suo impiego, il 28% vive in uno stato di stress o ansia eccessiva. Uno su cinque ha tutti questi sintomi insieme, rivelando un alto rischio di burnout.In aggiunta, emergono problemi di coinvolgimento e difficoltà a far sentire la propria voce in azienda: pochi (il 25%) si sentono parte di un gruppo di lavoro aperto, ancora meno (20%) si sentono capiti e accettati e sempre solo il 20% pensa di avere controllo sul suo futuro nell'organizzazione. Sono alcuni risultati dell'HR Trends 2025 "Il benessere mentale come priorità per il lavoro del futuro", la ricerca che esplora i trend in ambito risorse umane di Randstad Professional Leaders Search & Selection, linea di business specializzata nella ricerca e selezione di middle & senior management, realizzata in collaborazione con l'Alta Scuola di Psicologia Agostino Gemelli (ASAG) dell'Università Cattolica.Tra i lavoratori italiani il livello di malessere aumenta ancora e supera il livello di guardia: oggi ben 7 su 10 chiedono che le aziende si preoccupino del loro benessere mentale, non solo in ambito lavorativo, ma anche personale. Il tema è sotto la lente degli HR: il 77% delle aziende ci presta almeno in parte attenzione, ma concretamente solo meno della metà (il 45% del totale) ha attivato qualche progetto o strumento per il benessere mentale dei dipendenti. Eppure, chi ha realizzato interventi ha riscontrato effetti positivi, soprattutto sul senso di appartenenza all'azienda (nell'88% dei casi), la qualità del lavoro (85%), la motivazione e produttività (85%), ma anche sulla fidelizzazione delle persone (81%) e l'immagine aziendale (81%).I programmi sono i più diversi: iniziative di welfare, supporto psicologico, informazione e sensibilizzazione, consulenze con esperti e specialisti, palestre aziendali, menu' salutari. Ma anche orari flessibili e smart working, riconoscimenti economici, attività di team building, eventi di aggregazione, perché per gli HR oggi è chiaro che per avere effetti concreti il benessere organizzativo deve essere la premessa di quello mentale.L'indagine quali-quantitativa è stata condotta su un campione di oltre 355 responsabili risorse umane di imprese italiane e 563 lavoratori, che quest'anno ha messo a confronto le loro opinioni sul tema del benessere mentale. In aiuto del benessere mentale - evidenzia la ricerca - oggi è arrivata l'intelligenza artificiale. Nelle aziende in cui è stata introdotta ha avuto un impatto positivo in 6 casi su 10, soprattutto riducendo attività ripetitive e poco gratificanti, fornendo un aiuto immediato con assistenti virtuali, limitando carichi di lavoro e stress. Anche se un terzo dei lavoratori denuncia invece un impatto negativo, in particolare per un calo del "senso di utilità", per l'incertezza lavorativa e la riduzione della qualità della formazione. A questo proposito, i lavoratori si mostrano molto interessati a ottenere formazione sul benessere mentale (la vorrebbe l'86%), un interesse ampiamente sottostimato dagli HR. I direttori del personale stanno aumentando gli investimenti formativi nel 64% delle aziende e progettano sempre più attività anche con finalità 'sociali' per i dipendenti, come favorire la conoscenza tra le persone, rafforzare la motivazione, creare ambienti positivi e stimolanti. "Il benessere mentale oggi è un tema centrale per ogni azienda, che non può più essere sottovalutato - afferma Pia Sgualdino, Head of Randstad Professional Leaders Search & Selection Italia -. Attivare progetti in questo ambito ha ricadute positive sulla qualità del lavoro, la motivazione dei lavoratori e la loro fidelizzazione. Che si tratti di iniziative di welfare, flessibilità, incentivi, spazi per il relax, in ogni caso nessuno strumento, anche il più innovativo, è sufficiente da solo: serve un'organizzazione che favorisca il wellbeing in senso complessivo. La sfida per gli HR è progettare interventi a 360 gradi, supportando le persone senza risultare invadenti in un ambito delicato".