La Procura di Venezia e i Carabinieri di Cortina d’Ampezzo, supportati dai Nuclei Investigativi di Belluno e Roma, hanno smantellato un’organizzazione criminale che, con metodi mafiosi, aveva imposto la propria egemonia sul traffico di droga e su alcuni locali della movida ampezzana, tentando inoltre di infiltrarsi negli appalti per le Olimpiadi Invernali Milano-Cortina 2026. L’operazione, denominata ‘RESET’, ha portato all’esecuzione di tre misure cautelari – una in carcere, una ai domiciliari e una di obbligo di dimora – emesse dal Gip di Venezia su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. L’accusa nei confronti degli indagati è di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Contestualmente, sono state eseguite perquisizioni nei confronti di altre quattro persone indagate per concorso negli stessi reati.Al centro delle indagini due ultras della LazioAl centro dell’indagine ci sono due fratelli originari di Roma, già noti alle forze dell’ordine e legati alla frangia più radicale degli “Irriducibili”, gli ultras della Lazio, da tempo frequentatori di Cortina d’Ampezzo soprattutto per le vacanze natalizie. I due, che in passato avevano rapporti con Fabrizio Piscitelli, detto ‘Diabolik‘, capo ultras ucciso nel 2019, avrebbero sfruttato la loro appartenenza a quegli ambienti come simbolo di potere e intimidazione. Secondo gli inquirenti, i due avevano individuato in Cortina d’Ampezzo un territorio ideale per ampliare i propri affari illeciti, introducendosi progressivamente nel tessuto economico e sociale della località turistica. Un collaboratore di giustizia ha confermato l’attualità dei loro interessi nell’area.Tre fasi di un progetto mafiosoL’inchiesta, avviata nel giugno 2024, ha ricostruito una strategia criminale scandita in tre fasi:il dominio dello spaccio di stupefacenti nella zona, attraverso una rete di pusher gestita direttamente e con l’uso sistematico della violenza contro insolventi e concorrenti;il controllo dei locali pubblici della movida ampezzana, imponendo eventi, artisti e personale di sicurezza compiacente tramite una società di copertura con sede a Roma;il tentativo di entrare negli affari legati alle Olimpiadi 2026, cercando di interferire con appalti e iniziative private a scopo corruttivo.Pestaggi, minacce e tentativi di estorsioneIl provvedimento giudiziario elenca numerosi episodi che descrivono il clima di intimidazione imposto dal gruppo: un tossicodipendente moroso rinchiuso nel bagagliaio di un’auto e minacciato di morte; le aggressioni a due dipendenti di locali accusati di “spaccio non autorizzato”; le minacce al gestore di un noto rifugio montano per obbligarlo a collaborare; e il pestaggio di un organizzatore di eventi trascinato in un bosco, colpito e minacciato con una pistola.Emblematico anche il tentativo di estorsione nei confronti di un assessore del Comune di Cortina: gli indagati si sarebbero presentati come imprenditori pronti a offrire sostegno elettorale in cambio di futuri appalti, arrivando dopo le elezioni a inviare messaggi minatori per rivendicare lavori mai assegnati.Le indagini, durate oltre un anno, si sono avvalse di intercettazioni, videosorveglianza e pedinamenti, ma anche delle testimonianze di imprenditori e cittadini locali. Nonostante il clima di paura, molte vittime hanno deciso di collaborare con gli investigatori, consentendo di ricostruire il quadro dell’attività criminale.Questo articolo Cortina, tentavano di infiltrarsi negli appalti delle Olimpiadi: 3 indagati, tra loro 2 ultras Lazio proviene da LaPresse