C’è sempre un momento, durante le sfilate di Miuccia Prada, in cui un oggetto apparentemente banale viene prelevato dalla quotidianità e trasfigurato, caricato di un significato nuovo, potente, a volte scomodo. Per la collezione Primavera/Estate 2026 di Miu Miu, quell’oggetto è il più umile di tutti: il grembiule. Un capo che la stilista ha sottratto all’invisibilità della sfera domestica e del lavoro operaio per elevarlo a protagonista assoluto di una riflessione profonda sulla condizione femminile. Lo indossavano le nostre nonne per fare le conserve, le prozie per le faccende di casa. Persino la Regina Elisabetta, nella sua versione da giardiniera a Balmoral, non ne disdegnava una versione in tartan. Quotidiano, pratico, consumato. Oggi, quel grembiule è l’oggetto del desiderio più discusso della Paris Fashion Week dopo che, sulla passerella di Miu Miu, la Signora della moda italiana lo ha trasformato da simbolo della fatica femminile a manifesto di orgoglio e stile.Se infatti già sulla passerella milanese di Prada aveva esplorato il concetto di uniforme, qui Miuccia ha spinto la sua analisi sociologica un passo oltre: “Voglio parlare del lavoro delle donne, usando il mio lavoro”, ha spiegato. “Il grembiule è il mio capo preferito, ne sono ossessionata. Simbolizza le donne, dalle fabbriche ai servizi, alla casa. È protezione e cura, un simbolo dello sforzo e della fatica delle donne“. La sua ricerca affonda le radici nella realtà ma anche – come consuetudine – in molteplici suggestioni artistiche. Il risultato è un racconto visivo e materico che attraversa decenni e classi sociali, dove drill industriale e pelle si mescolano al cloqué di seta, al pizzo e alla tela ricamata, e dove le rouches, da simbolo femminile per eccellenza, diventano struttura, forza, scultura. “È una collezione frutto di ricerca sulla realtà”, racconta ancora Miuccia Prada, che cita le fotografie di Dorothea Lange e Helga Paris — due artiste che hanno documentato con sensibilità il lavoro e la resilienza delle donne nel Novecento — e il film Humain, trop Humain (1974) di Louis Malle, girato dentro la fabbrica Citroën di Rennes. Anche Buñuel, con Il diario di una cameriera, è tra i riferimenti dichiarati: un mondo di gesti ripetuti, di ruoli invisibili eppure essenziali. ‹ › 1 / 7 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (4) ‹ › 2 / 7 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (5) ‹ › 3 / 7 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (2) ‹ › 4 / 7 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (1) ‹ › 5 / 7 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (3) ‹ › 6 / 7 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (7) ‹ › 7 / 7 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (6) Sulla passerella, allestita nel Palais d’Iéna tra tavoli di formica colorata, questa trama di riferimenti si traduce in un vero e proprio catalogo di “grembiuli possibili”. Ad aprire lo show, l’attrice Sandra Hüller, l’acclamata protagonista di Anatomie d’une chute, vestita quasi da metalmeccanico. Poi, tutte le altre incarnazioni: le vestagliette a fiorellini da casa, i grembiuli bianchi da cuoca, quelli severi da maestra, fino alle versioni più civettuole da cameriera con i volant, realizzati in materiali industriali come il drill e la pelle, ma anche in tessuti preziosi come il cloqué di seta e il pizzo. Ad indossarle, tra le modelle, ci sono la regista Michella Bredahl, la performer Florentina Holzinger, la musicista giapponese Phew. Donne che fanno del proprio mestiere un atto di libertà, portando in passerella la loro presenza come testimonianza. Gli accessori — borse robuste, scarpe solide — riflettono un’idea di bellezza industriale, fatta di praticità e potenza.Un’operazione intellettuale e raffinata che, però, una volta approdata sui social, ha scatenato una reazione viscerale, un misto di nostalgia affettuosa e di critica feroce. Da un lato, un coro di commenti commossi: “Ho rivisto le mie zie quando facevano le conserve“, “Lo portava mia nonna e lo porta mia mamma”, “Nonne di tutta Italia è la vostra rivincita“. Dall’altro, l’ironia e lo scetticismo: “Ma per piacere… la moda è altro”, scrive un utente, o ancora “È evidente che è stata in vacanza in Puglia!”, “Mia mamma li aveva più chic”. Ma c’è anche chi riflette sul cortocircuito tra un capo simbolo di umiltà e il suo valore nel mercato del lusso: “Con lo stesso prezzo del grembiule Miu Miu, mia nonna ci si è comprata il guardaroba per tutta la vita”. Intanto, un fotografo ha lanciato su Instagram la pagina @grembiule2026, “un omaggio a tutte le nonne e ai loro grembiuli pieni di vita, farina e amore”. Un piccolo fenomeno virale che conferma quanto un oggetto di memoria collettiva possa trasformarsi in specchio del presente.E qui sta forse la genialità (o la provocazione) di Miuccia Prada. Lo sa bene che la moda tende a “rendere tutto glamour”. Ma, come lei stessa dice, “nella vita c’è anche altro. Io lo esprimo con gli strumenti che ho”. Ma il paradosso resta: quanto costeranno questi grembiuli nelle boutique? Di certo non quanto quelli delle nonne. E allora, un consiglio ai lettori più attenti alle tendenze: per replicare il trend più discusso della stagione senza spendere una fortuna, forse basta semplicemente frugare nei cassetti di nonne e zie. O, in alternativa, fare un salto al mercato rionale o in una delle ultime, preziose mercerie di paese. Perché, in fondo, la vera avanguardia — come spesso accade — è già passata di lì. ‹ › 1 / 5 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (8) ‹ › 2 / 5 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (13) ‹ › 3 / 5 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (12) ‹ › 4 / 5 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (11) ‹ › 5 / 5 MIU MIU_SS2026_FASHION SHOW_BEST LOOK (10) L'articolo “Nonne di tutta Italia è la vostra rivincita”: Miu Miu porta in passerella il grembiule come simbolo del lavoro femminile, i social si scatenano proviene da Il Fatto Quotidiano.