Il Premio Nobel per la Pace 2025 a Donald Trump? «Vi spiego perché è impossibile»

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Il Premio Nobel per la pace 2025 a Donald Trump molto probabilmente rimarrà un sogno del presidente. Anche se è stato assegnato a Henry Kissinger e Barack Obama. E anche se la guerra tra Hamas e Israele oggi è in fase di cessate il fuoco grazie al piano del presidente americano. Il premio sarà annunciato oggi alle ore 11. Ma proprio il direttore dell’Istituto del Nobel e segretario ufficiale della Commissione del premio Kristian Berg Harpviken fa sapere che proprio per una questione di tempi sarà difficile assegnarlo a Trump: «Abbiamo avuto il nostro ultimo incontro lunedì 6 ottobre e non ce ne sono altri in programma». Ovvero qualche giorno prima dell’annuncio della tregua in Palestina.Il Premio Nobel per la Pace 2025L’agenzia di stampa Afp pronostica che sarà probabilmente troppo tardi per Trump. Nella riunione del 6 ottobre normalmente i cinque membri del comitato scrivono la motivazione di una scelta che solitamente prendono qualche giorno prima. E quindi, anche se dovesse reggere, l’accordo su Gaza «non avrebbe alcun impatto» sulla scelta del vincitore del 2025. Perché «il comitato per il Nobel ha già preso la sua decisione», ha dichiarato all’Afp lo storico del Nobel Asle Sveen. «Trump non vincerà il premio quest’anno. Ne sono sicuro al 100%», si è sbilanciato. Anche perché prima del piano il presidente Usa ha dato carta bianca al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per mesi. E ha fornito significativi aiuti militari all’esercito di Israele.«Ho fermato sette guerre, anzi otto»In molti interventi pubblici Trump ha insistito sul fatto di aver «meritato» il Nobel assegnato a suo dire ingiustamente a Obama. Rivendicando un ruolo nella risoluzione di molteplici conflitti. «Non so davvero cosa farà (il comitato per il Nobel). Ma so una cosa: nessuno nella storia ha mai risolto otto guerre nell’arco di nove mesi», è tornato a dire ieri. In precedenti dichiarazioni parlava di sette conflitti. «Non si era mai visto prima», ha detto, sottolineando che quella di Gaza era «la più importante di tutte». Ma a Oslo nessun esperto ci crede. Anche perché il suo slogan “America First” sembra piuttosto contrario agli ideali (cooperazione internazionale, fratellanza tra i popoli e disarmo) contenuti nel testamento di Alfred Nobel (1833-1896).Donald Trump e l’Accademia di OsloE poi c’è il direttore dell’istituto Harpviken. Che oggi in un’intervista a Repubblica lo dice chiaro e tondo. Harpviken spiega che il suo ruolo «è di organizzare gli incontri dei membri, strutturarli e cercare i migliori studi di esperti per le valutazioni finali dei candidati». Su Trump e Gaza spiega che «i lavori della Commissione del premio sono definiti dal testamento di Alfred Nobel, che recitano come il riconoscimento vada “alla persona che si è distinta nell’anno precedente”. Che per noi significa prima della chiusura delle candidature il 31 gennaio: lì si concentra la nostra attenzione». E quindi: «Quanto accade dopo quella data può giocare un ruolo marginale, ma conta soprattutto quanto realizzato prima del 31 gennaio».Le pressioniQuesto accade, spiega il direttore, per due motivi: «Primo, quanto avvenuto dopo il 31 gennaio non può mai costituire il motivo principale del premio. Secondo: il processo decisionale dura mesi, nel corso dell’anno. Il primo incontro ha luogo in febbraio, successivamente raccogliamo tutti gli studi di esperti a sostegno delle candidature, che ovviamente restano segrete. Infine, dopo una serie di meeting, di norma decidiamo il vincitore tra la seconda metà di agosto e settembre. In genere, non andiamo mai oltre. E comunque la nostra ultima riunione si è tenuta lunedì scorso. Non è che cambiamo idea la sera prima…». Anche se Trump ha esercitato pressioni sul governo norvegese e sull’ex segretario della Nato Stoltenberg per vedersi assegnare il premio.La pace e la guerraInfine, Harpviken spiega che «oggi il Nobel per la Pace è più importante che mai in un mondo che sta andando nella direzione opposta, verso la guerra. È cruciale dimostrare che c’è luce in fondo al tunnel, che c’è speranza, premiando coloro che lavorano duro ogni giorno per rendere il mondo migliore». Le minute delle decisioni in ogni caso verranno rese pubbliche solo cinquant’anni dopo: «Vogliamo essere assolutamente trasparenti. Ma serve anche un po’ di segretezza. Sarebbe difficile avere un processo decisionale sano e imparziale, se venisse pubblicata la lista dei finalisti. Ma la cosa più importante è garantire la sicurezza dei candidati. E siamo orgogliosi di tutto questo, 125 anni dopo il primo Nobel per la Pace».Ma allora chi vincerà il Premio Nobel per la pace 2025?E se non Trump, allora chi lo vincerà? L’Afp fa l’elenco dei possibili vincitori. Tra questi la rete di volontari sudanese Emergency Response Units (ERR), la russa Yulia Navalnaya, vedova del leader dell’opposizione Alexei Navalny, o il braccio di osservazione elettorale dell’OSCE (ODIHR). Il Comitato per il Nobel potrebbe anche scegliere di riaffermare il suo impegno per un ordine mondiale sconvolto da Trump. Premiando il capo delle Nazioni Unite Antonio Guterres, o un’agenzia come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) o l’Agenzia per i Rifugiati Palestinesi (UNRWA). Oppure potrebbe anche riconoscere l’importanza della giustizia internazionale – la Corte Internazionale di Giustizia (CIG) o la Corte Penale Internazionale (CPI) – o le minacce alla libertà di stampa onorando Ong come il Comitato per la Protezione dei Giornalisti (CPJ) o Reporter Senza Frontiere (RSF).L'articolo Il Premio Nobel per la Pace 2025 a Donald Trump? «Vi spiego perché è impossibile» proviene da Open.