Calciomercato, la Serie A spende tanto (meno solo della Premier) ma non per gli italiani: su 212 operazioni oltre 150 riguardano stranieri

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Con un miliardo (!) e 177 milioni di euro di spesa – fonte Transfermarkt – la Serie A chiude il suo calciomercato estivo. Una cifra alta, senza dubbio: colloca il campionato italiano solo al di sotto della Premier League, che ha speso quasi tre volte tanto. Gli altri? Tutti meno. Ha speso meno la Bundesliga (856 milioni circa), ha speso meno la Liga di Real Madrid e Barcellona (684 milioni), ha speso meno la Ligue 1 in cui gioca il Psg (662 milioni). E soprattutto ha speso meno, con il mercato però ancora aperto, l’Arabia Saudita, che dopo i botti iniziali di due anni fa ha ridimensionato di molto il suo mercato: solo 474 milioni. Meno della metà di una Serie A che spende tanto per provare a rilanciarsi in Europa. E quindi nel mondo.Non è un campionato per… italianiLa frase del capitoletto è probabilmente scontata. E basta semplicemente vedere le formazioni ufficiali partita per partita, per rendersene conto. Ma la tendenza ad acquistare giocatori stranieri è non solo confermata, addirittura accentuata. Si prendano in considerazione le 212 operazioni di questa estate, con una premessa: vengono considerati anche i riscatti dei prestiti, sono stati esclusi i giocatori acquistati per la Primavera o le squadre Under 23 (come per esempio La Gumina all’Inter). Ecco, di questi 212 giocatori, ben 156 sono stranieri. La motivazione risiede principalmente nei costi: la Serie A spende tanto, sì, ma acquista anche molto, e dall’estero spesso arrivano quelle occasioni di mercato che in Italia, per dei giocatori italiani, non sono sempre facili da trovare.Non è un caso, infatti, che le operazioni tra club italiani siano state 99, mentre quelle con club stranieri 113: i direttori sportivi guardano più facilmente oltre confine sia per acquistare, sia per vendere. E se si torna al ragionamento di cui sopra, il più grande finanziatore è stato proprio il campionato inglese: il Milan, per esempio, con le sole cessioni di Rejinders, Thiaw e Okafor a Manchester City, Newcastle e Leeds, ha incassato 109 dei 169 milioni complessivi. Soldi freschi riutilizzati per mettere in piedi la rivoluzione estive. L’Inghilterra guarda all’Italia e compra i talenti che in Serie A si sono formati e che ora la Serie A deve di nuovo plasmare. Delle 212 operazioni, infatti, 39 sono per giocatori Under 21, mentre 40 sono gli over 30, di cui 7 gli over 35. Che non sono pochi e hanno un curriculum importante (Modric, Albiol, Vardy, per esempio), ma pur sempre un’età da non sottovalutare.Investimenti mirati?Spese alte ma prudenti. O con un tentativo di prudenza che non sempre va a buon fine. I prestiti con diritto di riscatto (o obbligo ma condizionato al raggiungimento di determinati obiettivi non sempre semplici: per esempio l’Inter che acquisterà Akanji per forza solo in caso di vittoria del campionato) sono stati 67, quasi un quarto delle operazioni totali. A dimostrazione che il tentativo di investimento da parte dei club è stato alto, ma perché molto si è anche incassato. Il saldo finale tra incassi e spese è infatti sì negativo, ma di -75 milioni di euro. Si sottolinea quindi una certa attenzione al bilancio da parte dei club, che potevano contare anche su soldi derivati dal precedente calciomercato invernale (come il Napoli, che non aveva ancora reinvestito i 70 milioni per la cessione di Kavaratskhelia). Le spese, comunque, sono state alte. Non c’è che dire. Ora bisognerà capire se saranno anche buone.L'articolo Calciomercato, la Serie A spende tanto (meno solo della Premier) ma non per gli italiani: su 212 operazioni oltre 150 riguardano stranieri proviene da Il Fatto Quotidiano.