Marcia indietro plateale di Salvini dopo il no degli Usa all’inserimento del Ponte sullo Stretto tra le spese Nato

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Basta l’altolà degli Stati Uniti per far chinare la testa a Matteo Salvini, che fino a 6 agosto non aveva dubbi sul fatto che il ponte sullo stretto di Messina potesse rientrare nelle spese Nato. “Chche dunque ci sia uso multiplo anche per motivi di sicurezza, è evidente, è nelle cose”, diceva il vicepremier il 6 agosto, subito dopo la riunione del Cipess che ha dato il via libera al progetto. Oggi, a poche dalle parole dall’intervista a Bloomberg in cui l’ambasciatore Usa alla Nato Matthew Whitaker ha fatto presente che la contabilità creativa non è apprezzata, il ministero delle Infrastrutture guidato dal leader leghista fa sapere che l’opera da almeno 13,5 miliardi “è già interamente finanziato con risorse statali e non sono previsti fondi destinati alla Difesa”, per cui “al momento, l’eventuale utilizzo di risorse Nato non è all’ordine del giorno e – soprattutto – non è una necessità irrinunciabile“.Una marcia indietro smaccata rispetto alle intenzioni esplicitate nei mesi scorsi. Basti dire che all’inizio aprile, nel report sui “Motivi imperativi di prevalente interesse pubblico” (Iropi) dell’infrastruttura, il governo Meloni aveva messo nero su bianco che il ponte “si inserirebbe perfettamente” nel Military Mobility Action Plan dell’Unione europea “per rafforzare la capacità di spostamento rapido delle truppe all’interno del continente”, fornendo “un’infrastruttura chiave per il trasferimento delle forze Nato dal Nord Europa verso il Mediterraneo”, e darebbe quindi “un contributo significativo alla sicurezza nazionale, garantendo mobilità efficiente e tempi di reazione ridotti sia per le forze di sicurezza civile sia per quelle militari”. Poco importa se un ponte da 3,3 km è un facile bersaglio per ipotetiche forze straniere intenzionate ad attaccare.Conteggiare i fondi destinati al ponte come spese Nato sarebbe stata una comoda scorciatoia per raggiungere con meno affanno l’obiettivo del 5% del Pil investito in spese militari e di sicurezza, che Meloni ha sottoscritto su spinta di Washington allineandosi agli altri membri dell’alleanza. La maggioranza sul punto era concorde. A luglio il sottosegretario all’Interno Emanuele Prisco, rispondendo a un’interpellanza alla Camera di Angelo Bonelli (Avs), aveva confermato: “Anche il Ponte sullo Stretto potrebbe essere considerata una infrastruttura coerente con le linee guida Nato ed europee in tema di sicurezza integrata e mobilità strategica”. E pochi giorni dopo il vicepremier e leader di FI Antonio Tajani, a margine di un convegno alla Camera, aveva argomentato che “è un’opera che può garantire la sicurezza” in un contesto in cui “soltanto il 23% delle spese complessive della difesa in Italia vengono fatte e saranno fatte sulla parte investimenti” e “se vogliamo avere un Paese più sicuro, dobbiamo anche avere delle infrastrutture che permettono lo spostamento dei cittadini”. Come il Ponte.Salvini, pur ostentando di non voler pestare i piedi ai “colleghi Giorgetti e Crosetto” a cui spetta la decisione, non aveva fatto mistero di considerarla un’ottima opzione: “Saranno loro a decidere cosa rientra in quell’aumento di spese” ma “se vorranno inserirlo, l’utilizzo anche per scopi non solo civili, turistici e di lavoro c’è”. Ora la ritrattazione. Il Movimento 5 stelle attacca: “Il becero tentativo di inserire l’opera come investimento militare strategico per il raggiungimento del 5% sul Pil di spesa per la difesa ha trovato le porte chiuse degli amici americani, che hanno fatto sapere ai nostri capitani coraggiosi che non amano la finanza creativa”, scrive la senatrice Ketty Damante, segretaria in commissione Bilancio. “È l’ennesima dimostrazione che questo governo non solo non sa come coprire le assurde richieste di Trump, ma non è nemmeno preso in considerazione come alleato affidabile. L’unica cosa della quale siamo sicuri è che a pagare il conto del Ponte di Salvini saranno solo i cittadini, a cui verranno tolti investimenti su sanità, istruzione e infrastrutture più utili”.L'articolo Marcia indietro plateale di Salvini dopo il no degli Usa all’inserimento del Ponte sullo Stretto tra le spese Nato proviene da Il Fatto Quotidiano.