Diciassette anni, un’infanzia trascorsa in mezzo ai campi, in Egitto, nei pressi di Asyut insieme alla sua famiglia, coltivatori da sempre. Di qui l’amore per la terra e i suoi prodotti e il sogno di farne un’attività commerciale moderna. Decide di andare via per raggiungere il fratello già da un po’ in Europa. Il vero viaggio, come per tanti egiziani, comincia all’aeroporto di Istanbul, dove arriva in volo dopo un lungo giro. Poi il campo profughi, una prigione, l’Europa paga Erdogan perché se li tenga lui i migranti. Quattro mesi così, poi fugge con altri su una barca, stanno in mare 5 giorni dalle coste della Turchia alla Sicilia. Un mese in un centro d’accoglienza in attesa che gli facciano qualche documento per provare a costruire la sua speranza, si accorge che va tutto troppo a rilento. Il tempo passa e non va avanti, allora viene a Torino. Ci arriva il 24 aprile 2021.Viene preso in carico dall’Ufficio Minori e collocato in una comunità gestita dai Salesiani in borgo San Paolo, viene iscritto subito ai corsi di lingua e poi alla terza media nel vicino Cpia. Mentre mi racconta delle sue maestre (Valentina, Eloisa, Sara…), un luccicone sottolinea il ricordo intenso dell’esperienza. Intanto diventa maggiorenne, l’italiano lo parla abbastanza bene e può affrontare le tappe necessarie alla realizzazione del suo progetto, lo aiutano in tanti, ma più di tutti l’educatrice di A.M.M.I. che adesso è diventata (dice lui) una sua seconda mamma.È lei ad accoglierlo e a inserirlo nel progetto “Youth & Food – il cibo veicolo di inclusione” presentato da Slowfood, allora appena scelto da Con i Bambini, soggetto attuatore del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile” – il risultato di un’intesa fra il governo, il Forum Nazionale del Terzo Settore e l’Acri (associazione delle fondazioni di origine bancaria) – per “sostenere interventi finalizzati a rimuovere gli ostacoli di natura economica, sociale e culturale che impediscono la piena fruizione dei processi educativi da parte dei minori”.Kareem presenta la domanda e viene reclutato per una borsa lavoro di tre mesi abbinata a un corso di cucina implementato dal partner di progetto Coop. Meeting Service Catering. Lo stage si svolge presso Eataly di Torino nel reparto ortofrutta è gestito da OrtoBra (Gourmet). Si accorgono di lui e arriva la proposta: finito il corso di cucina, accettare la proposta di un contratto di apprendistato per fare ciò che desiderava da sempre, lavorare con i prodotti della terra. Il 2 ottobre 2022 prende servizio, prima a Torino per l’addestramento, poi nel negozio di Milano. Kareem ha trovato la sua strada e in poco tempo ha percorso tutte le tappe dell’inserimento sociale. Questo grazie alla sua perseveranza e a qualche incontro fortunato con persone che si sono occupate di lui e ne hanno visto le potenzialità.I protagonisti: di Slowfood non sto a scrivere, è una realtà così diffusa e importante che è diventato quasi impossibile spiegarla in poche parole. Lo stesso per quanto riguarda Eataly. Invece in pochi conoscono OrtoBra dei fratelli Fessia, che è il vero perno di questa storia: un grossista (grosso) di frutta e verdura che si pone per davvero il tema della funzione sociale dell’impresa e che lo declina con praticità e concretezza. Azienda di circa 200 dipendenti in prevalenza al femminile, anche nel management, è ben nota invece nel mondo della qualità per le sue proposte e della solidarietà perché i suoi prodotti, donati ogni settimana di ogni anno, da molto tempo arrivano sulle tavole delle persone per cui la frutta è diventate un lusso da rimandare a tempi migliori.Quanto a Kareem, in quasi due anni da OrtoBra ha imparato non solo il mestiere di verduriere/fruttaiolo, ma anche quello del piccolo imprenditore che deve valorizzare i prodotti e trovare per ciascuno la giusta collocazione.Il sogno egiziano terminava con l’apertura di un’attività tutta sua. Sembrava impossibile, invece l’ha aperta qualche settimana fa con l’aiuto, in primis della Fondazione Compagnia di San Paolo e dell’Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali (A.M.M.I.) che lo sta affiancando nell’avvio dell’impresa. Kareem non lavora più da loro, adesso si è messo in proprio, ma il signor Riccardo di OrtoBra ogni tanto passa a vedere se è tutto a posto e se ha bisogno di qualcosa.Tutto vero, il suo negozio si trova in corso San Maurizio 71 a Torino, si chiama Abo El Omda. C’è tanta roba buona, ben oltre la frutta e la verdura.L'articolo La storia di Kareem, giovane egiziano che si è realizzato in Italia grazie a progetti di inclusione sociale proviene da Il Fatto Quotidiano.