Così i soldi del Pnrr non riporteranno in vita i borghi marchigiani in macerie, ma distruggeranno il Monte Bove

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‹ › 1 / 3 IMG-20251004-WA0036 ‹ › 2 / 3 oplus_32 ‹ › 3 / 3 oplus_32 La nuova cabinovia “Arboreti-Malghe del Cornaccione”, 2 km lineari con stazione di valle a quota 1350 m e quella di monte a quota 1969 m, con una portata massima di 1800 persone l’ora, è stata promossa dal Comune di Ussita e autorizzata da Provincia di Macerata e Regione Marche. Nel progetto è compreso lo smantellamento di tre impianti preesistenti, chiusi da anni e giunti a scadenza tecnica.Gli interventi ricadono parzialmente all’interno dei siti Natura 2000 ZPS IT5330029 “Dalla Gola del Fiastrone al Monte Vettore” e ZSC IT5330004 “Monte Bove”: oltre 10 milioni di euro del Pnrr che potevano essere impiegati per riportare in vita i borghi in macerie, devastati nel 2016 da un sisma generato e propagato anche dal sistema di faglie dello stesso Monte Bove sulle cui pendici viene scavato senza alcun riguardo per far posto a piloni e rifugi panoramici, in nome della “razionalizzazione del demanio turistico esistente e alla riqualificazione e alla destagionalizzazione a fini turistici”. Sta scritto nella Valutazione di Incidenza Ambientale, che riporta anche come alcuni plinti delle seggiovie demolite “vista la vicinanza con le aree più sensibili e frequentate dal Camoscio appenninico non verranno demoliti, né totalmente né parzialmente, ma lasciati in loco opportunamente ricoperti con pietrame al fine di non impattare visivamente con il paesaggio circostante”.Il divieto di realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune in aree Rete Natura 2000 (art. 5 comma 1 lettera m del D.M. 17/10/2007) è stato aggirato in quanto “il progetto si configura come una sostituzione e ammodernamento tecnologico di impianti sciistici sullo stesso sedime di una vecchia seggiovia”. Che importa se lì c’è un Parco Nazionale e si tocca un’area A (“eccezionale valore”) a protezione speciale del camoscio appenninico? Se boschi centenari verranno tagliati, se si sono aperte superstrade fino in cima (ben oltre i 1200 m di limite della Legge Galasso) che non verranno mai riambientate perché “di servizio” per la manutenzione degli impianti?Il camoscio appenninico è stato reintrodotto nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini grazie ad un progetto comunitario LIFE a partire dal 2008, con 30 individui dotati di radiocollare rilasciati sul Monte Bove Nord. A riprova della buona riuscita del progetto attualmente si stimano oltre 400 esemplari suddivisi in diversi branchi, almeno quattro; come riporta la VincA “nella primavera 2024 due femmine hanno partorito nei pressi della vetta di M.te Bicco sul versante esposto a sud e quindi ad una distanza in linea d’aria di meno di 500m dalla “stazione di monte” prevista dal progetto (…) il branco che frequenta stabilmente, in tutte le stagioni, la zona di M.te Bicco-M.te Bove Sud-Passo Cattivo è quello che per ragioni spaziali appare più vulnerabile alla realizzazione del progetto, sia nella fase di esecuzione dei lavori che nella fase di esercizio”.Le opere di mitigazione del disturbo degli animali prevedono l’utilizzo degli elicotteri per un massimo di 7 giorni non consecutivi (resta naturalmente il viavai di veicoli vari per la durata del cantiere, prevista in sette mesi), ma il problema si porrà anche a lavori ultimati poiché una “potenziale frequentazione turistica “di massa” conseguente alla facilità a raggiungere i luoghi sommitali che la presenza della cabinovia determina (…) può comunque determinare impatti significativi e pertanto la fruizione nella zona del rifugio e soprattutto della porzione di territorio a monte del rifugio Cornaccione andrà necessariamente regolamentata”. La soluzione è già pronta: “attivare un sistema di regolamentazione della fruizione del sentiero E8 in modo da limitarne in termini numerici la fruizione (…) il Comune di Ussita si impegna a predisporre un sistema informatico per acquistare il biglietto per accedere al sentiero”. Resta solo un problema: “l’aumento di fruitori fa aumentare anche il rischio di trasgressori che volontariamente o per non conoscenza della norma potrebbero fruire l’area in maniera scorretta”. Chi controllerà?Infine, che se ne faranno le popolazioni autoctone di una presunta ricchezza momentanea, mordi e fuggi, che per sua natura porta devastazione e che consumerà irreversibilmente il territorio? Che penseranno quando affacciandosi dalla finestra delle SAE (Soluzioni Abitative di Emergenza) vedranno ancora i ruderi delle loro case, ma una teoria di camion che vanno fin sul Bove a costruire “uno strumento strategico per dare futuro alla comunità”?L'articolo Così i soldi del Pnrr non riporteranno in vita i borghi marchigiani in macerie, ma distruggeranno il Monte Bove proviene da Il Fatto Quotidiano.