AGI - A Fengshan, sull'isola di Taiwan, c'è un luogo di culto molto particolare. Eretto in onore degli spiriti di 146 marinai giapponesi morti nell'affondamento della loro nave nel 1944, il tempio di Hongmaogang Bao'an combina lo stile architettonico taiwanese e quello nipponico, e invece dei tradizionali canti buddisti gli altoparlanti diffondono marce della Marina imperiale. Nel giardino accanto all'ingresso dell'edificio, davanti a un grande dipinto del Monte Fuji, è stata eretta, il 24 settembre 2022, una statua in bronzo dell'ex primo ministro giapponese Shinzo Abe, assassinato appena due mesi prima da un uomo che lo aveva preso di mira per i suoi legami con la controversa Chiesa dell'Unificazione. Sul piedistallo del monumento è incisa la scritta 'Amico eterno di Taiwan'.In carica prima nel 2006-2007 e poi dal 2012 al 2020, Abe fu il primo capo di un governo nipponico a legare la sicurezza della sua nazione a quella di Taipei e a sentenziare che "un'emergenza per Taiwan è un'emergenza per il Giappone". E fu sempre Abe a coniare la formula anticinese di un "Indo-Pacifico libero e aperto", oggi ripetuta come un mantra dai leader occidentali, e a destare gli Stati Uniti dall'allora appassionata luna di miele con il Dragone. È quindi tutt'altro che un caso che lo scontro diplomatico in corso tra Pechino e Tokyo, il più duro da tempo, origini da una dichiarazione di quella Sanae Takaichi che di Abe è l'autoproclamata erede politica.La dottrina Abe e la svolta di Sanae TakaichiIl mentore della prima donna alla guida del Paese del Sol Levante aveva però sempre mantenuto quella stessa ambiguità strategica che chiedeva agli Usa di abbandonare. Takaichi, invece, per la prima volta ha affermato in modo esplicito che il Giappone dovrebbe intervenire qualora l'isola venisse invasa dalla Cina, che la considera sua parte integrante. Se rispolverare la 'dottrina Abe' in questa versione così muscolare segna quindi una svolta dal punto di vista politico, negli ambienti accademici e militari la necessità di portare fino in fondo la già stretta cooperazione sulla sicurezza tra Giappone e Taiwan è tornata da anni al centro di un dibattito intensificatosi dopo l'aggressione russa all'Ucraina.L'impatto del conflitto in Ucraina sulla sicurezza di TaiwanIl conflitto tra Mosca e Kiev non ha solo reso più concreto lo spettro di un'analoga mossa cinese ma ha anche mostrato come rapporti di forza che sulla carta appaiono squilibrati possano riservare sorprese sul terreno. "I piani e i preparativi per un potenziale attacco a Taiwan da un leader altrettanto assertivo (di Vladimir Putin, nda) come il cinese Xi Jinping sono ora diventati prioritari e vengono affrontati con rinnovata urgenza", si legge nell'introduzione al secondo volume della rivista 'East Asian Security', pubblicato un anno fa a cura dei professori Dean Karalekas, Fu-Kuo Liu e Masahiro Matsumura. "Il Giappone, secondo solo a Taiwan per vulnerabilità, affronta rischi significativi di stabilità regionale qualora un simile evento dovesse verificarsi". "Considerando l'innalzamento della posta in gioco", sottolinea ancora l'editoriale, "analisti e pianificatori in Asia Orientale devono guardare la situazione in modo lucido e sviluppare strategie innovative per assicurare una difesa efficace, quale deterrente più potente contro possibili evenienze a Taiwan".L'importanza geostrategica di Taiwan per TokyoLe manovre cinesi intorno all'isola, dalla frequenza e dalla scala sempre maggiori, e il rischio di un declino dell'egemonia statunitense "sottolineano l'importanza geostrategica di Taiwan come una portaerei inaffondabile che impedisca a Pechino una proiezione militare nel Pacifico occidentale, così come un punto d'appoggio fondamentale per garantire la sicurezza delle linee di comunicazione marittime", osserva Matsumura, con un chiaro riferimento ai corridoi commerciali utilizzati da Tokyo, minacciati dalla crescente assertività cinese. "Poiché la Cina rappresenta una minaccia comune sia per Taiwan sia per il Giappone, la creazione di un meccanismo di cooperazione in materia di sicurezza, o addirittura di un'alleanza per procura tra i due paesi in una certa misura, è da tempo una seria considerazione", afferma sulle stesse pagine Chihlung Dan, accademico taiwanese.Ostacoli alla cooperazione militare e il consenso giapponeseIn concreto, però, avvertiva nel 2021 il generale giapponese Sadamasa Oue, in un articolo dedicato alla cooperazione militare nippo-taiwanese, "per quanto riguarda le misure da prendere nel caso di un evento a Taiwan, è ancora poco chiara la strategia giapponese, senza menzionare il consenso interno". Un aspetto non trascurabile quest'ultimo. Quattro anni dopo, nonostante la premier nazionalista abbia un tasso di approvazione prossimo al 70%, solo il 48,8% dei cittadini dell'arcipelago è a favore di un ipotetico intervento militare per difendere Taiwan. Come in Germania, il riarmo in corso non basterà: a una popolazione rieducata a forza al pacifismo dopo la sconfitta bellica, occorrerà un drastico cambio di paradigma.