di Enrico Oliari – Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius continua a spingere per il riarmo completo della Germania entro il 2029, ovvero che il suo paese “sia preparato per la guerra entro il 2029″. Pistorius punta al momento sui militari volontari, ma non esclude di arrivare presto alla leva obbligatoria: al momento l’obiettivo è quello di 80mila soldati e 120mila riservisti poiché, ha affermato al Bundestag il ministro, “ci sono sono segnali premonitori, non si tratta solo di scenari astratti: la Russia si sta preparando per un’altra guerra”. “Vogliamo – ha aggiunto Pistorius – fare della Bundeswehr l’esercito convenzionale più forte dell’Unione Europea, come è indicato per un Paese delle nostre dimensioni e delle nostre responsabilità”.In Russia i canali social più attendibili interpretano le dichiarazioni del ministro tedesco come una vera e propria incitazione alla terza guerra mondiale: “la guerra tra Nato e Russia potrebbe iniziare nel 2029”, riporta Mig29. Anzi, per Pistorius, come ha riportato la Frankfurter Allgemeine Zeitung, “alcuni storici militari ritengono addirittura che abbiamo avuto la nostra ultima estate di pace”.In realtà proprio gli storici, come Alessandro Barberlo, affermano che “l’epoca nostra assomigli paurosamente agli anni che hanno preceduto lo scoppio della Prima guerra mondiale, nel 1914. Allora l’Europa usciva da un lungo periodo di pace. (…) E allora come mai nel 1914 l’Europa è precipitata nella guerra più spaventosa di tutti i tempi? Il guaio è che, se uno va a vedere da vicino com’era quel mondo che assomigliava molto a quello nostro di oggi, non è così strano che siano precipitati in una guerra spaventosa. Intanto in quei lunghi anni di pace parlavano continua mente di guerra, della ‘prossima guerra’.C’era un genere letterario, oggi dimenticato, che all’inizio del secolo faceva furore: gli storici della letteratura lo chiamano ‘letteratura dell’invasione’ o della prossima guerra’. In tutti i Paesi, non solo dell’Europa, ma del mondo, uscivano romanzi che raccontavano come “il nostro Paese presto sarà invaso da un feroce nemico’’. Questi romanzi si pubblicavano in una quantità enorme di copie, tutti li leggevano e raccontavano tutti la stessa storia: ‘Il nostro Paese è debole, siamo circondati da nemici cattivissimi, dobbiamo riarmarci perché non siamo abbastanza sicuri’. E l’opinione pubblica intossicata, sentendo parlare continuamente ‘della prossima guerra’ e dei ‘malvagi nemici che ci minacciano’, ha cominciato a chiedere sicurezza, armamenti e alleanze”.Sembra insomma che la storia si ripeta, con la Germania (von der Leyen è stato ministro della Difesa tedesco) nuovamente protagonista della corsa al riarmo in un quadro di forti spese per la difesa, ovvero giri di soldi a spese di cultura, sanità e potere d’acquisto. Tant’è che in un momento in cui la Germania arranca, con l’industria dell’auto non in grado di reggere i costi, Pistorius fa pressioni per acquistare armi dagli Usa (che sono gli unici a guadagnare dall’isteria bellicista europea), sia da spedire in Ucraina che da trattenere in patria.Armi che poi non è detto che al fronte ucraino arrivino: il fatto che i missili Patriot non siano intervenuti nei recenti bombardamenti russi su Kiev sarebbero la conferma di quanto segnalato da Notizie Geopolitiche lo scorso 6 novembre, ovvero che le armi sarebbero state distrutte al loro arrivo alla base di Ozernoye. Anche dei carri armati Leopard non ve ne è più traccia sul campo.In un momento complicato, con i mercati orientali e statunitensi che la fanno da padrone, l’Europa di von der Leyen e di Pistorius sembra insomma puntare sulla guerra. Il tutto per portare l’Ucraina nella Nato.