L’Artico torna al centro delle attenzioni strategiche europee. E non per ragioni climatiche. Secondo quanto riportato dal Financial Times, i leader della regione avvertono che le operazioni di guerra ibrida, trainfiltrazioni, sabotaggi, operazioni sottosoglia, sono ormai una realtà anche nel grande Nord, dove la vulnerabilità delle infrastrutture è amplificata da distanze enormi e risorse limitate.Il messaggio arriva dalle Faroe, piccolo ma cruciale avamposto del Regno di Danimarca nel mezzo dell’Atlantico settentrionale. Il primo ministro Aksel Johannesen mette in fila i numeri: due soli cavi sottomarini collegano oggi l’arcipelago al resto del mondo, “se entrambi vengono colpiti, restiamo isolati”, spiega. Per questo Danimarca e Groenlandia stanno progettando un nuovo collegamento dati, e le Faroe sono in trattative per far passare la linea sul proprio territorio. Una forma di assicurazione contro un rischio sempre più concreto. Numeri alla mano, il collegamento che unisce Shetland, Orkney, Faroe e la Scozia è stato danneggiato tre volte negli ultimi anni.La Groenlandia risulterebbe ancora più esposta. Due soli cavi, uno dal Canada, uno dall’Islanda, garantiscono la connessione. E se uno venisse reciso, l’isola potrebbe restare senza internet “per sei o nove mesi”, avverte la parlamentare Aaja Chemnitz. Ai limiti strutturali, si aggiungono anche quelli operativi e comuni a tuti gli Stati artici: una limitata capacità di sorveglianza dovuta ad una enorme superficie marittima da dover monitorare senza supporti alleati. Motivo per il quale Copenaghen si sta muovendo. Nelle scorse settimane ha annunciato 8,7 miliardi di dollari per rafforzare la postura difensiva nell’Artico. Previsti F-35, sistemi di sorveglianza, e soprattutto il nuovo cable link verso la Groenlandia.Nel frattempo, le Faroe hanno aderito alle sanzioni contro due compagnie di pesca russe sospettate di svolgere attività di intelligence. “Non c’entra la guerra in Ucraina”, chiarisce Johannesen, “ma i rischi di attacchi ibridi”. Anche l’Islanda, per voce della premier Kristrún Frostadóttir, riconosce che la resilienza delle infrastrutture è un punto debole condiviso. I backup satellitari coprono appena il minimo indispensabile. “Tutti stanno pensando in chiave ibrida”, spiega, “condividiamo intelligence e lezioni apprese”. Qui il punto focale: la condivisione di informazioni e la cooperazione per il contrasto delle minacce. Due elementi che funzionano e che, se messi in campo in maniera adeguata, possono contribuire alla messa a sistema delle operazioni sottosoglia, contribuendo alla loro comprensione, al contrasto e all’adeguata pianificazione di comuni strategie di deterrenza da queste.