L’oro di Bankitalia agli italiani? «Vi spiego perché può essere pericoloso»

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L’oro di Bankitalia agli italiani? È già così. E ridurre le riserve auree potrebbe essere un pericolo. Salvatore Rossi, ex responsabile dell’Ufficio Studi di via Nazionale, su La Stampa di oggi spiega perché l’emendamento voluto da Giorgia Meloni sul metallo giallo di Palazzo Koch è inutile e potrebbe essere dannoso. L’emendamento recita: «Le riserve auree gestite e detenute dalla Banca d’Italia appartengono allo Stato, in nome del popolo italiano». Ma, spiega Rossi, il Trattato istitutivo dell’area dell’euro – che ha rango costituzionale in tutti i Paesi dell’area – sancisce già che l’oro delle banche centrali è di proprietà delle banche centrali medesime, non dei rispettivi Stati.L’oro alla patria?Sul piano politico, aggiunge, non c’è dubbio invece che l’oro delle riserve nazionali appartenga in ultima analisi alla nazione tutta. Perché la Banca d’Italia è un organo di diritto pubblico. Il diritto europeo e quello italiano le affidano il compito di essere la banca centrale dell’Italia nell’ambito del Sistema europeo di banche centrali. E anche avendo la proprietà giuridica dell’oro, non può farne quello che vuole. A meno che il Parlamento non cambi le norme. Ma può farlo sopo rispettando le superiori norme europee. Ma d’altro canto a cosa servirebbe spostare la proprietà giuridica dell’oro ufficiale dalla Banca d’Italia, che lo detiene e custodisce, direttamente in capo allo Stato?Vendere l’oroIl motivo non può che essere uno. Ovvero l’intenzione di venderlo sul mercato. Magari per finanziare una riduzione del debito pubblico o le spese. Il governo tutto questo lo può fare con una legge. Ma sarebbe un’operazione ai limiti dell’impraticabilità. Perché le 2.500 tonnellate di oro fanno ipotizzare una vendita di 200 tonnellate ai prezzi di mercato attuali. Ma in tutto l’anno scorso il mercato globale ne ha trattato meno di 1.400. Quindi metterlo in vendita farebbe crollare il prezzo. E così da una parte l’obiettivo di fare cassa non verrebbe totalmente raggiunto. Dall’altra si depauperebbe non solo il resto del deposito italiano, ma quello di tutte le banche centrali che lo detengono.La Banca d’InghilterraC’è un precedente. 26 anni fa fu la Banca d’Inghilterra a provare a vendere il suo oro. Il risultato fu una grande ondata mondiale di proteste per il crollo del prezzo, seguita da un accordo fra banche centrali volto a far sì che un fatto del genere non accadesse mai più. Un piano pluriennale di vendita, che magari aggirerebbe il pericolo di crollo del prezzo, farebbe però perdere il vantaggio di finanza pubblica. E dareebbe al mondo il segnale che l’Italia è in pericolo. Perché, conclude Rossi, quelle riserve hanno la funzione di rafforzare nel mondo la fiducia nella stabilità del sistema finanziario e della moneta del proprio paese, soprattutto in occasione di crisi valutarie o finanziarie. Far scendere sistematicamente il livello delle riserve auree per dare sollievo alla finanza pubblica equivale a dire al mondo: siamo ridotti al punto di doverci vendere l’oro, perché non abbiamo più altre risorse.L'articolo L’oro di Bankitalia agli italiani? «Vi spiego perché può essere pericoloso» proviene da Open.