Introdotto in Italia nel 2011, il Black Friday – il “venerdì degli sconti” – ormai dura per l’intero mese di novembre. Nel 2024 ha generato un giro d’affari di oltre 4 miliardi di euro, più del doppio rispetto al 2019. Con il 45% degli italiani che ha acquistato capi d’abbigliamento o calzature.Un incremento simile, evidentemente, non rispecchia alcun bisogno reale. Durante il Black Friday si compra per il gusto di comprare: perché le campagne pubblicitarie alimentano la FOMO, paura di perdersi l’occasione. Le conseguenze, però, sono reali eccome. Secondo il WWF, nell’ultima settimana di novembre il trasporto su gomma delle merci verso magazzini e negozi di tutt’Europa rilascia oltre un milione di tonnellate di CO2, il 94% in più rispetto a una settimana qualsiasi. A questo dato bisogna aggiungere le emissioni per la consegna degli acquisti online, i materiali e l’acqua consumati per produrre gli oggetti, l’impatto di resi e smaltimento. E l’elenco potrebbe continuare.Per agire in modo responsabile, la strategia più semplice sarebbe chiedersi cosa sia realmente utile acquistare e cosa si stia acquistando. Lo sconto può essere un vantaggio ma il primo criterio di scelta dovrebbe rimanere l’informazione sul prodotto: come è fatto? Chi lo ha realizzato? Rispetta le persone e l’ambiente? In più, alcuni brand indipendenti hanno deciso di astenersi dagli sconti, rinunciando a un guadagno sicuro pur di non contribuire a questo enorme impatto negativo: questo dovrebbe dirci qualcosa!Per esperienza so bene che i “no” assoluti funzionano con chi è già fermamente convinto di una causa. Negli altri casi, rischiano quasi di rivelarsi controproducenti. Cercherò quindi di fare qualcosa di diverso: di dare qualche consiglio più specifico a chi vuole comunque approfittare del Black Friday, magari per portarsi avanti con i regali di Natale, ma ci tiene ad agire consapevolmente.Il primo: evitare a tutti i costi gli acquisti di impulso. Il classico giro al centro commerciale – o in un qualsiasi e-commerce – è il modo più sicuro per fare scorta di prodotti di cui non si ha bisogno, perché manca il tempo di valutare razionalmente il rapporto tra benefici e costi (economici, sociali e ambientali). Considerato che il Black Friday è programmato con largo anticipo, ci si può organizzare con una lista breve e realistica di cose realmente utili.Come comporla? Rispondendo onestamente – ecco il secondo consiglio – ad alcune domande. Quante volte userò questo capo o accessorio (o quante volte lo userà la persona a cui lo sto regalando)? Si abbina a ciò che ho nell’armadio? Passerà di moda? E poi, di che materiale (o materiali) è fatto? Può essere lavato in lavatrice o richiede cure particolari? Infine, la domanda delle domande: cosa so della condotta del brand che lo porta sul mercato e della filiera a cui si appoggia? Può sembrare complicato, ma basta consultare piattaforme come Good on You, i siti dei brand o i primi passaporti digitali di prodotto (sebbene non ancora conformi alle normative europee, che entreranno in vigore più avanti).Sta proprio qui il punto: acquistare non è un male in sé, ma lo diventa se ci si lascia abbagliare dal marketing senza considerare l’impatto della propria scelta. Spesso invito a tenersi alla larga da Shein e Temu, con le loro merci a prezzi stracciati prodotte in sfregio a qualsiasi criterio di sostenibilità. In queste occasioni mi viene spesso posta un’obiezione: con il calo del potere d’acquisto, una larga parte della popolazione non si può permettere prodotti di fascia più alta. È un’argomentazione sensata che comprendo e rispetto. Ma allora, in occasioni come il Black Friday, dimostriamo che ci si può comportare diversamente: una volta definito un budget realistico, investiamolo in uno o più capi che abbiano le caratteristiche giuste, invece di disperderlo in decine di acquisti di scarso valore ed etica discutibile. Ormai la condotta di Shein e Temu è ampiamente documentata: è evidente che chi vuole sentirsi responsabile non può supportarli.Il terzo e ultimo consiglio riguarda i resi, che costituiscono fino al 30% dei prodotti acquistati online, con picchi del 40% per la moda. Nella stragrande maggioranza dei casi rispedire indietro un prodotto è gratis per l’utente, ma non per il Pianeta. L’iter, infatti, è complesso e costoso: il cliente rispedisce il pacco, imballato nella plastica e nel cartone, che va poi trasportato, ispezionato, igienizzato. Tra il 22 e il 44% dei capi d’abbigliamento non è in condizioni idonee per tornare sugli scaffali e rischia quindi di finire in discarica o in inceneritore. Un’assurdità. Noi consumatori non abbiamo il potere di scardinare questo paradosso, ma possiamo evitare di alimentarlo: basta comprare solo ciò che serve davvero e, ove possibile, provare la taglia in anticipo.L'articolo Guida ad un uso consapevole degli sconti del Black Friday. Primo: no ad acquisti d’impulso proviene da Il Fatto Quotidiano.